9. Pride

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"Gli orgogliosi. Bella razza.
Sono testardi, puoi perderci tutta la giornata a pregarli, ma quando si mettono in testa una cosa è quella. Se stanno male, fanno di tutti per non farlo capire; possono perdere anche un amore e per quanto ci possano tenere, non chiederebbero scusa.
E come se non bastasse sono consapevoli del fatto che l'orgoglio li rende apparentemente più forti, ma non felici."

ALEX'S POV

Mi sveglio di soprassalto, richiudendo gli occhi il secondo dopo averli aperti a causa dell'intensità della luce solare che filtra attraverso la finestra e che, ovviamente, punta dritta sul mio viso.
Lo stesso rumore che mi ha in precedenza svegliata si ripete in lontananza, togliendomi definitivamente dalle braccia di Morfeo.

Com'è possibile che sia già mattina? Mi sembra di aver dormito soltanto cinque minuti.

A confermare i miei pensieri, un mugolio indistinto fuoriesce dalla mia bocca, sottoforma di lamento.

"Alessandra svegliati, la colazione è pronta!"

Aggrotto le sopracciglia, stropicciandomi un occhio con una mano, mentre con l'altra scosto le coperte, ritrovandomi seduta sul letto e rabbrividendo nel momento in cui i miei piedi nudi toccano il pavimento freddo.
Una volta in piedi, inizio a mettere a fuoco la stanza in cui mi trovo.

"Ma che cazz.." mi ritrovo a dire ad alta voce, rendendomi conto di non essere decisamente nella camera che dovrei condividere con Harry a Galway.

Inizio a guardarmi in torno, cercando di capire dove diavolo io sia finita: letto da una piazza e mezza con tanto di testiera rosa; adiacente ad esso, riconosco una scrivania in legno con una quantità spropositata di fogli che ne ricoprono quasi interamente la superficie; subito di fianco c'è una cassettiera verde, con una televisione rossa a forma di topolino poggiata sopra.
Aggrotto ancora di più le sopracciglia, avvicinandomi a quest'ultimo oggetto e sfiorandolo con la punta delle dita, quasi con la paura di bruciarmi se solo mi azzardassi a toccarla davvero.
Ritraggo la mano immediatamente quando un'idea di dove io sia finita inizia a farsi strada nella mia mente.

Mi dirigo velocemente verso la porta, aprendola con fin troppa enfasi ed uscendo definitivamente da quella stanza che ormai non esiste più; mi ritrovo in un corridoio dalle pareti gialle, oltre la stanza alle mie spalle ce ne sono altre tre su questo piano: quella che dovrebbe essere la camera da letto principale; una stanza dalle pareti azzurre ed in fine quello che dovrebbe essere il bagno, data la vasca che riesco ad intravedere dalla mia posizione.

Tutto coincide.

Il cuore inizia a pompare sempre più veloce, talmente tanto che lo sento rimbombare fin dentro le orecchie, le mani iniziano a sudare e il respiro inizia a prendere lo stesso ritmo del mio battito cardiaco, finché la realizzazione mi colpisce in pieno.

"Porca puttana." sussurro, ma è come se lo urlassi dato il bruciore intenso alla gola, talmente secca da non riuscire quasi a deglutire.

No, non sono decisamente nella casa dei ragazzi a Galway, sono in quella che una volta era la mia casa, in Italia.

"Porca puttana." ripeto.

Improvvisamente nel panico, inizio a guardarmi in torno freneticamente in cerca di una via di fuga, senza però trovarla.

"Alessandra, quante volte ti devo chiamare ancora? Alla prossima vengo con il secchio dell'acqua, te lo dico."

La stessa voce di prima, proveniente dal piano inferiore, fa bloccare tutti i miei movimenti, riconoscendola all'istante.
Al contrario di come mi sarei aspettata, però, non ci penso due volte a scendere di corsa le scale, finendo quasi per rotolare giù a causa di un gradino mancato dalla fretta; mi dirigo immediatamente in cucina, appoggiando le mani al bancone per riprendere fiato.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Oct 01, 2018 ⏰

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