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Tsukishima Kei non era mai stato bravo con le parole, però gli piacevano.
Lo incuriosiva come esse potessero "ferire" o "curare" le persone, come quest'ultime potessero essere plasmate dalle parole che gli venivano dette.
Le parole potevano essere taglienti come un rasoio, se dette da una persona a te importante, oppure essere impregnate di una dolcezza infinita; Potevano avere milioni di sfumature, avevano il potere di incantare chiunque le ascoltasse.
Gli interessava anche come gli esseri umani fossero "fatti di parole", come trovavano sempre il modo per comunicare tra di loro, anche senza l'uso della voce.

A Tsukishima piacevano le parole e gli piaceva leggere.
Non l'avrebbe mai ammesso agli altri, non perché se ne vergognasse, ma annunciare alle altre persone i libri che leggeva, li avrebbero resi meno suoi.
Non che lo fossero, però non voleva che altri idioti "entrassero" nei mondi fantastici che lui immaginava, in qui sognava di poter vivere e intraprendere avventure straordinarie e inimmaginabili.
Non voleva che storpiassero le parole degli scrittori che tanto ammirava, che trovavano sempre le parole più dolci, per descrivere un amore proibito, o le parole più cruente per descrivere il più dettagliatamente possibile una battaglia facendo sentire il lettore come se fosse parte integrante di essa, facendogli sentire il rumore metallico delle spade che si scontrano tra di loro.
Era profondamente innamorato delle parole, e benché non le sapesse dire, le sapeva scrivere.
Scriveva di mondi fantastici, in cui c'erano draghi, mostri spietati senza cuore ed eroi pronti a perdere tutto quello che avevano per salvare coloro che amavano.
Scriveva di principesse mai salvate, che avevano sofferto così tanto che la loro malvagità aveva preso il sopravvento sulla bontà d'animo, di fanciulle che avevano combattuto contro ogni pregiudizio ed erano diventate quello che avevano sempre sognato.
Riusciva a creare milioni di personaggi, ognuno con caratteristiche diverse, ognuno di loro era singolare nel suo genere.
L'unico che aveva la possibilità di leggere quei racconti era Yamaguchi Tadashi.
Beh...quest'ultimo non era nessuno che potesse attirare l'attenzione della gente, ma era di una bontà infinita. Lui non aiutava le persone per avere qualcosa in cambio, come faceva la maggior parte della gente, ma lo faceva per vedere il sorriso sui loro volti.
Adorava vedere qualcuno ridere di cuore, sentire quella risata che esce spontanea e che senti rimbombare attraverso le cassa toracica per quanto sia forte.
Adorava sentire tutti i tipi di risata, a quella più roca e bassa a quella più acuta e alta e in tutti quegli anni che ascoltava quel suono meraviglioso, si stupiva sempre di quante di diverso genere potessero essercene al mondo, tutte diverse tra loro.

L'amicizia tra Tsukishima e Yamaguchi era stata un po' una cosa improvvisata. Nessuno dei due si era accorto che si stavano piano piano avvicinando e, anche se Kei non lo ammetterebbe mai ad alta voce, si era abituato alla costante presenza di Tadashi, alla sua dolce risata che sfociava quando lui faceva delle battute su quanto idioti fossero i loro compagni di squadra, oppure ai suoi capelli perennemente spettinati e ai suoi occhi che brillavano ogni volta che vedeva il mondo intorno a se, come se tutte le volte lo vedesse per la prima volta.
Dopo molti anni Tsukishima si rese conto di essere innamorato di Yamaguchi.
Lo sapeva fin dall'inizio ma la paura di confermarlo agli altri, la paura di confessarlo a se stesso lo avevano bloccato.
Non sapendo cosa fare, andò a chiedere aiuto al senpai che sembrava più propenso ad aiutarlo in situazioni come quella, Suga.
Quando Tsukishima, durante la pratica, si avvicinò al vice-capitano della Karasuno e gli chiese di potergli parlare in privato, il senpai rimase molto sorpreso dalla richiesta, non pensando che Kei avesse mai potuto chiedergli dei consigli.
Quando, allontanati dal gruppo, Sugawara gli chiese quale fosse il problema, rimase a bocca aperta per quello che aveva sentito.
L'altezzoso Tsukishima Kei gli stava chiedendo dei consigli per dichiararsi alla sua cotta, e notando il rossore che gli imporporava le guance mentre Tadashi gli sorrideva, non poteva non capire chi fosse colui che gli aveva rubato il cuore.
Sorrise a quella scena, per poi richiamare lo sguardo di Kei su di se per potergli dire quello che pensava sulla sua situazione.
Non che lui fosse molto bravo in amore, ma gli disse che se voleva fargli sapere quello che provava, doveva farlo essendo se stesso.
Beh, non che Tsukishima fosse la persona più romantica che avesse mai visto ma, se lo amava davvero doveva mostrargli il proprio cuore.
L'avevano capito tutti che Yamaguchi era innamorato di Kei, tranne il diretto interessato,
e questo fece quasi ridere Suga perché pensava che nessuno non potesse non notarlo.
Tsukishima dopo quella conversazione decise di dirglielo nel modo più semplice che conosceva, scrivendo quello che sentiva, voleva fargli capire tutte le emozioni che Yamaguchi gli faceva provare, cosi forti che anche al solo rammentarne l'intensità gli faceva venire una piacevole stretta allo stomaco, come se al suo interno ci fosse uno stormo di farfalle.

𝑴𝒚𝒕𝒉𝒐𝒔 ||𝑻𝒔𝒖𝒌𝒊𝒚𝒂𝒎𝒂Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora