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(Shadowhunters, Spoiler La Principessa, The Infernal Devices)

Erano passati pochi mesi da quel giorno del 1937. Quel giorno che aveva posto un velo su quello che ancora esisteva, di mortale, in Tessa. E lei aveva compreso, suo malgrado, quanto terribile fosse il prezzo da pagare per l'eternità.
Aveva capito che, così come era morto suo marito, anche i suoi amici -Sophie, i Lightwood e i Branwell- e tutti gli altri,i suoi figli, i suoi nipoti le sarebbero spirati dalle braccia senza che lei potesse fare niente.

-In fin dei conti- pensava- l'Angelo è stato estremamente misericordioso con tutti noi. Tutti noi, tranne me.
Meglio non avere figli che vedere la propria progenie abbandonarti.
Meglio non sposarsi che soffrire per l'eternità i due amori perduti.-

Aveva lasciato definitivamente Londra, per quanto potesse essere definitivo, essendo immortale.
Aveva stupidamente pensato che in questo modo si sarebbe preparata all'addio definitivo.

Quanto si odiava per questo. Sapeva che anche Will l'avrebbe odiata, che Will non si era innamorato di quella donna.

Ma Will non c'è più,
si ripeteva.

Mi ha abbandonato in questo mondo,
si ripeteva.

Aveva pensato più volte di rompere quelle "catene d'oro" che legavano la sua anima immortale a quel mondo mortale. Poi però pensava a Jem, e ai loro incontri annuali sul Blackfrias Bridge, e si dava della stupida.

Non poteva, no, per nessun motivo e in nessuna maniera, abbandonarlo.

Lui aveva rinunciato al suo parabatai, alla sua vita, persino alla morte, per stare pochi giorni con lei.

Ora avrebbero sofferto insieme.

Ora avrebbero sperato insieme.

Intanto, però, passava le sue giornate tra il labirinto a spirale e Magnus, a cui si era affezionata sempre di più.
Non avevano mai avuto un particolare legame -emotivo- come forse lo avevano avuto lui e Will, ma, alla sua morte, Magnus Bane in persona si era fatto trovare davanti la porta dell'Istituto.

Non aveva detto una parola. L'aveva trascinata fuori, per nasconderla dai nipoti che giocavano e dai figli che, nonostante l'età e il padre perduto, continuavano ad allenarsi, e a tenere duro, come veri Nephilim.
Se l'era tirata dietro le siepi, e l'aveva stretta al petto. L'aveva stretta fortissimo, tanto che Tessa aveva pensato, temuto, per un attimo, che i loro corpi si potessero fondere insieme. Sembrava quasi stesse soffrendo più lo stregone che lei.

Solo dopo laghi di lacrime versate, e tanti: "Era troppo presto", Magnus si decise a parlare.

Non le disse "Mi dispiace", nè "Passerà", perchè non era vero. Le disse solo che la prima volta, la prima morte, era quella più dolorosa. Quella che non si dimentica.
E Tessa, in qualche modo, ne era felice.

Quando era andato via, promettendo una prossima visita, aveva fatto scivolare nella tasca destra del grembiule di Tessa una busta da lettere -se fosse stato un gesto voluto o sbadato, lei non lo sapeva.

Al momento, però, la stregona non se ne era neppure resa conto.

La sua testa era troppo piena del dolore che proveniva dal cuore per dare ascolto a quello che vedevano i suoi occhi.

Aveva il cuore letteralmente strappato in due. Strappato, lacerato, dolorosamente e irrimediabilmente sfregiato.

Lei non aveva mai posseduto nessuna delle due parti del suo cuore: una era di Jem, e lo sarebbe sempre stata; l'altra era di Will, e lo sarebbe sempre stata.

Perchè, allora, sentiva ci fosse qualcosa, lì in mezzo? Due parabatai non dovevano, non potevano, essere separati. Will Herondale e Jem Carstairs non potevano essere separati.
Ma lì, al centro del suo petto, tra i due lembi bruciati dal dolore del suo cuore, carne viva che faceva male, immensamente male, c'era aria, c'era il vuoto della morte che separava. Che Li separava.
Non solo lei aveva perso Will, e non poteva capire, lo sapeva, la tempesta nel cuore di Jem in quei giorni.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jul 30, 2019 ⏰

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