1. ¿qué tenemos aquí?

710 36 6
                                    

La vita di Luz era sempre stata caratterizzata dalla frenesia, fin da quando era bambina e correva per non arrivare in ritardo a scuola perché la madre si era svegliata tardi e non l'aveva svegliata in tempo. E così si ritrovava ora a suonare il clacson nella caotica Madrid cercando di arrivare in orario al lavoro, ma sapendo perfettamente che, come al solito, Ana l'avrebbe sgridata per non averle dato il cambio in orario.

La vita da infermiera era molto frenetica, più di quanto immaginasse prima di laurearsi e ancora di più quando aveva trovato lavoro in quella clinica privata.

Lavorava nel reparto di chirurgia e si stava specializzando per lavorare nell'ambito delle emergenze, la sala operatoria e il pronto soccorso erano sempre stati il suo sogno e il coronamento di una vita passata a correre in continuazione.

Varcò la porta del reparto di corsa sfrecciando fino allo spogliatoio dove si cambiò e si mise la divisa bianca con il bordino azzurro sul collo e sulle tasche che distingueva gli infermieri dai medici che avevano il bordino verde.

«Scusa Ana, ho trovato un sacco di traffico.» esordì Luz entrando nella guardiola delle infermiere di turno mentre ancora si legava i lunghi capelli mori e lisci in una coda.

Ana era molto più grande di Luz, era prossima alla pensione mentre Luz era al suo primo incarico, lavorava solo da dieci mesi e fortunatamente aveva trovato lavoro subito dopo la laurea a pieni voti; centodieci e lode. I suoi genitori erano sempre stati fieri di lei e lei stessa aveva finalmente realizzato il suo sogno, da piccola faceva da infermiera alle sue bambole.

«Lo sai che se vuoi lavorare nelle emergenze, anche un solo minuto di ritardo può costare la vita ad un paziente, vero?» Ana era molto severa sul lavoro, quando lavorava pensava solo a quello, «la vita privata è fuori dal lavoro» diceva sempre e Luz era sicura che sarebbe andata in pensione con quella stessa severità.

«Ana, su, lasciala stare.» esordì Camila rientrando con il carrello dei medicinali.

Camila era più grande di Luz di appena cinque mesi ed erano grandi amiche già dall'università. Luz andava da lei ogni qualvolta avesse qualche insicurezza o qualche problema nel lavoro, uscivano insieme il sabato sera e ogni turno lo avevano insieme, erano quasi inseparabili.

Luz le sorrise ringraziandola mentalmente mentre Ana prendeva la sua borsa e se ne andava a casa per tornare a lavorare il giorno dopo.

«Qualcosa di nuovo?» chiese Luz sfogliando lentamente le cartelle cliniche per vedere se ci fosse qualche nuovo paziente.

«Sì, sta per tornare dalla sala operatoria Francisco Alarcón, il calciatore del Real.» rispose Ana con disinvoltura, come se fosse una cosa più che normale avere in reparto un calciatore del Real Madrid.

«Ah.» Camila rimase quasi interdetta da quell'affermazione tanto da essere rimasta senza parole, Luz sapeva che Camila e il calciatore si conoscevano per via di un amico comune ma evidentemente nemmeno lei sapeva niente.

«Marco non ti ha detto nulla?» chiese Luz guardando l'amica mentre lei alzava le spalle. Camila era tifosa del Real e conoscendo Marco Asensio e avendolo come vicino di casa, non le faceva così specie essere a contatto con quel mondo.

Nel frattempo Ana era andata via e le due amiche erano rimaste da sole a chiacchierare mentre passavano di camera in camera, in attesa del ritorno dalla sala del nuovo paziente che sfortunatamente sarebbe stato messo nella camera numero undici, da sempre la camera che toccava a Luz dato che se le dividevano.

La ragazza cercò di non pensarci, di essere il più naturale possibile, ma sapeva benissimo che quelle situazioni non le andavano troppo a genio, non le piaceva essere al centro dell'attenzione e avere contatti con un mondo che non le era mai appartenuto.

Locura | Isco AlarcónDove le storie prendono vita. Scoprilo ora