Incipit.

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Una storia, per quanto brutta, merita di essere raccontata con tutto ciò che ne deriva. Questa volta il compito di narrare la vicenda a cui ho accennato poco fa tocca a me; tuttavia preferisco mantenere l'anonimato poiché la serie di eventi di cui sono sfortunatamente venuto a conoscenza risale a molto tempo fa.
Gli unici particolari relativi alla mia vita saranno quelli che vi permetteranno di capire con maggiore semplicità il modo in cui ho potuto conoscere quanto ho deciso di scrivere in queste pagine.
Vi chiedo solo di sforzarvi a dare per vero tutto quello che racconterò in questo piccolo tomo dal momento che gli avvenimenti e i personaggi di cui parlerò sono fuori dal comune; io stesso ho fatto molta difficoltà ad accettarne la veridicità.

Non nego di aver fatto un lavoro imponente per cercare di tradurre le numerose testimonianze raccolte nel tentativo di dare una sequenza cronologica al tutto. La difficoltà di tale impresa va ricercata nel fatto che, sebbene tutto sia stato originato dai deliri di un folle, la mia curiosità mi ha spinto ad andare in fondo alla questione. Così facendo ho scoperto dei risvolti che mai mi sarei aspettato a tal punto da rivalutare le certezze di cui mai avrei potuto dubitare.
Ribadisco dunque l'invito a non porre freni inibitori alla vostra immaginazione poiché è solo da questa che è scaturito in me il bisogno quasi viscerale nei confronti di questo aspetto totalmente dimenticato della nostra storia.

Tra tutte le varie storielle raccontatemi da mia nonna quando ero poco più alto di uno sgabello, sono sempre stato colpito da una in particolar modo. Crescendo ho però dimenticato progressivamente anche quel racconto, restando con un pugno di idee confuse nella mia testa.
Ricordavo quanto fosse bello sentirla parlare per ore ed ore senza fermarsi mai eppure non riuscivo a rievocare neanche uno dei sui racconti fantastici.
Nonostante ciò al solo pensiero balzavo dritto in piedi, eccitato come un bambino nel giorno del suo compleanno. L'unico momento della giornata in cui rivivevo sprazzi di quella realtà da lei raccontata e da sempre creduta immaginaria era durante il sonno. Col tempo anche i sogni vennero meno e così dimenticai tutto.
Ci vollero anni prima che nella mia mente riaffiorasse qualche frammento di ricordo; tra tutti svettava una parola "Kassarak". Non vi era vocabolario in cui poter trovare riferimento, consultai libri e rinomati linguisti, persino internet non riuscì a colmare in alcun modo questo mio dubbio. Sapevo bene che l'unica persona in grado di dare una risposta fosse mia nonna ma ormai era scomparsa da tempo e non avrebbe mai potuto rispondere dall'aldilà.

Non c'era mattina in cui non mi svegliassi con quella parola in testa. Stavo letteralmente per impazzire quando per caso trovai un curioso libricino sullo scaffale di un mercatino dell'usato.
La copertina era stata quasi del tutto consumata dalle muffe e dallo scorrere del tempo, ad occhio e croce avrà avuto almeno un secolo, ma la rilegatura aveva resistito un po' di più. Sfogliai le pagine e vidi sin da subito che si trattava di una sorta di diario, un testo scritto interamente a mano e nella mia lingua. Purtroppo tutte le pagine erano messe talmente male che bastava il solo tocco delle mie dita per sbriciolarsi.  Decisi comunque di acquistarlo per pochi centesimi e tornai a casa dove l'avrei deposto con cura sulla mensola del mio caminetto. Sarò sincero: non avevo la minima intenzione di leggere quel libro fragile e malconcio, sarebbe però stato un ottimo soprammobile.  In mezzo a due vecchi candelabri in ottone faceva contrasto con la parete bianca ed in qualche modo assumeva un connotato visivamente solenne.

Fu a causa di uno sgradevole incidente che iniziai la lettura di quel manoscritto. Era una notte invernale, faceva molto freddo e l'unico modo che avevo per evitare il congelamento era accendere il caminetto. Lo scoppiettare del legno mi tranquillizzava a tal punto da addormentarmi in poco tempo sui morbidi cuscini del divano. Non so quanto tempo sia passato prima del mio risveglio e dubito di poterlo mai scoprire, anche perché non fu dei più piacevoli.
So solo che il riposo venne brutalmente interrotto da un boato assordante seguito da una corrente così fredda da attraversare interamente il mio corpo come un brivido gelido. La finestra che dava sulla camera in cui mi trovavo era ad un paio di metri dai miei piedi; mi alzai frettolosamente per richiuderla e fu nel viaggio di ritorno al mio giaciglio che lo vidi.
Il libro giaceva tra le fiamme ancora vivaci del caminetto ed il suo atterraggio aveva sollevato una nube di cenere e braci ardenti. Per quanto avesse un valore economico davvero ridicolo sentii il bisogno di salvarlo e così feci. Presi uno dei ferri da camino e spostai velocemente il tomo sul pavimento mentre le braci finivano di consumare la vecchia copertina.
Ero ormai convinto che semmai avessi voluto leggere quel libro avrei avuto a disposizione ancora meno pagine leggibili di quanto non ve ne fossero al momento dell'acquisto.
A distanza di anni posso affermare che se non fosse stato per quell'incidente non mi sarei mai preso la briga di ricavare qualcosa da quell'ammasso di pagine frammentate.

Presi un panno asciutto per pulire la copertina che in quel momento era ben più nera della pece ed ancora fumante. Man mano che la fuliggine andava via, dinnanzi ai miei occhi comparivano simboli mai visti prima, così strani e articolati da sembrare a momenti delle piccole opere d'arte. Ma per quale motivo oscurare un'opera così particolare? Era come se la facciata nera del diario fosse stata volutamente coperta, celando quei piccoli segni scarlatti disseminati caoticamente. Perché preoccuparsi di coprirli quando sarebbe stato possibile rimuovere direttamente la copertina? Era palese che lo strato di vernice o smalto nero fosse stato gettato sulla facciata del diario ma perchè farlo?
Questa fu la scintilla che fece accendere in me il fuoco della curiosità. Il mattino seguente mi svegliai intenzionato a leggere ogni singola parola rimasta impressa tra quelle vecchie righe.

Lo strano caso di Tarboon UniinWhere stories live. Discover now