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Il mattino seguente mi alzai con una palla di pelo sotto il naso e quando aprii gli occhi, Ben, mi stava scodinzolando sul ventre con la lingua di fuori.
Appena mi mossi per accarezzarlo mi saltó sulla faccia, riempiendomi di bava.

Risi cominciando a giocarci e a fargli le coccole: amavo quel cane, era la cosa più vicina alla mia Noona che possedevo.
"Mi sei mancato piccoletto" gli stampai un bacio sulla testolina pelosa e poi mi alzai andando in cucina seguito da Ben.

"Hai fame?" Chiesi e appena fui davanti alla sua ciotolina, cominciò a girare su se stesso facendomi capire che era affamato.

Gli misi delle crocchette e cominciai con la mia routine mattutina: colazione, esercizi e doccia, soltanto che prima di uscire per recarmi al lavoro, portai fuori al parchetto Ben per fargli fare i suoi bisogni.

Gli misi il guinzaglio e scesi al parco sotto casa.
Quella mattina era particolarmente fresca e mi accesi una sigaretta.

Premetto che non sono un fumatore, fumo solamente quando sono leggermente teso o semplicemente quando non ho pensieri.
Mi aiutano a scaricare la tensione e a farmi ragionare.

Una donna anziana che passò di là mi guardò con aria di disprezzo borbottando qualcosa nella mia direzione.
Feci un ultimo tiro e gettai la sigaretta nell'apposito vaso.
Espirai il fumo guardando Ben che annusava vivace il suolo e pisciando qua e là tra i fili d'erba pregni di rugiada mattutina.
Accesi il cellulare: 10.13.
È ora di andare a lavoro.

Chiamai il batuffolo di pelo bianco e ritornai a casa, lasciandolo li per poi avviarmi al ristorante giapponese d'asporto in cui lavoravo come omino delle consegne.

Il ristorantino si trovava in una zona abbastanza industriale, apposta per sfruttare gli operai che escono dalla pausa per pranzo e dato che ha avuto discreto successo tra altre persone al di fuori di quella zona, molta gente ha cominciato a frequentarlo abitualmente.
Entrai e l'odore di ramyeon mi riempí le narici e poi lo stomaco facendomi comparire un languorino.

"Buongiorno Nao" salutai la cameriera, non che la figlia del cuoco e proprietario.

"Buongiorno a te, MinMin" mi rispose e io mi abbassai per farmi dare il suo solito bacino sulla guancia.
Amavo quel soprannome e solo lei poteva chiamarmi così.

Nao era una ragazza giapponese di 20 anni, alta quanto il mio petto, capelli rossi che le arrivano al sedere raccolti in uno chignon infinito e occhi grandissimi.
La conosco da quando aveva 12 anni ed è sempre stata molto carina.

"Come va?" Le chiedo.

"C'è molto lavoro, quindi tutto bene, te invece?"

"Sempre tutto una merda... Hoseok sta mattina è partito per l'America"

Silenzio.

Anche lei sapeva e nessuno dei due volle proferire altre parole a riguardo.

Andai dietro al bancone dove Izo e Keiji stavano già lavorando e sistemando tutto.

"Hey Izo! Come butta?!" Ci battemmo il cinque con l'aggiunta di una spallata amichevole. Izo era il fratello maggiore di 6 anni di Nao e anche l'aiuto cuoco di Keiji, il cuoco.
Keiji, ovviamente era il padre di entrambi: un uomo sulla cinquantina, pizzetto stereotipato da samurai e capelli lunghi.

"Salve sensei" salutai Keiji, prendendolo in giro.

"Ragazzo sono scappato dal Giappone apposta per non sentire queste stronzate, se vuoi perdere il lavoro dimmelo" mi rispose per poi far scoppiare tutti e tre in una risata.

"Cosa vuoi da mangiare?" Intervenne Izo, facendomi drizzare le orecchie.

"Stupiscimi amico" risposi per poi sedermi ad un tavolo.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Aug 20, 2019 ⏰

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