1 AMIENS, RETROVIA

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Era una bella giornata di sole. L'aiutante carrista ciondolava accanto all'R35 perché, in fondo, non aveva molto da fare.

Arrivò un caporale, membro di quell'equipaggio. «Guardi, siamo ad Amiens».

«Lo so benissimo». Era annoiato.

«C'è una cattedrale interessante. Poi, nei giardini pubblici, c'è una fontana con una statua...».

«Non mi interessa» lo seccò.

«Lo dico perché mi sembra che non ci sia molto da fare».

«Esatto, non c'è proprio nulla che ci impegni. Che poi, non sono interessato».

«E allora cosa si fa? I tedeschi sono da quella parte e, mentre noi non facciamo nulla, hanno invaso la Danimarca e la Norvegia».

«La Scandinavia è lontana da Amiens» lo informò.

«Sì. Ma i nostri sono andati in Norvegia».

«Tanti auguri». Si sedette su una panchina lì vicino.

«Speriamo che riescano a respingere i tedeschi».

«Ah, non credo. Quelli sono tosti. Noi... noi siamo fermi».

«Credo di non seguirla».

«Vedi il nostro R35? È inutile! I tedeschi stanno fermi, non fanno niente. Ci saranno solo combattimenti fra fanterie, bombardamenti di artiglieria, qualche duello aereo. Noi, eredi della cavalleria, siamo inutili».

«Mah... ho sentito di certe teorie secondo cui questa guerra sarà diversa».

«Ah, sì?».

«Dovremmo aver imparato qualcosa dalla Guerra di Spagna».

«Non l'ho seguita».

«Movimenti veloci di truppe, influenza della guerra nell'aria e dall'aria, cioè per esempio bombardamenti aerei a tappeto. Mai sentita nominare Guernica?».

«Una... città spagnola?».

«Sì. Distrutta da un bombardamento della Legione Condor e dell'Aviazione Legionaria. Picasso ha dedicato un quadro all'evento. Lo ha esposto a Parigi qualche anno fa».

«Devo ammettere che sei molto più colto di me, seppur io sia superiore di grado». Giocherellò con l'M35. «Dove vuoi andare a parare?».

«Che questa guerra sarà diversa dalla Grande Guerra. Dovremmo aver imparato... ma non credo che i nostri comandanti abbiano capito».

Fu tentato dal bersagliarlo con il casco con cui stava giocherellando. «Non sputare sui nostri ufficiali. Dobbiamo dargli fiducia».

«Sì, ma noi gli affidiamo le nostre vite e spererei più in una mentalità aperta alle innovazioni piuttosto che nella convinzione che tutto si ripeterà. Il nuovo vince, sempre. Il vecchio si fa superare».

«Non ti preoccupare che vinceremo noi. La Germania non ci ha ancora bersagliato con un attacco massiccio e l'Italia sembra tentennare».

«Per il momento. Perché questo è l'aprile del 1940. Ma fra un mese? Tutto sarà cambiato, per caso?».

«Che ne so! Viviamo giorno per giorno e... guarda quelle ragazze!».

«Sì, aiutante, sì».

L'aiutante lasciò perdere quel caporale così dubbioso. «Ciao, meravigliosa!».

La Seconda Guerra Mondiale in racconti Capitolo 6 FranciaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora