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Violet's pov
Non credo di voler aspettare l'approvazione di Tate, o forse si. Non lo so. È che non sono abituata a confrontarmi con qualcuno prima di agire. Sono sempre stata da sola nella mia vita, sia nel bene che nel male. Soprattutto nel male. Quando penso che ci sono delle persone che hanno una vita perfetta mi viene da tirare un sacco di cazzotti al muro. Qual è il mio problema? Perché proprio a me doveva capitare questo? Sono veramente malata così tanto da essere internata? Io non capisco, non capisco proprio. Cos'ho di diverso dalle altre ragazze che stanno tutte benissimo e che sono tutte felicissime? Boh. Sono antipatica a tutti e per questo devo avere una vita infelice ed ingiusta. Ok, ci sta.
Certe volte è questa la fissa che mi prende. Perché a tutti è capitata una vita bellissima e piena di felicità e a me una vita piena di disgrazie e insoddisfazioni e infelicità?
Forse è perché mi ritengono tutti pazza? Ma la vera domanda è: perché mi ritengono così? Per qualche cazzata che ho fatto? Si può giudicare qualcuno ad una così giovane età per delle scelte sbagliate? Non capisco come possa essere possibile. Forse sono qui perché penso troppo, mi dilungo nei miei discorsi mentali e non me ne accorgo. Faccio lunghe riflessioni su cose magari inutili e non su quelle importanti. Ma sono così, per me non è un problema, perché dovrebbe esserlo per gli altri? Gli altri vedono qualcosa che non funziona bene in me, a volte anch'io. Ma forse quel qualcosa è solo rotto, forse si può aggiustare. Oppure è irreparabile. L'unica cosa che so è che la vita è breve e io debbo passarla qui dentro per un pensiero di altri? Ho mai fatto male a nessuno? Non credo. Ho mai fatto qualcosa che mettesse in pericolo la mia vita? Beh si, forse questo si, ma non è importante fin quando riguarda me e non il resto del mondo, cazzo. È la mia vita e voglio decidere io. Me lo meritavo di essere felice. Io mi meritavo molto più amore, non meritavo le illusioni, le delusioni, le urla, le litigate, i pianti, il dolore, la pazzia. No, io non me lo meritavo. Io mi meritavo molto di piú. Ogni tanto penso a come sarebbe essere normale: avere amiche, amici, magari un fidanzato, sentirsi belle o comunque accettarsi per quello che si è. Penso che fantasticare su tutto ciò mi faccia stare peggio. Io non sarò mai normale,ma non riesco ad accettarlo. Questo mi porta a odiare le persone che io ritengo normali e le cose che mai avrò. Lo so, sono una persona orrenda. Parlo tanto di normalità, quando in realtà la odio. Odio la normalità. Questa idea di ciò che è normale. Se non la segui sei anormale. Sei malato. Matto. Vorrei solo trovare una parola per descrivere tutti gli stati d'animo delle persone che non si sentono capite, che sono perse, come me. Una parola che rappresenti un luogo in cui puoi essere "normale" come dici tu e non come dicono gli altri. Ma poi ti alzi un giorno e capisci che: la perfezione degli altri non è migliore della tua imperfezione, il loro ordine non è meglio del tuo disordine, la loro ipocrisia non è assolutamente migliore della tua sincera pazzia. E allora non capisco se sono pazza io o noiosi loro. Un esempio di una persona simile a me è Vincent Van Gogh, che era solito mangiare la pittura gialla perché pensava avrebbe potuto portare la felicità dentro di lui. Molte persone pensavano fosse pazzo e stupido per fare una cosa simile poiché è risaputo che la pittura sia tossica, non importava fosse ovvio che ingoiarla non avesse nessuna possibile correlazione diretta alla felicità di un individuo. Io però non l'ho mai vista in questo modo. Se sei infelice al punto che anche la più folle delle idee possa in qualche modo funzionare, come colorare le pareti dei tuoi organi interni di giallo, allora lo farai. Non c'è poi molta differenza dall'innamorarsi o dal drogarsi. C'è un rischio maggiore di farsi spezzare il cuore o andare in overdose, ma le persone lo fanno comunque ogni giorno perché c'è sempre quella possibilità che le cose potrebbero migliorare. Tutti hanno la propria pittura gialla. Parlo così veloce perché penso veloce, una cosa tira l'altra e non riesco a smettere più. Il problema è che quando parlo troppo vuol dire che penso troppo e di conseguenza succedono cose non molto belle perché tutto ciò che penso ha un che di macabro e perverso. Non riesco a non pensare, proprio io che ho la mente sempre affollata e non riesco mai a staccare la spina, neanche per un secondo. Non sono io a parlare. Non so se il rumore che sento provenga da me, sento qualcosa, un fastidio, ma non sono io a parlare. Urlo, mi incazzo, rido, e qualche secondo dopo, tutto ciò sembra che non sia mai successo... vorrei che questo incubo finisse. Mi sento sempre sull'orlo di compiere qualcosa di terribile in questi momenti. E poi arriva, attacco di panico.
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Ciao a tutti! Scusatemi tanto per l'assenza, non era mia intenzione abbandonare la storia e di conseguenza anche voi. La cosa importante è che ho intenzione di portarla avanti e spero di avere ancora il vostro sostegno. Lasciate una stellina e un commento se vi fa piacere, mi renderebbe contenta conoscere il vostro giudizio. Vi chiederei anche di andare a dare un'occhiata alla nuova storia che ho pubblicato, "Resta con me", ve ne sarei grata. Al prossimo capitolo! E perdonatemi ancora. 🌻☀️

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