Ciao,sono Elisa e sono una bambina. Non importa che età io abbia, l'importante è che sia ancora in grado di sognare. Se chiudo gli occhi in questo momento, torno dritta a quando avevo dieci anni.
-"Mamma devo per forza andarci a scuola oggi? Penso di avere un po' di febbre, senti, ho la fronte calda."
'Sí Elisa, oggi hai la verifica di italiano e se ti assenti ogni volta che ci sono dei compiti in classe ti ritroverai un brutto voto in pagella. Nel caso dovessi sentirti male chiamami dalla segreteria, verrò a prenderti promesso."
Annuisco e carico lo zaino sulle spalle.
Neanche il tempo di mettere piede in aula ed ecco qui che vedo pallottole di carta arrivare da destra e da sinistra.
-"Potevi anche startene a casa, tanto non ti vuole nessuno!- dice Riccardo, il mio compagno di classe che mi prende sempre in giro. Mia mamma m'ha detto che se non si ha nulla di carino da dire è meglio chiudere bocca, ma forse a loro non glie l'hanno mai insegnato.
La classe è grande ma con pochi cartelloni, ha le pareti bianche e verdi appena dipinte e delle finestre molto luminose. In più siamo gli unici della scuola ad avere una lavagna magica con lo schermo grande, lì la maestra ci chiama ad uno ad uno e ci fa fare degli esercizi, poi in base al numero di risposte esatte stabilisce chi è il migliore.
Mi siedo nel solito banco insieme ad Anna e cerco di distrarmi dal resto. Anna è l'unica amica che ho all'interno della classe, l'unica che ha provato a capirmi e a starmi vicina. Ha i capelli lunghissimi e biondi, due occhi verdi e le labbra sottili. Spesso mi diverto a chiamarla Raperonzolo, lei invece mi associa a Biancaneve. Un motivo c'è in realtà, ho la pelle molto chiara,due occhi grandi color nocciola ed i capelli neri all'altezza delle spalle. Inoltre mia mamma mi mette sempre un nastro rosso fra i capelli perché a parere suo mi impreziosisce il viso.
Al suono della campanella crollo fra le braccia di mia mamma che mi stava aspettando già da un po' fuori dalla porta. Abbracciandola le intravedo dei lividi sotto la maglietta grigia a maniche corte ,quindi la abbraccio più forte senza dire nulla. Lei mi accenna qualcosa che è simile ad un sorriso, probabilmente per nascondere il suo dolore ma io so che sta soffrendo e la cosa lacera anche me.
Amo mia mamma, è una donna sofferente ma forte che sta provando a crescermi senza darmi troppi pesi. So bene quello che sta passando, so che quei lividi non se li è fatta cadendo per le scale, so che anche se fa finta di niente, dentro sta morendo. Vorrei aiutarla ma sono troppo piccola e nessuno mi prende mai sul serio quando parlo, si limitano a dire -" ma queste parole dove le hai sentite? Impossibile che siamo farina del tuo sacco-" e poi scoppiano in una fragorosa risata.
So che non mi crede nessuno, e piacerebbe anche a me pensare che sia tutto frutto della vita di qualcun altro,
ma si tratta di me
di mia mamma,
delle persone a cui voglio bene e di ciò che mi circonda.
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L'arcobaleno è una scelta.
Ficção AdolescenteElisa è una bambina,nonostante la sua età. Vive una vita molto complessa fin da piccola e si ritrova a faccia a faccia con la realtà che le strappa via le cose belle. Nonostante il bullismo a scuola, la malattia di suo padre e vari altri problemi ch...