Oggi è una giornata nera,sento salire le scale velocemente,e vedo mia madre aprire la porta senza nemmeno bussare.
:"Dai, veloci, scendiamo che vostro padre si è sentito male e dobbiamo correre in ospedale."
Così in fretta le mie sorelle prendono le proprie borse e si mettono le scarpe, io invece porto con me un blocco schizzi e delle matite colorate.
Gli ospedali sono posti in cui entro e non sai se e quando potrei uscire, l'attesa inoltre è molto lunga, quindi meglio portarsi qualcosa da fare.
Ma io non riesco a distrarmi,gli ospedali mi fanno piangere. Pensare che esiste molta gente che sta lottando per restare in vita mi fa sentire ancora piú piccola di quanto sia già, io non avrei mai la forza. Quando vedo qualcuno fra le stanze o nel corrido che sta male, mi viene l'istinto di fare qualcosa per loro, nel mio piccolo, cosi gli regalo un disegno tutto colorato. Vorrei entrare un giorno e vedere l'ospedale vuoto, sarebbe più rassicurante.
Mio padre ha un tumore alla vescica che non gli consente di vivere a lungo, lo ha scoperto dopo vari controlli e da quel momento vive come se tanto le cose belle gliele toglieranno comunque. Inoltre ha un problema alle mani che mancano di alcune dita; ma nonostante ciò mia madre lo tiene sempre per mano.
Per questo io e le mie sorelle passiamo molto tempo qui, ma fortunatamente vediamo tutto dall'esterno: capita spesso che mio padre si senta male o abbia bisogno di fare qualche controllo fuoriprogramma, e mia mamma non ha nessuno a cui poterci lasciare.
Mio padre soffre sia dentro che fuori e io non posso fare nulla per lui, vorrei ricordargli che il sole esiste se sposti un po' le nuvole,
che non è vero che le cose non cambiano mai, ma non posso.
Si sono fatte le tre di notte, io e le mie sorelle veniamo svegliate da mia mamma che ci sussurra:"è tutto a posto, per fortuna, possiamo andare".
Fortunatamente papá può dormire nel suo letto stanotte, deve solo preoccuparsi di prendere tutte le medicine necessarie. Lo guardo e vorrei tanto scrivergli:
Papà,ti voglio bene, anche se mi vedi e fai finta di niente. Ti voglio bene anche se non ami la mamma. Ti voglio bene anche se non passiamo mai del tempo insieme e non puoi prendermi più in braccio perché sono troppo grande. Ti voglio bene anche se sto crescendo e tu non ci sei, e ti auguro di guarire al più presto perché forse capirai che puoi essere felice.
Chissà se lui invece mi vuole bene,a volte mi viene questo dubbio.
Chissà se le persone mi amano come io amo loro e chissà se invece persone che trascuro ci tengono e non lo capisco. Chissà se è realmente facile capire qual è il modo giusto per amare e per farsi amare. Chissà se bisogna per forza cambiare qualcosa in sè o è più giusto tenersi così, pieni di scarabocchi.
Io non lo so, ma spero di essere abbastanza.
STAI LEGGENDO
L'arcobaleno è una scelta.
Ficção AdolescenteElisa è una bambina,nonostante la sua età. Vive una vita molto complessa fin da piccola e si ritrova a faccia a faccia con la realtà che le strappa via le cose belle. Nonostante il bullismo a scuola, la malattia di suo padre e vari altri problemi ch...