Capitolo 1

130 10 8
                                    

Ero sdraiato sul letto e stavo guardando il soffitto, fuori vi era una leggera brezza che faceva muovere leggermente la tenda. Fu il primo anno che non facevo più sport, da quando a settembre decisi di interrompere per motivi scolastici la mia carriera con il Karate. Eppure volevo continuare, ci tenevo davvero a quello sport.

-Come avevo potuto abbandonarlo?- Questa era la domanda che mi frullava per la testa da qualche mese.

Mi tornarono alla mente tutti i miei risultati, le vittorie e i sacrifici fatti per ottenerle, eppure era finito tutto. Mi girai sul fianco cercando di farmene una ragione e cercando di dimenticare quei momenti. Ad un certo punto venni preso di sobbalzo dal vibrare del mio telefonino. Lo presi in mano senza particolare interesse, era il mio ex allenatore di Karate che mi aveva scritto.

Il messaggio diceva: -Hey Liam è da un po che non ti sentiamo che ne diresti di venire in palestra domani che avremmo una questione importante di cui parlarti? Il tuo Sensei Logan- .

Rimasi come impietrito, già di per sé era strano che mi avesse scritto proprio Logan, non era solito a inviare messaggi era più per un approccio diretto. Ma la cosa che mi lasciò più perplesso fu il perché di quel messaggio, perché mai voleva parlare con me, era già un anno che avevo chiuso con il Karate, perché proprio ora? Senza pensarci troppo andai su Facebook e digitai nella barra di ricerca il nome del club.

Alla vista della vecchia foto della squadra mi venne una forte ondata di malinconia e un nodo alla gola. Era passato solamente un anno eppure il mio aspetto era cambiato seppur di poco. Ora avevo 16 anni, capelli tinti di rosso e occhi verdi, la mia corporatura si era scemata nel corso dell'anno a causa della totale assenza di attività fisica. La mia faccia presentava qualche fruncolo qua e là. Entrai nella sezione orari: Giovedì dalle 20:00 alle 24:00. -strano non mi ricordavo fossero cosi tardi gli allenamenti- dissi al quanto perplesso.  Andai in cucina da mia madre che era intenta a lavare le stoviglie

-Domani devo andare in palestra, c'è Logan che mi deve parlare di una cosa-.
Mi guardò dubbiosa quasi come se le stessi mentendo

-E perché mai vorrebbe parlarti se è ormai da un anno che non fai più Karate?-
-Non saprei mi ha scritto che doveva parlarmi di cose serie e basta- replicai scocciato
Il suo tono si fece più severo, -Non farti strane idee sappi che prima viene la scuola poi lo sport- . Ero stufo della solita tiritera delle mamme

-Si ho capito, a proposito sai dov'è il Kimono?- dissi senza far conto di ciò che aveva appena detto
-Nello scatolone in salotto-.

Andai in sala aprii lo scatolone zeppo di polvere e..... era lì tutto spiegazzato, il mio compagno di mille avventure con la cintura color verde era tenuto al interno di quello scatolone insignificante. Rimasi a fissarlo come se quest'ultimo dovesse muoversi. Lo presi, lo sbattei forte per far togliere più piegature possibili.

-Non sarebbe ora di lavarlo?- disse mia madre sbucando fuori da dietro il muro
-Ah no, per domani può andar bene-

Lo misi sul attaccapanni e lo portai in camera insieme alla cintura, dopo di che mi sdraiai nuovamente sul mio letto. Se prima avevo delle incertezze sulle mie scelte ora era come aver ricevuto una secchiata d'acqua fredda senza sapere il perché e da dove arrivasse, senza accorgermene era ormai calata la sera. Finito di cenare andai a dormire, ma prima che ciò accadesse mi risuonò nella testa una strana parola:

-Hajime!-, ancora -Hajime!- e ancora: -Hajime!-

Prima ancora che potessi domandarmi cosa volesse dire mi addormentai

-Era tutto cosi strano: penso sulla scelta presa in passato, ricevo un messaggio dal mio ex allenatore e ora questa parola nella mia testa, ma cosa vorrà dire?-.

Il giorno dopo verso le 19:45 presi le cose di Karatè e mi diressi alla palestra. Mi trovai a ripercorrere un tragitto che la mia testa aveva cercato di dimenticare, eppure, sembrava come se io non avessi mai smesso di intraprenderla. Il marciapiede crepato, le siepi, gli odori, tutto mi riportava alla mente molti ricordi.

Man mano che mi avvicinai alla palestra risuonava sempre più forte: -Hajime!-. Entrai nello spogliatoio e mi cambiai, nel mentre iniziarono ad arrivare altri ragazzi, qualche volto nuovo ma anche miei ex compagni, molti di loro mi squadravano da testa a piedi come se fossi un ospite indesiderato. Mi sentivo molto a disagio in quel momento, non avevo il coraggio di guardarli in faccia. Cosa avrebbero pensato di me? Il ragazzo che di punto in bianco decide di abbandonare la squadra senza ragione....

Spazio autore!

Cari lettori/lettrici, per prima cosa vi ringrazio per aver letto questo primo capitolo del mio primo libro. Se avete dei consigli da darmi o avete notato errori di battitura vi prego di segnalarmeli così che io possa correggerli. Detto ciò spero che come primo capitolo vi sia piaciuto e che il libro vi abbia suscitato interesse e curiosità.

In attesa del seguito vi saluto calorosamente

Christian Manfredini

The Call of BloodDove le storie prendono vita. Scoprilo ora