La Notte più Oscura

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Ho sempre avuto paura del buio.

Non l'ho mai detto apertamente, anche perché sono una che è molto attenta ai giudizi della gente, nonostante mi ripeta ogni giorno della mia vita di fregarmene delle opinioni altrui.

Non è mai così per me.

Il buio mi provoca una sensazione di disagio pari a un conato di vomito. Mi sento oppressa, smarrita, sul punto di piangere e ogni qualvolta mi sveglio la notte ho sempre quell'attimo di panico che precede l'accensione della mia lampada da comodino.

Non ne ho mai parlato con nessuno ma penso che il buio sia qualcosa di spaventoso.

Non sapere chi c'è, chi ti guarda in una stanza al buio è terrificante.

Probabilmente ne ho sofferto quando ero bambina, quando a pochi anni di età è successo qualcosa che mi ha scioccata talmente tanto da costringere il mio corpo a ripugnare ogni tipo di aiuto al riguardo.

Molti mi hanno concesso il fatto di prendere la cosa seriamente e parlarne con un medico, aprirmi con gli altri e distrarmi da questa mia condizione.

Ma è difficile per me persino parlarne a me stessa.

Una sera, mentre ero in procinto di coricarmi, ci fu uno strano sbalzo di corrente che spense ogni tipo di luce di casa mia. Mantenendo la calma, presi la torcia magnetica attaccata allo stipite della mia finestra e aprì lentamente la porta.

"Papà è saltata la corrente" dissi nel corridoio.

Non ricevetti risposta, probabilmente si era già addormentato.

Non volli svegliarlo e mi diressi verso la porta di casa mia per andare nel sottoscala del condominio e riaccendere i generatori. Aprì la porta e spinsi il tasto di accensione per la luce delle scale.

Non si accese.

Ottimo, è saltata in tutta la palazzina pensai.

Andai a bussare alla porta del mio vicino, cercando di fare il meno rumore possibile.

Non rispose, così mi decisi a suonare il campanello ma nemmeno in quel caso venne ad aprire.

La situazione iniziava ad inquietarmi un po', ma decisi comunque di non darci troppo peso.

Presi le scale e iniziai a scendere i 5 piani. Stranamente non sentivo nessun rumore da nessun appartamento e per essere le 22:30 di sera, era strano. C'era un ragazzo di nome Giovanni che abitava al 4° piano.

Un fanatico della batteria e di tutto ciò che potesse essere uno strumento rock, che ogni sera suonava fino alle 22:15 circa, poi , a detta sua, si infilava le cuffie e continuava a suonare fino a notte fonda per non arrecare più disturbo del dovuto con i suoi strumenti digitali.

Il fatto di non sentirlo suonare mi rese ancora più irrequieta di quanto già non lo fossi, ma decisi di continuare a scendere.

Arrivai fino al piano terra, poi girai ancora di fianco all'entrata e trovai la rampa di scale per i generatori. Quella parte era completamente al buio e nonostante la torcia a led funzionasse alla perfezione, scendere ogni scalino mi provocava uno strano stato d'ansia.

Per essere Giugno faceva stranamente freddo in quel luogo ma una spiegazione ovvia c'era. Nella parte più bassa di ogni palazzina fa sempre più freddo dei piani superiori, come, per esempio, quando i bambini della signora Franceschini vanno a giocare di fronte al garage di mio padre per trovare un po' di fresco.

Soltanto che quel freddo aveva qualcosa di strano.

Era pungente, secco, quasi ti perforasse le ossa. Mi strinsi ancora di più nella canottiera e arrivai alla fine delle scale. Aprì l'armadio dei generatori e mi accorsi che erano praticamente tutti spenti. Provai a risollevare il quadro diretto di casa mia ma non diede nemmeno una scintilla. Osservai tutti gli altri e cercai di riattivarli con scarso successo.

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