Le Rune del Destino

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Lo sapevo.

Sapevo che quando mia madre sperimentava una nuova ricetta di biscotti, non dovevo essere la prima a sbafarseli come una morta di fame. È tutta colpa di quell'infida cannella se adesso sono finita qui!

Preda di un luogo indefinito nel tempo e nello spazio, vestita con un abito un po' succinto quanto buffo, armata di un sacchetto di sassi legato alla vita e circondata dalla profondità di una voce maschile nella testa, che continua a chiedermi di prestarle attenz-.

«Amico, sto cercando di pensare, un evento più unico che raro, e ti ringrazierei molto se momentaneamente ti zittissi.»

Ma a nulla valgono le mie proposte, perché il mio maestro - così si è presentato - continua a occuparmi la testa da almeno mezz'ora.

Voglio solo aiutarti, mia giovane maga.

«E io voglio tornare da dove sono venuta, mio anziano maestro» borbotto, incrociando la braccia sotto al seno.

Anche se la maniche di questo costume sono così larghe in prossimità delle mani, che è una posizione un po' scomoda da tenere. Il maestro sospira pazientemente prima di riprendere.

Eppure dovresti già sapere come fare.

Questa volta seguo il filo del suo discorso.

«E come dovrei riuscirci? Con un incantesimo che coinvolge la mia voce e questi sassi dipinti?» azzardo, indicando con un dito il sacchetto.

Visto che mi sono calata nei panni di una maga è l'unica cosa che mi viene in mente.

No.

È la secca risposta.

In primis quelli che chiami sassi dipinti sono rune e in secundis l'unico modo per tornare nel tuo mondo è recuperare i tre oggetti in quella valle.

Punto gli occhi sulla località di fronte a me e all'improvviso mi ricordo tutto quello che mi era stato spiegato dal venditore. Incluso il lugubre manto di foschia che avvolge quello strano castello nero.

«Potevi dirlo subito! Allora muoviamoci: chissà quanto tempo abbiamo perso!» esclamo, iniziando subito a camminare con il borbottio rimbombante del maestro nelle orecchie.

Mugugna frasi circa la mia scarsa attenzione o qualcosa di simile.

Comunque sia la mia avventura personale ha inizio e sono sicura che filerà tutto liscio.

Nei libri è sempre così.

Inspiro profondamente e... mi lancio in una corsa sfrenata giù per il pendio.

Purtroppo gli stivali lilla e dorati che indosso sono abbastanza scomodi per questo tipo di attività, così finisco per ruzzolare giù come un sacco di patate.

«Woooo-hoooo!»

Potresti farti male!

Ma è troppo divertente per preoccuparsene. Anche quando mi rialzo ondeggiando come un'ubriaca.

«Nah, non mi sono fatta male, anzi. Mi sono divertita e lo rifareeeeii!» esclamo barcollando pericolosamente in avanti, ma riesco a riprendere il controllo.

Se qualcuno mi vedesse mi reputerebbe poco... seria, immagino tu voglia dire.

Scuoto con veemenza la testa, per impedire al mondo di continuare a vorticare prima di rispondere allegramente.

«Sì, grazie. Allora» esordisco, guardando un po' dove mi trovo.

In questa valle abbracciata dal manto notturno posso distinguere le tre case, che aspettano solo la mia visita. Per non indugiare troppo mi avvicino alla prima casa, dove dovrebbe trovarsi un orco. La sua dimora è una curiosa caverna tonda e rocciosa in mezzo alla valle, con del muschio cadente come le fronde dei salici. Due lanterne poste lateralmente all'ingresso ne segnalano la presenza e avverto una scarica di emozione pervadermi.

Le Rune del DestinoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora