Dark paradise

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Everytime I close my eyes

It's like a dark paradise

No one compares to you

I'm scared that you won't be waiting on the other side

Stupido. Stupido. Stupido. Ecco cos'ero. Uno stupido.

Harry Styles, il ragazzo con tutte le donne ai suoi piedi si doveva per forza innamorare del suo migliore amico?

Stupido.

Doveva averlo scritto in fronte a caratteri cubitali che era uno stupido e più guardava Louis abbracciato a Eleanor mentre si scambiavano effusioni degne di uno dei migliori film vietati ai minori e più la sua vocina interiore gli gridava che era uno stupido.

La bile risaliva veloce verso la gola a ogni schiocco che le labbra fini del ragazzo producevano, appena le staccava da quelle della sua perfetta ragazza. Ma quando Louis sussurrò "ti amo" lo stomaco di Harry cedette e corse in bagno colto da un improvviso conato di vomito: si inginocchiò di fronte al water e tossicchiò ma niente, dalla sua bocca non uscivano altro che sospiri spezzati e piccoli gemiti mentre lo stomaco si contraeva.

Ma come poteva vomitare se non mangiava da sei giorni?

Stupido Harry.

La sua mente lo scherniva riproducendo i suoni dei loro baci e della voce troppo femminile di Louis che sussurrava "ti amo", era una lenta agonia che lo uccideva ogni giorno, chiudeva gli occhi e mille immagini del ragazzo che amava lo abbracciavano come dolci braccia che però si trasformavano in serpenti che lo stritolavano non appena qualche immagine dei due cari fidanzatini superava le barriere che aveva posto davanti a quei ricordi proibiti.

Si appoggiò stancamente al muro cercando di piangere ma niente, il suo stupido corpo non reagiva e rimaneva lì immobile, non poteva manifestare le sue emozioni ma non riusciva nemmeno a stare bene perché da qualche anno Harry Styles non era più niente, era solo un ammasso di cellule, un corpo vuoto. Ogni giorno la stessa routine: si alzava, si guardava allo specchio contando le ossa che spuntavano dal suo corpo troppo magro, andava in camera di Louis e lo osservava dormire per qualche minuto, si lavava facendo scorrere le dita lungo le cicatrici che affollavano il suo braccio rendendolo ruvido al tatto, usciva dalla doccia e si osservava a lungo nello specchio cercando nei suoi occhi spenti almeno una piccola traccia del ragazzo che era prima ma niente, quel ragazzo era morto, almeno lui ci era riuscito a morire, perché il nuovo Harry era anche troppo codardo per togliersi la vita o forse aveva troppa paura di essere salvato e di dover affrontare Louis, perché anche se può sembrare strano, Louis, non si era mai accorto di come stava Harry troppo accecato dall'amore per poter vedere oltre alla nuvola rosa in cui viveva; per il resto la giornata di Harry passava velocemente mentre tentava di declinare ogni invito a mangiare di Louis con qualche scusa "sono in ritardo", "ho mangiato prima", "oggi esco a pranzo" e cercava di prepararsi psicologicamente per la parte della giornata che più lo spaventava: la sera, perché di sera Eleanor faceva capolino in casa loro con i suoi fantastici vestiti firmati mentre il piccolo Harry si rifugiava nella sua camera per cercare un po' di sollievo grazie all'unica cosa che riusciva a strappargli qualche emozione, premeva la lama affilata sul polso e osservava il sangue scivolare lento dal braccio al pavimento freddo; lo ammirava perché almeno quel sangue riusciva scappare dal suo corpo senza vita. Appena sentiva i passi di Louis lungo il corridoio correva a medicarsi, si spogliava e si sdraiava nel letto fissando il soffitto pronto a passare un'altra notte insonne.

Harry non era più vivo ma non era nemmeno morto.

Harry non era nulla.

Harry non sentiva nulla ma ancora non sapeva che quel nulla era dolore.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Aug 07, 2014 ⏰

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