1 - Discovery

4.2K 307 30
                                    

La sveglia suonò puntuale come ogni mattina. Ogni giorno quel trillo fastidioso andava a punzecchiare le orecchie di Seokjin, che si ritrovava a mugolare con voce impastata ad ogni sua ripetizione; non era mai stata una persona particolarmente dormigliona, ma non negava di certo che non gli sarebbero dispiaciuti altri cinque minuti nel letto, o altri dieci. Anche quel giorno, si era svegliato con gli arti pesanti: la testa, però, era leggera e schiarita di ogni pensiero a differenza del suo corpo. Gli capitava spesso di sentirsi così, fra le nuvole, e senza alcun pensiero particolare; poiché la vita che conduceva non lo soddisfaceva abbastanza, preferiva di gran lunga accantonare qualsiasi tipo di pensiero almeno durante il sonno, e abbandonarsi così ad un riposo senza alcun sogno. Guardò per un attimo il soffitto, il trillare della sveglia era così distante ormai che gli arrivava ovattato ai timpani: pensò che quello sarebbe stato un nuovo giorno, l'ennesimo giorno nella sua prigionia personale e lui non poteva farci nulla, per l'ennesima volta.

Con uno sbuffo sonoro, si tirò svogliatamente fuori dalle coperte e spense l'aggeggio infernale, senza mai abbandonare quella smorfia di fastidio, per poi dirigersi al piano di sotto per preparare la colazione. Anche quella settimana i suoi genitori gli avrebbero mandato soldi per vivere, col solito bonifico che mai ritardava ad apparire sul suo conto bancario. Per quanto si sforzasse di apprezzare quella loro premura, era ben consapevole di cosa ci fosse sotto, del vero atteggiamento celato dalla maschera di buoni genitori che indossavano entrambi, chi più chi meno.

Tutto sommato, però, a Jin andava bene così... Doveva per forza stargli bene così; sua madre era una persona estremamente calma e gentile, premurosa e sempre attenta agli altri: si occupava di un centro recupero per ragazzi difficili e la sua voce calda e rilassante era forse l'unica cosa che il ragazzo potesse definire ''casa''. Si ritrovò più volte a pensare, il corvino, che fosse l'unica nella sua famiglia a cui importasse realmente di lui, che nutriva delle preoccupazioni genuine nei suoi confronti... D'altra parte lo aveva pur partorito lei.
Mentre suo padre... A dire il vero, suo padre era paragonabile ad un automa: egocentrico e freddo, perennemente rifugiato nelle sue convinzioni da vecchio bigotto. L'astio per suo padre, artefice della sua scelta universitaria e di tutte le sue scelte di vita, nell'ultimo periodo andava solo aumentando: a Jin non era mai passato per la mente di diventare un medico, negli anni della sua adolescenza; eppure quando suo padre lo aveva segretamente iscritto ai test di medicina, lui ci era andato senza battere ciglio e da bravo studente quale era, aveva passato le selezioni a pieni voti. Quella, e lo ricordava bene, fu l'unica volta in cui ricevette dei complimenti da entrambi i suoi genitori: di solito solo sua madre si preoccupava di ricompensare il ragazzo, facendogli dei piccoli regalini o dedicando delle giornate solamente a lui.

Jin non odiava studiare medicina, si era sempre detto "Se me lo dice mio padre, allora va bene." con la terribile paura di risultare un peso o una delusione per lui. A dir la verità gli piacevano alcuni argomenti, lo entusiasmava sapere di essere in grado di salvare la vita della gente. Se non era in grado di salvare la propria, allora era felice di provare a donare una speranza ad un'altra persona. Si sentiva di star espiando una colpa, a quel modo, aiutando i meno fortunati di lui che non erano accompagnati dalla salute. Ogni qualvolta riceva una parola gentile da uno dei suoi pazienti, sebbene non fosse ancora un dottore a tutti gli effetti, la sua autostima saliva di un gradino, e il suo cuore veniva iniettato da una piccola e sfuggente quantità di gioia. Eppure il gravare sulle sue spalle dell'ombra del padre, rendeva tutto più difficile, tutto più forzato.
Ad ogni sua ''Come stanno andando gli esami?'' o ''Stai studiando?'' pronunciato con severità e freddezza, corrispondeva un ''Sì, va tutto bene'' rassegnato da parte di Seokjin. Non si era mai realmente posto domande, mai aveva provato a contestare, troppo codardo nell'animo e spaventato dalle possibili conseguenze.

Il corvino amava la vita tranquilla: era, si potrebbe dire, un maniaco della perfezione, con la sua routine giornaliera pianificata per ogni ora, quasi minuto. Non gli piacevano granchè le feste, né le discoteche, né i locali pieni di persone solo perché sono ''alla moda''; preferiva una libreria o una caffetteria con della musica soft e leggera, posti piccoli e con poca gente.

Dopo aver ingurgitato due pancakes avanzati del giorno prima, grondanti di sciroppo d'acero, si recò verso il bagno, dove solitamente passava la maggior parte del tempo prima di uscire per andare a lezione. Tra uno sguardo e un altro allo specchio, i minuti passavano sempre così velocemente, tuttavia Jin era sempre impeccabile; mai un capello fuori posto, mai le occhiaie troppo visibili.
Si spazzolò meticolosamente i lucidi capelli neri, prima di passarvi una mano su per allisciarli.
L'unica cosa di cui Jin era davvero soddisfatto nella sua vita era il suo aspetto esteriore: si definiva molto bello, forse anche uno dei ragazzi più belli di tutta la sua università, che da sola contava più di 10.000 studenti.
Si passò una mano sul viso ma presto si accorse di una cosa: dei brividi gli percorsero la spina dorsale, fino ad arrivare a solleticargli la nuca e penetrargli nel cervello; dei brividi andarono a formarsi lungo tutte le sue braccia, i peli sottili si rizzarono d'istinto. Seokjin poteva sentire il battito del suo cuore nelle orecchie, scandito e ritmato.

Gli occhi nelle orbite fecero dei movimenti rapidissimi e fuori controllo, prima di riuscire a focalizzarsi sull'oggetto della sua preoccupazione; non fu in grado di capire subito di cosa si trattasse, visto il respiro corto e le mani che gli tremavano. Scostò velocemente la stoffa della camicia dal punto interessato, poi la rivelazione: sul suo avambraccio una chiazza rossastra faceva capolino. Si avvicinò meglio allo specchio, per poter capire di cosa si trattasse: inutile dire che non credeva ai suoi occhi.

Oltre al rossore che occupava una buona parte del suo arto, nel mezzo faceva capolino una cosa totalmente inaspettata. Per un momento, credette di stare impazzendo o di aver avuto un sogno lucido, eppure le sensazioni erano così terribilmente reali, che la sua mente razionale e da medico, disse che non poteva essere nulla del genere.
Una piuma stilizzata bianca, quasi trasparente a prima vista, era attornata dalla pelle arrossata e quasi fosforescente, come se avesse avuto una specie di reazione allergica. Ma lo studente top dell'università sapeva bene che le reazioni allergiche non si manifestavano di certo a forma di piume o chissà quali altri disegni strani.

Sembrava proprio uno di quei tatuaggi che erano tanto popolari sul suo feed di Instagram, ad inchiostro bianco, e che aveva visto di sfuggita a qualche ragazzo attorno alla sua università.
Jin sbatté le palpebre per un paio di volte per accertarsi di non stare in realtà facendo solo un brutto sogno, poiché nell'ultimo periodo ne aveva avuti di sogni davvero strambi. Si toccò il naso, nella speranza di svegliarsi, eppure non accadde nulla.
Come era possibile?
Ricordò quando fosse stata l'ultima volta che si era guardato bene il corpo, e realizzò amaramente che il giorno precedente quella...cosa non c'era. Non vi era traccia di alcun rossore o nessuna eruzione cutanea del genere.
Con un dito tremante si avvicinò alla pelle e pigiò piano sulla piuma bianca, ma una scossa di dolore pervase la sua schiena e lo costrinse a cadere per terra inesorabilmente, un po' per lo spavento, e in parte per il dolore lancinante che gli aveva provocato quella sensazione.
Cazzo se faceva male.
«Aish, ma cosa diamine è questa roba?» piagnucolò disperato Jin, ancora per terra nel suo modesto bagno.

Osservò per svariati minuti la strana apparizione sul suo avambraccio, per cercare di cogliere particolari in più e analizzarla dal punto di vista medico: proprio non riusciva a spiegarsi come, da un giorno all'altro, gli fosse spuntato un segno, un marchio sul corpo. Perché gli sembrava proprio una cosa del genere, come se qualcuno lo avesse marchiato a fuoco.
Sollevò il capo e con la coda dell'occhio riuscì a scorgere l'orologio accanto alla doccia che segnava le 7.45, e sobbalzò sul posto quando realizzò di essere in ritardo per le sue lezioni.
«Se non mi muovo farò tardi, maledizione!» esclamò alzandosi di scatto, rischiando uno svenimento improvviso, correndo in camera sua per prendere una camicia a maniche lunghe al volo, in modo da nascondere la "scoperta" infausta di quella mattina.
Come avrebbe potuto spiegarlo ai suoi genitori, ai suoi amici, quando nemmeno lui stesso sapeva dare una risposta ai suoi interrogativi?
Decise di lasciare da parte la preoccupazione, dopo aver lanciato uno sguardo rapido all'orologio le cui lancette continuavano a fare il loro corso; sospirò quindi mettendosi lo zaino in spalla e chiudendosi la porta d'ingresso al seguito.
Quella sarebbe stata una lunga e infernale giornata, più del solito.

Angolo autrice!
Che emozione ragazzi, non vedo l'ora di farvela leggere tutta. Spero che questa storia possa appassionarvi ancora, come ha fatto la prima volta, se non di più!!
Ho deciso di non mettere più le immagini per lasciarvi più liberi nell'immaginare la forma dei tatuaggi che escono!❤️

Confessor | Namjin [BTS Fanfic] RISCRITTURADove le storie prendono vita. Scoprilo ora