2 - Hypothesis

3.1K 289 13
                                    

Un fortissimo odore di disinfettante impregnava l'aria della stanza dalle pareti rosso sangue. In un vicolo sperduto di una Seoul benestante, sbucavano studi di tatuaggi ad ogni angolo, visto il trend del momento.
La Corea era da sempre stata contro quelle pratiche, a causa delle sue radici storiche legate a situazioni davvero troppo spiacevoli per il popolo coreano. Gli anni passati sotto la dominazione giapponese, avevano impresso in modo ormai permanente nella mente delle vecchie generazioni che avevano vissuto quell'inferno o a cui era stato raccontato, il fatto che chiunque avesse la pelle marchiata di inchiostro e disegni sparsi per il corpo, fosse irrimediabilmente un criminale. Uno della yakuza, insomma. Negli anni del dopoguerra fino ai primi anni del duemila, per le strade della nazione era impossibile imbattersi in una persona tatuata, anche in modo poco visibile, mentre dalla parte opposta del mondo si sfoggiavano i disegni sulla propria pelle come fossero vere e proprie opere d'arte, e non qualcosa di cui avere paura.

Negli anni a venire, e nell'ultimo periodo in particolare, con la scalata economica e di potere che aveva compiuto una piccola nazione come la Corea del Sud, anche la mentalità aveva cominciato a cambiare, influenzata maggiormente dai media e dalla scintillante realtà occidentale: così, anche lo sguardo sui tatuaggi era mutato, rendendoli ormai un accessorio di moda per giovanissimi e per qualche adulto temerario.

Era tipico ormai, quell'odore, quasi familiare per Namjoon, che passava forse il novanta percento dei suoi giorni chiuso là dentro. Non che gli dispiacesse, anzi, amava quelle quattro mura piene di disegni, ghirigori vari e forme di tutte le dimensioni: il colore nero dei segni era nettamente contrastante con lo sfondo e in qualche modo, lo rilassava.
Un ronzio continuo era l'unico rumore che si poteva udire in quell'ambiente che Namjoon adorava chiamare casa. Il ragazzo amava lavorare in silenzio, accompagnato solo dal suono della macchinetta elettrica che prontamente incideva qualcosa sulla pelle di qualche sconosciuto. C'erano solo lui e i suoi aghi, insieme alla pelle del fortunato che riusciva a farsi tatuare da lui; era rinomato ormai, nei vicoli di Myeong-dong, come uno dei migliori tatuatori. La sua mano non era paragonabile a quelle dei suoi colleghi, che lui comunque reputava bravi quanto lui, solo in un modo diverso.
Namjoon era speciale, i suoi occhi erano speciali quanto le sue dita.

Era alle prese con un cliente abituale, un uomo robusto, sulla cinquantina, un perfetto biker: aveva il corpo pieno di tatuaggi, tutti eseguiti da Runch Randa; ormai si era così affezionato al suo stile e alla sua mano che rifiutava di chiedere a qualunque altro tatuatore, che comunque non avrebbe potuto capirlo.
«Quindi sei appena tornato dal Giappone?» chiese l'uomo barbuto, ottenendo un cenno affermativo da parte del giovane tatuatore
«Avevo degli affari da sistemare. Sempre i soliti... Conti non pagati e merce non recapitata, avevo richiesto dei nuovi attrezzi ma qualcuno ha pensato di fregarmi.» rise appena, da sotto la mascherina nera.

«Sei proprio un bastardo, non lasci aria per respirare proprio a nessuno.» l'uomo ridacchiò leggermente guardando in sottecchi Namjoon, che gli riservò un sorriso sincero, prima di ribattere con tono calmo e pacato, mentre la sua mano continuava a lavorare sulla carne del cliente «Beh non posso aspettare più di tanto. Avevano bisogno di un avvertimento, e ho pensato di andarglielo a dare di persona.»
A quelle parole l'uomo ancora sotto i ferri di Namjoon rabbrividí: pensare che un ragazzo così giovane fosse immischiato in giri davvero poco raccomandabili gli fece stringere il cuore. Infondo sperava solo che non si cacciasse in guai più grossi di quelli che gestiva di solito, perché sarebbe potuto anche non ritornare al punto di partenza. Molte persone, in realtà, tenevano al tatuatore: solo che lui, per causa di forza maggiore, non voleva affezionarsi a nessuno. Non lasciava che alcuna persona entrasse nella sua vita, dopo tutto quello che gli era accaduto.
«Non c'è bisogno che te lo dica io, ma sta' attento.» replicò l'uomo barbuto, guardando seriamente il ragazzo dai capelli castani, in quel momento intento a pulire l'avambraccio del cliente dall'inchiostro di troppo con un panno umido di alcol. Namjoon sorrise d'istinto, a rassicurarlo, prima di applicare una pomata alla calendula sul nuovo tatuaggio appena realizzato, un altro marchio sulla pelle di una persona.

Il tatuatore salutò cordialmente il suo cliente prima di concedersi una pausa sigaretta più che meritata: uscì appena fuori, sull'uscio del suo studio per accendersene una e inspirare a pieni polmoni il mix di tabacco che tanto lo faceva stare bene. Quello era uno dei pochissimi momenti per sé che ancora riusciva a godersi appieno, senza pensieri e preoccupazioni di alcun tipo.
Solo lui e una sigaretta per cinque minuti.
Amava guardare i giochi che il fumo bianco creava quando incontrava l'aria fredda fuori, e pensò a come anche quello avesse una sorta di anima gemella; avrebbe anche lui tanto amato mischiarsi a qualcuno, così come faceva il fumo con il vento, e fondersi fino a diventare uno solo. Ogni volta che gli capitava di pensare al suo destino, un senso di tristezza gli si espandeva per tutto il corpo, rendendolo consapevole della sua triste verità.

Namjoon inspirò ancora il fumo, sentendosi i polmoni bruciare come non mai: il contrasto tra quella giornata fredda di ottobre e il fumo caldo che fuoriusciva dalle sue labbra creava delle piccole nuvolette bianche. Il ragazzo si perse ancora a guardarle, notando solo dopo alcuni tiri di essere arrivato già al filtro. Gettò quindi il mozzicone per terra, assicurandosi di spegnerlo con il piede e si voltò per rientrare nel suo studio, cercando di scrollarsi la tristezza di dosso con un movimento delle spalle.
Di sfuggita incontrò il suo riflesso allo specchio, soffermandosi per un momento sui suoi tatuaggi: le sue braccia così come il suo collo erano ricoperte di inchiostro di ogni colore, dalle forme più disparate. Aveva poi, sotto la maglietta, tutto il petto e la schiena ricolmi di tatuaggi, tuttavia quell'inchiostro non era il suo, né di qualsiasi altro tatuatore. Il ragazzo passò una mano a tastare la sua pelle, ruvida e martoriata e in un certo senso ripensò a come il suo involucro esterno ricordasse il suo essere interiore. Ogni volta che si ritrovava a percorrere quei pensieri gli veniva la pelle d'oca e mille interrogativi affollavano la sua mente. Spesso si perdeva nel labirinto del suo io, fino a tornare indietro a quel primo e spiacevole ricordo.

Quale sarà il prossimo?

Un rumore lo distolse dal suo flusso di coscienza e lo costrinse a girarsi verso la porta, che aveva tintinnato all'aprirsi: un ragazzo alto, dai capelli neri come la pece e dal viso mozzafiato era davanti all'entrata del suo negozio. Si guardava con aria confusa attorno, analizzando prima i disegni sulle pareti, poi il pavimento e poi finalmente il bancone, dietro il quale faceva capolino Namjoon, che era stato in silenzio per non spaventare quel ragazzo tanto simile ad una gazzella.
Nel momento in cui i loro occhi si incrociarono, la pelle del tatuatore, appena dietro la nuca bruciò, in contemporanea alla porzione di avambraccio di Jin. Ma questo nessuno dei due poteva saperlo.
Runch Randa mise su uno dei suoi migliori sorrisi, ignorando il dolore di un nuovo tatuaggio che stava andando a segnare quella poca pelle rimasta ancora candida, mentre l'altro si stringeva il braccio nel tentativo di trovare sollievo, non lasciando intendere nulla allo sconosciuto di fronte a lui.
Ignari, i due, di essere più simili di quanto pensassero, sebbene i loro aspetti fisici dicessero il contrario, lasciarono da parte i propri imbarazzi, Jin si avvicinò timido al bancone e Namjoon vi posò sopra le mani.
«Salve. Ha bisogno? » 

Angolo autrice!
Beh, qui potete cominciare a vedere come la storia sia cambiata, se ricordate bene quella vecchia!! E nulla, spero come sempre vi piaccia e vi accorgiate delle modifiche che sto facendo :)
❤️

Confessor | Namjin [BTS Fanfic] RISCRITTURADove le storie prendono vita. Scoprilo ora