Capitolo I

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Nella mia vecchia stanza dipinta con un azzurro spento e che emana un odore di vaniglia per via di alcune candele profumate che mia zia mi regala ogni anno, c'è un piccolo cavalletto con delle tele vuote su cui uso dipingere nel mio tempo libero oppure posso dedicarmi alla stesura di poesie che riescono ad emozionarmi solo nei momenti in cui mi chiudo in camera intento ad ascoltare della buona musica e a rileggere ciò che ho scritto nella mia felice solitudine.
Perché mi piace definirla felice?
Perché non saprei com'altro potrei viverla, perciò più felice mi dimostro più mi compiaccio d'esserlo...

"Quando il mio cuore
riluttante a provare
ogni singola emozione,
si sveglierà da questo
lungo torpore,
mi deciderò a credere
che anche per me
ci sarà spazio
per il sapore delle emozioni
e per sentire finalmente
ciò che recondito alla vista
e inavvertibile all'orecchio
m'è sempre parso."

Ma talvolta questa poesia scaturisce in me il pensiero di essere anaffettivo con chi dovrei abbracciare e lodare abitualmente e impassibile a ogni cosa nuova che mi si venga mostrata o posta davanti, altre volte sento il richiamo lontano del mio cuore che dà segni di vita solo nel mio petto ma che in tutto e per tutto par esser incapace di provare emozioni...

"Come soglio chiamar
la mia incapacità d'amare
e di provare emozioni?
Perché il mio cuor
par esser chiuso
come chiusa è l'anima
di chi tanto ha patito
in cuor suo,
per missioni che tanta
speranza garantivano
ma sempre dolore
causavano?
Il dolce fragore
che ogni giorno
mi ricorda il tempo che passa,
sembra quasi
indicare cambiamento
e felicità
e quasi mi sembra
che il mio cuore si sia svegliato,
ma poi torno al reale
e rimembro che da lì
non s'è più mosso..."

Il vecchio e spoglio atelier di mio nonno adibito a mo' di casa, è sempre stato un punto di riferimento per me e l'unico vero posto che io riesco ad identificare veramente come "casa", eppure prima era molto più variopinto e pieno di quadri, ma dacché mia madre per pagare l'avvocato per il divorzio con mio padre ha dovuto vendere tutti i quadri pur di raccogliere la cifra richiesta dagli avvocati, ora la casa è vuota e quasi mi rammarica non riuscire più a riconoscerla...
Chi non mi conosce, probabilmente, si fida tanto della mia immagine e pensa di conoscermi bene mentre chi mi conosce meglio sente di non conoscermi abbastanzaza ma nessuna delle due categorie sa del segreto che accompagna la mia vita e quella di mia madre; in precedenza vi ho spiegato del divorzio ma molto probabilmente non riuscirò mai a spiegarvi il motivo e anche quando mi accingo a dirlo, il mio cuore si ferma d'impulso e non mi permette di parlarne, forse perché proprio questo ha smesso di farmi provare emozioni e ogni giorno mi sembra di rincorrere l'ombra vuota di mio padre ma poi di soprassalto mi risveglio dal mio unico ricordo trasparente di lui e lì mi ricordo di non provare assolutamente nulla, al massimo dolore inespresso e cuore svuotato dalle mie emozioni pur di nascondere bene persino a me stesso il mio lato più fragile ma al tempo stesso più oscuro...
A soli due anni mio padre è sparito dalla mia vita senza lasciare tracce, forse per non farsi trovare da me, o forse perché voleva sparire per sempre così da non farmi soffrire troppo.

"Ogniqualvolta in cui
la mia anima fuggente
incontra furtivamente il tuo sguardo,
mi sembra d'aver mille volte
intrapreso un cammino solitario
e d'esser condannato all'infelicità
e rimembro che di solitudine
la mia dolce anima
è felice di nutrirsi.
E quando il tuo
perituro sguardo
che prima accompagnava
le mie giornate infanti
alla chetichella intravedo,
mi par di non aver
mai avuto un cuore
pur sentendolo battere inesorabile,               come le cadenti gocce di pioggia
nei luoghi più freddi e bui,
come se volesse scandire il tempo
della mia lenta ma fragorosa esistenza."

Pur non conoscendolo bene, sento che nella mia vita un po' ho risentito della mancanza di una figura paterna al mio fianco,eppure c'è sempre stato qualcosa che riusciva a colmare qualsiasi carenza e ciò m'è sempre parso latente,tutt'ora non mi sembra di scorgere lucidamente quel qualcosa che riesce a non farmi pesare la mancanza di un padre o forse son solamente io che mi do forza da solo e sicché sento il mio spirito indipendente ciò basta a farmi bastare e a bastarmi da solo...

"Per se stessi,
non esiste rimedio
migliore che di se stessi
e se di mal perito
hai mal patito,
trova la cura
In te stesso,
che detieni
la cura migliore
per tutti i mali
che ti son stati dati."

Ma la mia vita, apparentemente vuota e noiosa, non è sempre stata così solitaria come a voi potrebbe esser parsa, bensì, prima d'essermi isolato dal resto del mondo e di aver deciso di ignorare completamente ogni volto abituale ,che mi procura nient'altro che disprezzo per lo scorrere del tempo inesorabile che sembra sì avanzare cambiando i volti ma allo stesso tempo non sembra cambiare affatto lo svolgimento abituale delle vite delle persone che ogni giorno sembrano marciare spente e private di ogni emozione, o anche l'animo che si dimostra riluttante a cambiare le abitudini e a concedersi nuove emozioni ogni giorno, io frequentavo una scuola; ma in fondo, chi son io per determinare la sorte dei miei simili? In fondo questo continuo movimento,che percorre costantemente le strade di Parigi, sembra voler affannosamente porre la gente alla ricerca perpetua di uno scopo alla propria vita, concetto del tutto utopistico e ben lungi da quanto mi concerne, e dunque cosa potrà mai interrompere questo lungo cammino verso la felicità individuale?
Dunque cosa dicevo prima di questa digressione a livello filosofico?
Giusto, vi stavo narrando il modo in cui solevo trascorrere le mie giornate prima di tutto ciò che vi ho anteposto:
erano giornate semplici, abituali per un adolescente e anche e soprattutto monotone e prive di qualsiasi stravolgimento; ogni giorno mi recavo a scuola ,com'era giusto che fosse, allo scopo di apprendere quanto più possibile servisse per un futuro impiego ma tutto per me era monotono e sempre ripetitivo, partendo dai soliti volti che da sempre non ispirano altro che delusione, rammarico e infelicità; per poi arrivare alle solite decenti frustrate che trovano gioia solamente nell'assegnare compiti infiniti o nel mettere costantemente 3 o 4.
Ammetto di non essere esattamente portato nelle materie scientifiche, ciònonostante riesco sempre a recuperare; ma se c'è una materia che amo, forse anche per merito di una professoressa che ama il suo lavoro e che tratta i suoi studenti come dei figli, quella è filosofia.

"Quanto mi spaventa
capire d'esser uno fra tanti?
Perché la normalità
mi arreca danno
e cerco in ogni modo d'evitarla?
Cos'ho in più
rispetto alla moltitudine
di grand'uomini che
han fatto la storia?
Forse l'esser unico
significa anche cercar
spazi soavi e personali
da condividere
solo con sé stessi.
Forse per egoismo?
Forse per meccanismo di difesa?
Perché ho paura
che il tempo mi porti via tutto
e mi faccia svanire
come già con altri ha fatto?"

Vivo nella costante paura di essere dimenticato o che la mia vita finisca prima che io possa realizzare tutti i miei sogni, perciò ho deciso di viaggiare ogni giorno e non nel classico modo, bensì trascinandovi con me nei miei ricordi e nei luoghi più deserti e al tempo stesso più affollati, solo perché ho un forte bisogno di stravolgere la mia vita ora o mai più...

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jan 06, 2019 ⏰

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