I miei genitori il giorno della mia nascita, mi diedero un nome che personalmente trovo inusuale. Red. Una piccola pargoletta con i capelli rossi venne al mondo, ed ecco spiegato il motivo del mio nome, buffo no?! No..direi più scontato, nel suo essere diverso.
Ho molto amici, ma nessuno di loro si distingue come due in particolare.
Le incontro ogni giorno alla solita fermata dell'autobus, sull'abituale fidata panchina arrugginita tappezzata di vecchi cartelli pubblicitari.
Una si chiama Milly. Non che si chiami veramente così, francamente non ho mai saputo il suo vero nome, non penso le piaccia dato che si è sempre presentata così.
L'altra invece è Sheryl Greenhood, la ragazza con più voglia di vivere che io abbia mai conosciuto, ride, scherza con noi è non l'ho mai vista senza il suo ampio sorriso stampato sulla faccia.
Purtroppo quest'anno, cambiando scuola all'ultimo anno, non le potrò vedere tutti i giorni, ma sono certa che ci terremo in contatto, siamo troppo legate per perdere i contatti.
Ah! Quasi mi dimenticavo di parlarvi di Luke, Luke Parker. Mi ascolta sempre, e ogni venerdì dopo la scuola ci incontriamo in un meraviglioso parco per ascoltare musica e per spettegolare anche un po' sugli studenti.
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Era il primo giorno del mio ultimo anno di liceo, l'aria era frizzante e si sentiva ancora l'energia dell'estate tra i ragazzi frenetici accalcati davanti i portoni dell'edificio.
Notai da lontano il mio gruppo-classe quasi al completo e dopo aver salutato qualche conoscente mi ci avvicinai.
Nessuno di loro era cambiato nel corso dei tre mesi, però le espressioni erano lontane e mostravano smorfie di preoccupazione.
Li salutai e mi parvero ancora più strani. I loro toni erano spenti e lo si leggeva negli occhi che le menti stavano pensando a ben altro.
"Oddio Red, tu ci eri così amica..." - mi si avvicinó Amanda, una mia compagna di classe.
Credo di aver avuto una reazione inaspettata a questa frase dato le facce sconvolte che mi fissavano.
"Cosa? Ero? Amanda cosa stai dicendo?" - dissi rendendomi conto che quelle parole non avevano un significato.
Mi girai alla ricerca di Luke, lui mi avrebbe spiegato cosa intendeva, lui l'unica faccia famigliare assente.
"Dov'è Luke? Fa assenze già dal primo giorno?" - chiesi io per rompere quel silenzio imbarazzante.
"Red! Scusa ma di cosa parlano tutti da una settimana?!" - disse una voce conosciuta. Effettivamente non poteva sapere che ero stata in vacanza all'estero per un mese, lontana da casa mia.
"Luke ha avuto un infarto Red. Ci è rimasto!" - la medesima voce parló con una nota di disperazione sull'ultima parola.
Ero incredula, avevo sentito Luke al telefono circa un mese fa per annunciargli del mio viaggio in Brasile e per avvertirlo che non ci saremmo potuti sentire fino al mio ritorno. Per questo non credevo a quello che avevo appena sentito le mie orecchie.
"Guarda Ed, è uno scherzo di pessimo gusto"- dissi esasperata
Gli sguardi confusi che si scambiarono i miei compagni misti a compassione sembrarono più eloquenti delle parole; dopo quasi un minuto Ed si decise a parlare e disse, con tono sommesso,
"Red... guarda che non sto scherzando, lo sa tutta la scuola ormai...persino il preside ha deciso di tenere un discorso commemorativo, dovrebbe tenersi oggi pomeriggio dopo il pranzo"
Mi sentii la terra mancare sotto i piedi.no.no.no.no. Non era vero, non poteva essere vero, era un sogno, troppo irreale, da un momento all'altro mi sarei svegliata sudata nel mio letto. Le facce si fecero sfocate, i suoni ovattati... "SVEGLIA PORCA PUTTANA HAI APPENA CAMBIATO SCUOLA E GIÀ VUOI FARE RITARDO????" Il tono soave e delicato di mia sorella minore Gwen, fu come sentire un coro angelico: era solo la mia immaginazione, solo un brutto incubo, solo l'ennesima manifestazione di sensi di colpa per aver cambiato scuola senza di lui. I miei avevano scelto di cambiarmi scuola in seguito al nostro trasferimento in un altro quartiere di Londra, certo non avevo mica cambiato Paese, il nostro incontro settimanale sarebbe avvenuto lo stesso, lui non l'aveva presa male (apparentemente), ma io mi sentivo lo stesso un po' in colpa.
Spostai lo sguardo sulla sveglia: 7:40.
La scuola inzia alle 8:30. Ero già in ritardo. Mi alzai in tutta fretta facendo volare via il mio bulldog francese Sebastian; mi precipitai al piano inferiore ingurgitando i cereali al cioccolato della cocopops, facendo il gioco sulla scatola, l'occhio mi cade sull'orologio: le 7:47. Salii le scale in tutta fretta urtando mio fratello gemello Louis, che mi urló contro non proprio parole d'amore. Mi fiondai nel mio bagno, subito sotto la doccia gelata (qualcuno stava usando l'acqua al piano di sopra); con ancora i capelli umidi mi infilai i miei skynny jeans preferiti, schiariti dai ripetuti lavaggi, una t-shirt bianca larga, un felpone aperto nero e le mie Jeffrey Campbell, alte nere. Mi truccai velocemente e presi la mia borsa e corsi in macchina di mio fratello per andare a scuola.
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Red.
FanfictionPrologo In un anno sono successe più cose di quanto siano successe nella mia intera vita. Sono cambiata da così a così.