Fai tutto il casino che vuoi

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Follonica - 22 agosto 2018
Ore 04.45

C'era una crepa sul soffitto della sua camera d'hotel. Filippo non ricordava di averla notata la prima volta che ci era entrato, circa diciotto ore prima, quando lui, Lorenzo ed Alessandro avevano fatto in fretta il check-in per poi gettare tutte le valigie sul letto ed uscire sul balcone a fumare. Era una crepa strana: tagliava a metà lo spigolo e proseguiva dritta per buona parte del soffitto, per poi sdoppiarsi, colando giù da uno dei muri portanti, fin dietro ad un piccolo specchio da parete. Non che fosse pericolosa -supponeva Filippo-, ma era comunque ben visibile e il fatto che lui il giorno prima non l'avesse nemmeno notata di sfuggita la diceva lunga su quanto la sua mente paranoica lo avesse tenuto occupato nelle ultime ventiquattro ore.
Si sentiva a pezzi, come se avesse l'anima fatta a brandelli e gli stracci che colavano dal suo corpo mentre fissava senza espressione il muro color crema di fronte a sé, gli occhi stanchi che non riuscivano comunque a chiudersi. Si sentiva ubriaco, proprio quella sera che non aveva bevuto nulla. Ma forse ubriaco non era il termine più adatto. Si sentiva frastornato. Si sentiva come se gli avessero prosciugato tutta l'energia vitale, lasciando un vuoto incolmabile, una solitudine antica che impregnava quei suoi brandelli di anima scuciti e sfilacciati. Si sentiva così dannatamente arrabbiato con il mondo ed allo stesso tempo così inerme, così impotente.
"Filo, hai intenzione di spogliarti o pensi di dormire con la giacca e gli stivali addosso tutta la notte?"
La voce di Lorenzo distolse la sua attenzione dalla crepa sul soffitto, ma non potè nulla per catturare il suo sguardo. Filippo sapeva che l'amico era in boxer a fianco al suo letto, riusciva a vederlo con la coda dell'occhio, lì, in piedi, con Alessandro seduto su una poltrona poco distante, i piedi nudi poggiati su un basso tavolino da caffé.
"Va bene tutto, ma Rombo verrà a svegliarci tra tre ore" proseguì Lorenzo imperterrito e visibilmente infastidito dal suo silenzio. "Gradirei dormire senza l'ansia di te che fissi il soffitto come uno psicopatico"
Filippo mosse appena le mani, adagiandole sul ventre coperto dalla camicia ancora sudata che non si era preso la briga di cambiare quando i suoi migliori amici lo avevano trascinato ad una serata a cui non aveva poi troppa voglia di partecipare.
"Cristo, non ci posso credere che siamo di nuovo a questo punto" sibilò ancora Lorenzo, il tono preoccupato che si faceva più nervoso e scostante, mentre arretrava di un passo e quasi inciampava sul proprio letto singolo, sistemato tra quello degli altri due. "Io non ne posso più Filo, te lo giuro, ogni volta è così. Al Wind Summer Festival hai passato tutta la serata ad ignorarlo e appena é arrivato ti sei alzato per andare ad abbracciarlo come un cazzo di cagnolino abbandonato in autostrada. Per non parlare di Melfi quando quella vi si é piazzata accanto e controllava ogni vostra mossa. Fortuna che avevi detto che quello sarebbe stato il grande giorno in cui avresti provato almeno a baciarlo. Porca puttana, Filo. Il mondo é pieno di gente, non devi certo pregare nessuno per farti una scopata. Ma sarà possibile che devi fissarti con uno che si porta dietro la fidanzata come se fosse un prolungamento di se stesso? E... dannazione, Ale, vuoi dire qualcosa anche tu o devo fare tutto io?"
Alessandro soffiò via un po' di fumo che gli era rimasto impigliato tra le labbra e con il quale stava rapidamente riempiendo la stanza, nonostante la porta-finestra accanto a lui fosse aperta e piuttosto ampia.
"Ma che devo dire?" sbottò, sporgendosi per scrollare sul pavimento del balcone un po' di cenere di sigaretta. "Lo vedi come sta messo? Pensi che gli passerà se gli urli contro?"
"Penso che ci possiamo almeno provare!" Lorenzo si passò nervosamente una mano tra i capelli, inspirando bruscamente per mantenere il controllo di quella assurda e non voluta conversazione. "Cristo, che te lo dico a fare. Tu non c'eri in questi mesi"
"Cos'é adesso mi stai accusando di non esserci abbastanza?"
"Smettila, sai che non é questo che intendo. Ma questa storia va avanti da mesi, Ale. Mesi. Da quando é uscito da quel cazzo di programma ogni occasione é buona per rimuginare sull'unica persona al mondo che non può avere. Cioé ti rendi conto? Ti pare normale? Quante volte é successo negli ultimi quindici anni? Quante?"
Alessandro rimase in silenzio e solo in quel momento Lorenzo si rese conto di aver parlato troppo. Per un istante si sentì gettare nuovamente di peso in quel baratro in cui era precipitato tanti anni prima, quando Filippo era rimasto letteralmente spezzato dall'unica storia che nella sua folle esperienza di vita avesse mai contato davvero qualcosa e nessuno di loro aveva saputo come aiutarlo a venirne fuori. La ferita lasciata da quell'esperienza era ancora talmente aperta e sanguinante nel ricordo di tutti loro che gli appariva assurdo il fatto che Filippo se ne stesse di nuovo lì, dopo tutti quegli anni, a buttare la propria vita dietro ad un'altra persona irraggiungibile.
"Andatevene da questa stanza. Immediatamente"
Lorenzo ed Alessandro si ritrovarono a fissare entrambi un Filippo non più tanto assorto, che aveva adesso gli occhi chiusi ed il volto contratto e sembrava così furioso, come nessuno dei due ricordava di averlo più visto dai tempi del fallimentare contratto con la Warner.
"Filo" disse piano Lorenzo, quasi spaventato, sentendosi forse un po' in colpa per aver tirato in ballo quei vecchi ricordi quando la situazione era già piuttosto critica di suo. "Stavo solo cercando di farti ragionare"
"Beh, non ne ho bisogno, ma grazie tante per il pensiero" Filippo si mise a sedere sul letto, calciando via con un gesto brusco i propri stivaletti. "Adesso o chiudete quella cazzo di bocca o ve ne andate a fare un giro da qualche altra parte, perché io non ho bisogno di niente. Non ho bisogno dei vostri moralismi e non ho bisogno di Einar. Se ne resti pure a fare storie del cazzo con quella"
"Si okay, però datti una calmata" lo riprese Alessandro facendosi d'un tratto freddo. "Lori stava solo cercando di essere d'aiuto"
"Lascia stare, Ale" lo fermò il diretto interessato, poggiandogli una mano sulla spalla. "Non è proprio aria stasera"
Filippo lo vide raccogliere dal fondo della valigia il proprio spazzolino, per poi chiudersi in bagno, tirandosi la porta dietro con un tonfo sordo. Alessandro, ancora seduto sulla poltrona, si lasciò sfuggire un sospiro al sapore di fumo.
"No, ma si vede che non te ne frega niente" commentò con un eloquente alzata di sopracciglia. "Figuriamoci che facevi se ti importava"
Gettò poi la sigaretta nel posacenere ed uscì sul balcone, lasciando Filippo da solo in quella stanza vuota, una crepa nell'intonaco proprio sopra la sua testa ed impressa nello sguardo l'immagine dolce-amara del modo in cui Einar lo aveva guardato quella sera, da una parte all'altra di quel palco, un istante prima di sparire con lei.

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