1 Ottobre 1889, Montmartre, Parigi
Riuscire a vedere attraverso gli animi delle persone potrebbe risultare come il più difficile dei compiti per la maggior parte della gente che vive in normali quartieri, ma non per gli abitanti di Montmartre, e in particolare per uno di loro, che per qualche strana coincidenza è anche il protagonista della nostra storia.
Nel momento in cui tutto cominciò, si trovava seduto su un muretto, intento ad osservare come la giornata susseguisse, ormai sempre più disinteressato a quello che sarebbe dovuto essere il suo intento, cioè trovare un'adeguata conclusione all'opera a cui lavorava ormai da mesi.
"Il problema di Montmartre è proprio questo, riesce a distrarre chiunque, perfino il più imperterrito degli uomini" pensò, mentre la scomposta aura dei passanti lo turbava di più ogni quanto dieci minuti si aggiungevano all'ammontare del tempo che aveva già perso.
Henri, era questo il nome del nostro protagonista, si divertiva a sentirsi chiamare dagli altri "artista", "poeta" e "scrittore" quando in realtà ciò che era veramente era un semplice cantastorie senza chitarra e senza voce, colui che viveva continuamente nella propria testa sogni di realtà passate e future, la cui mente giocava con il cambiare ambientazione e periodo storico il più velocemente possibile, non dandogli neanche il tempo di buttare giù i propri pensieri.
La mente di Henri viaggiava alla svelta, vento sbatteva continuamente sulle vele spiegate della sua fantasia, e lui non riusciva a starle al passo senza fermare con lei il suo corpo e le sue azioni nel momento in cui decideva di trasformare ogni pensiero prodotto in arte.
Eppure, c'erano giornate, giornate come quella, in cui il cervello di Henri si spegneva e lui si ritrovava all'improvviso arido e senza risorse, le sue storie di magia e amore lo abbandonavano per fare spazio alle paturnie, a quelle giornate in cui era triste, i momenti in cui i muri inespugnabili costruiti dalla sua immaginazione così tendente alla fiducia nel futuro e nell'uomo buono crollavano, lasciando il posto a ricordi dolorosi di lotte e di abbandono, che lo terrorizzavano da quando era bambino, e che ancora oggi alle porte dei suoi 24 anni, non smettevano di farlo tremare e di azzerare le sue barriere, tutto ciò che gli rimaneva davanti a un mondo di mostri costruito da mostri.
Henri era arrivato a Parigi da poco, ed era stato trascinato lì non da motivi di lavoro e di povertà, ma dall'insaziabile bisogno di conoscere il progresso, e cosa c'era di più nuovo nel mondo se non Montmartre, con le sue vie colorate, chiassose, la rivoluzione Bohemienne che si affacciava da ogni finestra e da ogni balcone del quartiere per chiamare alla propria tavola ogni passante, vecchio o giovane che sia?
Appena aveva varcato l'Arc du Triomphe e saggiate sotto la suola degli stivali le strade della capitale, era riuscito a sentire i valori della rivoluzione nell'aria, tutto ciò che avrebbe voluto vivere da sempre si era finalmente fatto strada in lui, e non riusciva più ad immaginare la sua vita lontana da quel posto che profumava di arte, libertà e verità. Ma soprattutto, ciò che aveva portato Henri a viaggiare alla volta dell'Ile-de-France, di Parigi, era stato l'amore, lui che non lo aveva mai conosciuto poteva vantarsi di capirlo, di percepirlo negli occhi di chi gli stava intorno, come se fosse parte dell'aria, un nuovo elemento nella composizione della terra.
Sapeva che la sua ossessione per l'amore non era nata dal bisogno di riceverlo, ma dal bisogno di celebrarlo e di renderlo arte, e secondo lui il mezzo più importante era l'osservazione, accompagnata poi da una macchina da scrivere e parole ben combinate, con una musicalità tutta propria e magia nascosta dietro ai segni di punteggiatura.
Nonostante tutto, Henri stava riscontrando dei problemi nello scrivere l'opera che l'avrebbe reso famoso e l'avrebbe fatto ricordare in eterno nei libri d'arte, di letteratura e di teatro, semplicemente perchè si era appena reso conto che mancava l'ultimo tassello, il pezzo mancante per completare ciò a cui stava lavorando, qualcosa che non poteva imparare con le enciclopedie e che non avrebbe sostituito con una scontata citazioni dai poemi omerici: Henri non era mai stato innamorato!
Fermandosi dall'ascoltare l'interminabile turbinio di emozioni e pensieri che si faceva strada fra le pieghe della sua già abbastanza confusa mente, il nostro protagonista volse lo sguardo prima a destra e poi a sinistra, osservando tutto ciò che si trovava davanti a lui.
Vedeva una piazza che ormai conosceva meglio dei luoghi in cui era cresciuto, la quale straripava dei soliti venditori ambulanti che urlavano ai passanti nel loro francese dialettale che anche lui stentava a capire, mentre dal negozio di tessuti che si trovava all'angolo fra la piazza e una stretta via in salita che Henri conosceva come la "Via da dove arrivano gli sconosciuti" uscivano delle elegantissime ragazze inglesi che parlavano invece un francese maccheronico, e che erano addirittura seguite da un maggiordomo, un cameriere, uno chaffeur. Henri non sapeva esattamente come definire qualcuno che ti accompagni ovunque tu vada soltanto per farti comodo, e non sapeva neanche che cosa delle ragazze del genere potessero farci a Montmartre.
Montmartre: il quartiere del peccato. Per Henri il vero peccato sarebbe stato non poter amare quel luogo, cuore dellla Ville Lumière e anima di tutti i sognatori e degli artisti. Che poi, si disse con un sospiro, sono la stessa cosa.
Allora il giovane artista e sognatore di cui stiamo scrivendo guardò per terra, e con sorpresa sua e di ogni suo pensiero, o sproloquio, che gli girava ancora per la testa, vide una pozzanghera d'acqua limpida, frutto di qualche miracolo voluto dal cielo, poiché trovare una piccola porzione della terra di Montmartre che non fosse esasperatamente sporca e segnata dagli zoccoli dei cavalli era piuttosto difficile nei tempi di cui si racconta.
E allora si osservò in quello specchio, il cuore aperto e la mente serrata davanti alla sua immagine chiara, con dietro le spalle la confusione di una nuova casa costruita con la fantasia e sopra la testa il sole autunnale di Parigi. Henri socchiuse leggermente le labbra e guardò i suoi occhi verde chiaro, altri due specchi oltre quello che aveva ai piedi, occhi che parlavano d'amore e di verità quasi quanto faceva la sua mano che impugnava la piuma e scendeva furiosamente sulla carta con l'inchiostro nero, sangue di cuori malvagi; poi si spostò verso le labbra, sottili e rosse, incastonate nel suo viso chiaro e lentigginoso, contornato dai capelli lisci e castani che gli si fermavano sulla fronte disordinatamente.
Improvvisamente si rese conto che quello che vedeva riflesso nella pozzanghera ai suoi piedi era proprio lui, e non qualcun altro, e per la prima volta da quando aveva cominciato a concentrare ogni sua anche minima energia nella scrittura, capì che il protagonista dell'opera che portava avanti da mesi doveva essere lui. Nell'esatto istante successivo alla sua realizzazione, rialzò lo sguardo, guardò di nuovo prima a destra e poi a sinistra, e vide il mondo cambiato. Montmartre era cambiata, la piazza era cambiata, gli alberi che si intravedevano in lontananza erano più verdi, e forse, addirittura il sole brillava più intensamente, riscaldando quella strana mattinata di fine ottobre con un calore inaspettatamente estivo.
Allora Henri si alzò da quel muretto su cui si era seduto a rimuginare praticamente ogni giorno nell'ultimo mese, e appena sentì la terra salda sotto i piedi gli sembrò di poter conquistare il mondo da un momento all'altro, o almeno di poterlo cambiare con le sue parole. Si sentì potente, per la prima volta nella sua vita, nel posto giusto al momento giusto, felice di essere lì, a Montmartre, felice di essere uno squattrinato cantastorie senza chitarra e senza voce.
Non seppe mai se quel momento che per i primi secondi sembrò eterno sarebbe potuto continuare per il resto della giornata, della settimana o magari anche per tutta la sua vita, perchè venne investito dalla limpida acqua, madre della sua realizzazione, in pieno viso, mentre si ritrovò il resto del corpo, e anche l'unico completo che possedeva, completamente ricoperto di fango e terra sporca.
Una figura a cavallo sfrecciava su per la "Via da dove arrivano gli sconosciuti", ma nessuno sembrava essersene accorto tranne Henri, che era stato inzuppato dalla testa ai piedi.
Rimase scioccato per qualche altro secondo per poi spostare lo sguardo sulla persona a cavallo, che, in silenzio, si girò e incastrò i suoi occhi in quelli di Henri, sorridendogli come per scusarsi, per poi girarsi e continuare per la sua strada, facendo correre il cavallo come se avessero a inseguirli tutti i mostri e i cattivi di questo mondo.
Henri, quasi spinto da una forza invisibile all'indietro, si lasciò ricadere sul muretto, con le mani congiunte in grembo e le gambe accavallate, non curandosi dallo sporco che lo ricopriva.
E così, la giornata continuò com'era cominciata.
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"Montmartre in love" ➽ Tematica Gay
Historical FictionIn una giornata uguale a tutte le altre un giovane scrittore viene investito per la prima volta nella sua vita dalla realizzazione che cambierà il suo mondo, mentre un altro giovane dall'occupazione non specificata sfreccia a cavallo per le strade d...