Hyungwon, durante il tragitto, si mordeva il pollice agitato e preoccupato: sentiva il dolore della gamba del suo ssang e, per quanto l'albino avesse una bassa soglia del dolore, era insopportabile.
"Smettila di morderti così forte il pollice, starei guidando." Disse Hoseok, svegliando il più giovane dal suo stato di trance.
"S-scusa hyung" mormorò il ragazzo alto "stavo solo riflettendo a quanto male deve farti la gamba..."
"La gamba è il fastidio minore, in questo momento..." bisbigliò Hoseok, trafficando nelle tasche del suo giubbotto in cerca della pistola "abbiamo ospiti dietro il culo."
L'auto che avevano alle calcagna, indentificati i due ladri, accese le sirene e diede gas, nel tentativo di scontrarsi con la loro vettura. Hoseok digrignò i denti e, senza un minimo di preavviso, afferrò Hyungwon e lo spinse al posto del guidatore, mentre lui sgusciò al lato del passeggero.
"Il pedale dell'acceleratore è a destra, prima di accelerare cambia la marcia e metti la terza: poi dai gas" disse Hoseok tutto d'un fiato "pensa solo a correre e filerà tutto liscio."
A quelle parole, Hyungwon, si sentì mancare ma fece quanto gli fu detto: ingranò la marcia e dette una forte accelerata che lo fece sporgere leggermente in avanti; con la coda dell'occhio vide Hoseok abbassare il finestrino e caricare la sua pistole: cosa diavolo aveva intenzione di fare?!
Ma lo capì non appena sentì una gomma esplodere e lo stridore delle gomme, lanciate a tutta velocità, contro l'asfalto: aveva sparato contro la polizia e stava preparando un altro colpo per far perdere il pieno controllo dell'auto all'agente che guidava.
Uno.
Due.
Tre colpi furono sparati e la volante non aveva più ruote per continuare la sua corsa, qualche sparo arrivò anche a loro, ma andarono a colpire la carrozzeria: i poliziotti hanno proprio una pessima mira.
"Ehi!" Gridò il moro "questa macchina è la mia bambina, non permettetevi mai più di ferirla!"
"Hoseok!" Strillò Hyungwon, in preda al panico considerato che doveva svoltare a destra e non sapeva minimamente come fare; cogliendo il fatto che l'altro fosse fin troppo preso con la pistola, i proiettili e l'adrenalina, il più giovane si ritrovò costretto a svoltare così bruscamente da far sollevare un lato della loro auto. Non era successo nulla di grave, vero? Perse il controllo. La vettura cominciò a sbandare di qua e di là fino a che, l'ultima cosa che l'albino fu in grado di vedere, fu un palo della luce.Il buio gli stava facendo compagnia, alla fine, in un certo senso si sentiva protetto da esso, avvolto e scaldato; in quell'oscurità i suoni erano ovattati, gli odori erano flebili e le immagini non esistevano.
Tutto era semplicemente buio.
I 5 sensi era inutili, non esistevano.
Sembrava che il buio lo stesse proteggendo.
Ma, ad un tratto, un acuto e fastidioso fischio nelle orecchie gli concesse di ascoltare un piccolo sprazzo di realtà.
"...li abbiamo trovati qui, abbracciati. La macchina è sfasciata." Disse una voce roca e maschile, completamente sconosciuta.
"Ricercati o meno, ora hanno bisogno di cure. Portateli via di qui." Questa volta era una voce più stridula e, sicuramente, femminile: anch'essa era sconosciuta.
Hyungwon si intimò di allontanarsi dal buio, ma quello si insinuò ancora di più nella sua vista, come se gli stesse sussurrando "non guardare, ti pentiresti di averlo fatto." e, così, l'albino si limitò ad avere piccole percezioni di ciò che stava succedendo attorno a lui; udì dei passi pesanti, da uomo, avvicinarsi cautamente a lui e, poi, sentì il suo corpo sollevarsi completamente da quel terreno ruvido e duro per poi essere appoggiato ad una superfice più soffice, che dedusse fosse un materasso, e fu alquanto confortante sentire, anche, la presenza di una coperta che gli riscaldava il corpo infreddolito e pesante.Quando Hyungwon aprì gli occhi, la prima cosa che vide fu del bianco terrorizzante e, al tempo stesso, fastidioso che gli fece arricciare il naso e strizzare gli occhi.
"Diamine Hyungwon" pensò fra sé e sé "per una volta, abbi un po' di coraggio." e spalancò gli occhi, la sua vista era ancora un po' offuscata per via dell'oscurità che lo aveva affiancato fino a quel momento, ma riconobbe che tutto il bianco che aveva visto appena riaperti gli occhi, apparteneva ad un soffitto.
Girò la testa verso sinistra e vide una finestra con le tende tirate, che trapelavano solo dei deboli raggi di sole, e poi la girò verso destra, vedendo macchinari per misurare la pressione, per monitorare il cuore ed infine si accorse, non appena tentò di muovere il braccio destro, che esso era stato bucato da un ago che era collegato ad una flebo.
Si trovava in ospedale.
Ma perché?! Cos'era successo?! Chiuse gli occhi, massaggiandosi la base del naso per ricordare meglio e poi gli venne in mente: l'auto che scivolava da una parte all'altra della strada, il palo della luce e poi il buio.
Si guardò ancora una volta intorno, cercando Hoseok, ma non era con lui: lui era solo in quella stanza, o almeno credette di essere solo fino al momento in cui vide un uomo, probabilmente sulla trentina, seduto al lato opposto della stanza. Era talmente immerso nella lettura e nel ripiegare le pagine appena lette, come solo un perfezionista maniaco dell'ordine farebbe, che si accorse di Hyungwon sveglio solo quando sentì le coperte spostarsi bruscamente.
Incrociò lo sguardo con quello dell'albino e un sorriso falso prese vita su quel volto spigoloso e dalla pelle ambrata; richiuse il libro con uno scatto e lo ripose sul tavolino poi, con calma, si sporse in avanti e puntò i suoi gomiti sulle cosce prendendosi il volto fra le mani.
"Buongiorno WonWon" quello pseudonimo gli faceva ancora più schifo di quanto si ricordasse "come stai?"
"Non potrei mai stare meglio." Disse Hyungwon con voce neutrale e priva di sentimento. Solo freddezza "dov'è Wonho?"
"Il tuo ssang è nella stanza accanto alla tua" il falso sorriso dell'uomo non accennava a sparire "non si è ancora svegliato. Quanto è dannatamente debole, non gli darei più di 18 anni." Ridacchiò.
Oh, se davvero credeva in quello che diceva, voleva dire che non conosceva affatto Hoseok: quella era la tipica affermazione che avrebbe detto qualcuno che non l'ha mai visto in azione perché troppo occupato a dormire (o leggere) nel suo ufficio.
"Prima che tu possa anche solo pensare a dire qualcosa" lo risvegliò dai suoi pensieri l'agente "tu e Wonho siete in arresto: ma, solo perché sono magnanimo, vi lascio prima rimettervi qui in ospedale, verrete rimessi a nuovo giusto giusto per essere pestati in carcere. Già, perché abbiamo raccontato alcune cose che hanno fatto imbestialire tutti i carcerati: quegli stronzi vi faranno a pezzi e non verrete nemmeno curati là dentro." Ghignò divertito il poliziotto, guardando negli occhi il più giovane.
"Ok." Disse, con la stessa neutralità, Hyungwon sdraiandosi di nuovo e coprendosi con le coperte fino al collo.
"Come hai detto?!" L'agente era rimasto sconvolto dalla risposta e dal tono dell'albino, e quell'emozione lo fece scattare in piedi.
"Ho detto: ok." Ripeté il secondo leader, chiudendo gli occhi e rilassandosi al punto tale da far riemergere il sonno da chissà quali meandri.Quando Hoseok si risvegliò era notte fonda: la luna illuminava la stanza in cui alloggiava e il silenzio che vi era presente rilassava la testa del moro facendogli quasi tornare il sonno.
"No Hoseok" sussurrò il leader "devi capire dove ti trovi."
Col chiarore della luna riuscì a distinguere l'ago che aveva piantato nel braccio destro, il fastidioso bip che serviva a monitorare il suo cuore gli era di fianco e tutto faceva ricondurre ad una stanza d'ospedale.
"Oh fantastico" si mise seduto e si massaggiò la testa "devo trovare Wonnie adesso. Nessun'altra priorità." Guardò l'ago, strinse i denti, e si sfilò l'ago con velocità assurda. Il dolore ci fu e, infatti, sentì una voce a dir poco familiare gemere di dolore dall'altra parte del muro.
Hyungwon.
"Molto più facile di quel che credessi." Disse Hoseok, zoppicando fino alla porta chiusa della sua camera e sbirciando.
Le luci erano tutte spente e sembrava che non ci fosse nessuno nel raggio di metri, così aprì la porta e sgusciò fuori dirigendosi alla stanza affianco alla sua. La aprì e trovò Hyungwon intento a piagnucolare per il dolore che gli aveva provocato il leader.
"Wonnie" sussurrò Hoseok, richiudendo la porta e avvicinandosi al ragazzo alto "smettila di frignare, non è stato così traumatico avanti!"
"H-hyung" mugolò l'altro "ha fatto tanto male, invece! Io ho paura di togliere il mio ago..."
"Lascia fare a me, tu pensa solo a stringere i denti e a pensare a qualcosa che ti faccia stare bene." Il più anziano si posizionò dietro di Hyungwon e prese l'ago, sfilandolo velocemente dalla vena del suo ssang. Era decisamente una femminuccia, infatti si accartocciò sul petto di Hoseok e piagnucolò ancora.
"Dobbiamo scappare di qui." Gli accarezzò la testa albina, arricciando qualche ciocca.
"Aspetta" disse Hyungwon, staccandosi da quell'abbraccio e guardando dritto negli occhi Hoseok "devo dirti una cosa molto importante."
Il più giovane spiegò tutto ciò che l'agente gli aveva detto quel pomeriggio e si aspettò una reazione furiosa dell'altro, ma quella non arrivò mai.
"Va bene" disse, dopo aver ascoltato tutto il discorso, il moro "faremo credere che ci stiamo con la "cattura" ed evaderemo di prigione. Sai? Non è la prima volta che vado in gattabuia e non è nemmeno la prima che evado." Concluse, dando a Hyungwon un delizioso bacio sulla fronte che gli fece scendere un brivido di piacere lungo tutto il corpo.Nota Autrice:
Omf eccomi qui with a new chapter. Boh non lo so, c'ho messo relativamente poco a scriverlo e perciò avrà un sacco di errori e merdate varie smh
Ditemi che ne pensate e ringrazio tutti coloro che stanno leggendo ciò che la mia mente bruciata elabora, cioè davvero siete preziosissimi e basta amen e ramen.
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ᴏʜ, ᴛʜᴀᴛ ᴛᴀᴛᴛᴏᴏ - ʜʏᴜɴɢᴡᴏɴʜᴏ
FanfictionIn un mondo in cui si viene battezzati con un tatuaggio, esiste un gruppo di persone che il tatuaggio ce l'hanno uguale e queste persone sono delinquenti che operano a favore delle persone povere e bisognose.