Gli Stray Kids lasciarono andare Hyungwon, ritenendolo innocuo senza la sua squadra; in effetti pure l'albino stesso sapeva di essere inoffensivo, era troppo distrutto persino per provare anche solo a difendere la sua stessa pelle.
Non ritornò nemmeno a casa, dato che quell'abitazione perse il suo significato di casa, ora, per il ragazzo alto, sarebbe stata solo una struttura vuota e triste; vagava per la città a testa bassa, con il cappuccio di una felpa nera e consumata a coprirgli la testa e le vecchie vans piene di chilometri macinati dai piedi infreddoliti del ragazzo.
"Ormai" pensò Hyungwon, seduto su una panchina di un parco giochi, mentre osservava con occhi stanchi e malinconici i bambini che si divertivano a rincorrersi "dovrei solo raggiungerli." L'ultima frase la pensò ad alta voce e, un bambino che era vicino a lui, lo sentì e si sedette accanto al giovane adulto.
"Se questo ti potrebbe rendere felice" pronunciò il bimbo, facendo ciondolare le gambe nel vuoto che vi era tra i suoi piedi e il terreno "seguili."
L'albino stette a guardarlo per qualche secondo, poi tornò a fissare dritto avanti a sé "non è così facile seguire i miei amici: sono andati tanto tanto lontano."
Il piccolo girò lo sguardo verso l'albino e sorrise, un sorriso genuino che fece scendere un brivido lungo la schiena di Hyungwon "gli amici non sono mai troppo lontani per essere raggiunti!" E subito dopo corse da un altro bambino, abbracciandolo forte e ridendo mostrandogli che i veri amici sono sempre vicini nella lontananza.
Hyungwon si alzò dalla panchina, salutò il bambino e il suo amichetto e si incamminò nella direzione opposta.Era tardo pomeriggio, le ombre si estendevano sulla strada come se fossero dei disegni fatti con la china, i colori del cielo cambiavano sfumatura al passare dei minuti e tutta la città aveva assunto una piaga magica, quasi mistica.
Hyungwon non aveva smesso di camminare, i suoi piedi si muovevano meccanicamente sulla strada, dirigendosi verso mete sconosciute.
Si fermò davanti ad un combini, la fame che gli stava lacerando lo stomaco gli intimava di entrare in quel negozio per spendere i suoi ultimi spicci in cibo, per carità sempre soldi ben spesi sono, ma avrebbe voluto risparmiarli per andarsene dalla città.
"Va bene stomaco" sussurrò, poggiando una mano sull'addome "hai vinto tu." Ed entrò nel negozio facendo trillare il campanellino posto sopra la porta d'ingresso.
Il cassiere era troppo impegnato a messaggiare per degnare di un solo sguardo l'albino che, con fare maldestro e timido, slittò nel reparto patatine e snack di vario genere e gusto; afferrò un pacchetto di patatine al bacon e due barrette di cioccolato: quella sarebbe stata la sua cena per quella sera.
Si avviò alla cassa quando, con la coda dell'occhio, intravide una figura che gli parve fin troppo familiare.Un sorrisino sghembo.
Uno sparo.
Un vetro rotto.
Grida.
Sirene della polizia che si avvicinavano.
Era successo tutto troppo in fretta, Hyungwon non ebbe nemmeno il tempo per razionare ciò che era effettivamente accaduto, per riconoscere il suo killer che aveva tentato di sparargli, per capire come avesse fatto a sfuggire al proiettile e come si stesse ritrovando a correre il più lontano possibile stringendo tra le braccia il cibo.
Si addentrò in un vicolo buio, che puzzava di alcool e malavita e riprese il fiato, guardandosi attorno accertandosi che nessuno lo avesse seguito.
Scavalcò la vecchia recinzione, addentrandosi in un vecchio quartiere abbandonato: il palazzo più alto era malridotto, le finestre erano tutte rotte, l'intonaco cadeva a pezzi e l'edera aveva presso il possesso della struttura. Infilando nella tasca dei jeans le due barrette di cioccolato, aprì il pacchetto di patatine mentre salì le scale del vecchio palazzo spoglio.Raggiunta l'ultima rampa, ebbe anche terminato l'ultima barretta rimastagli ora aveva sete, ma decise di ignorare quella sensazione.
Si godette la brezza serale che lassù gli scompigliava leggermente i capelli bianchi, chiuse gli occhi beandosi della sensazione che gli dava quella serata limpida e fresca.
Forse, pensò con ancora gli occhi chiusi, dovrei ascoltare quel bambino.
Riaprì gli occhi, fissò la maestosa distesa di luci e suoni dinnanzi a lui, si avvicinò al bordo dell'edificio e il suo sguardo lo percorse per intero arrivando al terreno.
Era alto, abbastanza alto.
Sorrise, sorrise al pensiero che magari avrebbe rivisto i propri amici.
In fondo, era vero che i veri amici non erano mai troppo lontani.
Prese un respiro profondo, allargò le braccia e il naso puntò al cielo "ora non mi mancherete più" sussurrò alle stelle, ancora con il sorriso stampato sulle labbra prorompenti "non mi mancherete mai più." E si gettò nel vuoto.Non seppe il motivo esatto per cui il suo corpo si fosse spente qualche attimo prima che toccasse il suolo, forse per graziarlo e non fargli sentire il dolore dell'impatto contro il suolo, forse perché era così esausto che era svenuto, forse solo perché doveva andare così ma fatto sta che prima dell'impatto il suo corpo si spense, si sgretolò, perse la sua anima ancor prima di essere realmente morto.
Nota Autrice
Sono tornata!!! Sì esatto, sono tornata, colei che vi farà frignare anche il cane è tornata!! Non so se io vi sono mancata, non so se questa storia vi è mancata ma vbb dovete sopportarmi ancora purtroppo,,, vi amo amen e ramen.
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ᴏʜ, ᴛʜᴀᴛ ᴛᴀᴛᴛᴏᴏ - ʜʏᴜɴɢᴡᴏɴʜᴏ
FanfictionIn un mondo in cui si viene battezzati con un tatuaggio, esiste un gruppo di persone che il tatuaggio ce l'hanno uguale e queste persone sono delinquenti che operano a favore delle persone povere e bisognose.