GATTI SUI TETTI

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Spalanco la finestra,

e sovra i tetti in faccia

alla mia stanza, nel grigior dell’alba

entro la luce scialba,

benché l’aria sia diaccia,

stan due gatti e si guardan miagolando.

Le vostre pene, o care bestie amiche,

molto compiango e vi darei ristoro,

ma non sapete che il silenzio è d’oro

per le umane fatiche?

Miagolerete, dite, fino a quando?

Ma la pace non viene

e forse di lor pene

fatti più acerbi ed anche più feroci

mescono sbruffi, acuti sgraffii e morsi.

E quei del vicinato tutti accorsi

— la famiglia dei gatti è numerosa —

discutono la cosa…

Fin presso la grondaia il più piccino

è scivolato ed io mi dico: è morto!

Ma no, che per miracolo risorto,

agguanta l’altro e giù lo scaraventa…

La famiglia dei gatti tutt’attenta

applaude al vincitore,

poiché pure tra i gatti il vinto ha torto

e perduto ha l’onore.

Torna il silenzio. Guardo. Già lontano

ogni gatto scompare discutendo,

e le lor voci ormai più non intendo.

Quand’ecco, una penombra, di soppiatto,

esce da un abbaino…

Ma il vincitore che si lecca i baffi,

benché malconcio, il muso tutto a sgraffi,

corre presso la bella del suo cuore…

onde la mia finestra chiudo in fretta

per salvar la morale

e l’etichetta.

Non darti l’aria, o cuore,

di rigido censore

ché fosti gatto e ancora lo sarai,

e sovra i tetti andrai

miagolando alle notti azzurre e pure

tutto il dolore delle graffiature.

l'ANIMALE PIÙ BELLODove le storie prendono vita. Scoprilo ora