1. Let the Christmas spirit ring.

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Buonaseraaaa!
Forse vi mancavo o forse no, ma sono di nuovo qui per pubblicare questa nostra storia. Per coloro che non mi seguono su Twitter (@/sweetenershar) comunico che si tratta di una mini-long che ho deciso di dividere in tre parti. La seconda parte la pubblicherò il 24 dicembre, mentre la terza e ultima parte il 30.
Non vi rubo altro tempo e vi lascio leggere, se vi va fermatevi a leggere anche le note finali.
Buona lettura!













01. Let the Christmas spirit ring.



Non appena la sveglia suonò in maniera incessante, Louis nascose il volto tra le pieghe del cuscino e mugugnò infastidito.

Ogni mattina era sempre la stessa storia. Quando quel suono rimbombava nella stanza, Louis impiegava più tempo del previsto per togliersi le coperte dal corpo e abbandonare il letto. Quel sabato, però, la voglia di farlo era inesistente. Era troppo stanco perché aveva passato tutto il giorno prima al negozio, insieme al suo capo e ai suoi colleghi. Toys R Us era infatti rimasto chiuso per poter permettere ai dipendenti di sistemare gli addobbi natalizi, cosicché per l'arrivo di Dicembre tutto sarebbe stato perfetto agli occhi dei clienti. Ed era stato un lavoro alquanto faticoso, Louis era tornato a casa a mezzanotte inoltrata e nonostante fosse stanco morto, si era comunque fatto una doccia veloce e subito dopo si era messo a letto, addormentandosi in meno di cinque minuti. Ecco perché quel mattino oltre alla voglia, non aveva neppure le forze per alzarsi.

Ma purtroppo doveva, quindi allungò un braccio verso il comodino e spense la sveglia, stropicciandosi un occhio e continuando a mugugnare, come se lamentarsi potesse servire a qualcosa. Si tolse le coperte dal corpo, sbuffando, e si mise a sedere, guardandosi per un momento intorno, con gli occhi socchiusi.

«Chi ti ha dato il permesso di salire e dormire sul mio letto?» domandò con voce assonnata e rauca, ottenendo in risposta un piccolo verso di lamento, accompagnato da un'espressione da cucciolo bastonato. Quindi Louis roteò gli occhi fingendosi infastidito, ma un piccolo sorriso si formò sulle sue labbra e allungò una mano verso chi aveva riprodotto quel suono, affondando le dita in un pelo morbidissimo. «Per oggi va bene, sono troppo stanco per arrabbiarmi. Ma non farci l'abitudine Cliff, d'accordo?» il cane non fece nulla e non mosse il muso che teneva poggiato sulle coperte, sul lato libero del letto matrimoniale. E Louis scrollò le spalle, perché almeno non gli aveva dormito addosso. Molto probabilmente il suo cane aveva imparato a conoscerlo così tanto bene in quei quattro anni, che sapeva che non lo avrebbe sopportato e che aveva bisogno di un ampio spazio personale anche, e soprattutto, durante la notte.

Quando Louis finalmente si alzò, lasciando dormire ancora per un po' Clifford sul suo letto, si mosse con estrema lentezza. Anche quando si ritrovò in bagno, davanti al lavandino per lavarsi i denti, o quando si tolse il pigiama per indossare una tuta e un maglione che lo tenessero al caldo, lo fece ad occhi chiusi e fiaccamente. Forse la cosa positiva dell'essere ancora in dormiveglia era che, quando portò Clifford fuori e ripulì le strade da ciò che ci aveva appena lasciato, lo fece senza emettere versi di disgusto e senza insultare affettuosamente il suo cane, ordinandogli di mangiare di meno la prossima volta.

Neppure il suo giornaliero caffè Mocha, che prese circa mezz'ora dopo alla tavola calda vicino casa sua, riuscì a svegliarlo completamente. Infatti, superò la porta scorrevole del negozio sbadigliando, tenendo stretto tra il palmo della mano il suo bicchiere colmo ancora per metà di caffè. Camminò verso gli spogliatoi come se fosse un automa, o forse era meglio dire come se fosse un sonnambulo.

«Buongiorno, Louis» e anche al saluto di un suo collega, riuscì a rispondere con un solo e breve cenno del capo, non sicuro di riuscire ad articolare una frase di senso compiuto in quel momento.

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