Prologo

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Dire che l'anno scolastico che i nostri protagonisti avevano affrontato più di sei anni fa, sia stato facile, sarebbe l'equivalente di una grossa e grassa bugia. Era stato tutt'altro che facile, anzi. Ma io, narratore onnisciente non vi sto a raccontare cos'è successo, perché ormai è meglio cominciare.

Era un giorno piovoso di maggio, a San Francisco quando Dean Moore entrò con quella sua solita aria da star del cinema, in un bar, chiamato "Sparking", o almeno, così diceva l'enorme scritta neon verde che per leggere servivano gli occhiali da sole.

Si sedette svogliatamente su uno dei divanetti in fondo al locale, e cominciò a controllare qualcosa sul telefono, e niente e dico niente lo avrebbe costretto ad alzare gli occhi da quell'apparecchio elettronico, nemmeno il fondoschiena gonfiato della cameriera che gli passò davanti minimo cinque volte, se non una voce squillante che avrebbe riconosciuto tra mille.

- Come non avete la cannella! La panna non può essere senza cannella!- era sicuramente lei

- Signorina mi dispiace ma...-

- Nessun ma! È inammissibile!-

Dean si alzò di scatto, quasi facendo cadere il suo telefono. Cosa fanno le donne agli uomini!

- Leila? Leila Clarke?-

La brunetta si voltò facendo scontrare i suoi occhi neri con quelli del ragazzo.

- Oh. Mia. Borsetta! Dean! Che ci fai qui?- Leila si avvicinò a lui con un sorriso smagliante dipinto in faccia, che era disegnato come sempre, perfettamente.

- Un contatto anonimo mi ha mandato un messaggio di venire qui, oggi a quest'ora- il ragazzo si mise le mani in tasca

- E tu avresti risposto a un contatto anonimo?- Leila alzò un sopracciglio divertita

- Ehm sì

《Bravo hai fatto la figura dello scemo con la tua ex ragazza, che credevi aver dimenticato da anni!》pensò Dean.

- Sta tranquillo, il messaggio è arrivato anche a me. A un certo punto quando ti ho visto, ho pensato che fossi stato tu a mandarmelo

I seguenti cinque minuti seguirono con un silenzio criptico, che comprendevano il boccheggiare dei due ragazzi, che aprivano bocca ma non mettevano nessun suono, non sapendo cosa articolare.

Quel stare zitti venne interrotto da una risatina isterica, e il suono del ticchettio di un paio di tacchi di scarpe scarlatte sul pavimento di marmo.

- Non ci credo la parodia di Bonnie e Clyde! Anche voi qui!- fu a parlare una voce femminile piacevole come il suono delle unghie sulla lavagna.

Subito i due si girarono verso l'entrata del bar e videro due figure: una donna alta, con il fisico atletico e con i boccoli armati che scendevano sulle spalle, e un uomo leggermente più basso di lei, con capelli biondo ramato pettinati all'indietro con un chilo minimo di gel e con indosso un vestito blu con camicia e cravatta abbinata. Era di statura media, e quei capelli inconfondibili, come se una mucca glieli avesse leccati.

- Jennifer Darley, simpatica come sempre- esclamò Leila stizzita

- Ed è qui che casca l'asino!-

La figura maschile si avvicinò rivelando la persona che un tempo era il quarterback della squadra di football. Niente meno che Clark King.

- È Jennifer King adesso- esclamò Clark mostrando le fedi nuziali che portavano e sfoggiavano per fare ancora di più gli snob.

Le mascelle dei cosiddetti Bonnie e Clyde si staccarono e caddero a terra con un tonfo inimmaginabile.

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