One shot.

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Lacrime calde le rigavano le guance dai lineamenti dolci, quasi fragili, e i suoi bellissimi occhi scuri parevano aver perso qualsiasi rimasuglio di quella loro glaciale, ipnotica lucentezza. Nulla riusciva più a renderla felice. Per Rose Tyler c'era spazio solo per quel dolore, puro e incessante, che le attanagliava il cuore, costringendola a vivere ogni giorno nei ricordi della sua felicità.

Non aveva mai immaginato che se ne sarebbe andato per davvero, che l'avrebbe lasciata sola, proprio lui, il suo Dottore. Lui, l'ultimo Signore del Tempo, aveva bruciato un sole solo per dirle addio, ma non aveva trovato un modo per restare con lei, per rimanerle accanto.

Lei lo sapeva, che quella era l'unica soluzione, che non aveva avuto scelta: per quanto dolorosa, per quanto sbagliata, quella era l'unica alternativa possibile. Pur di salvarla avrebbe messo a ferro e fuoco l'Universo intero, lo avrebbe distrutto con le sue stesse mani pur di non perderla. E, almeno quella volta, il Dottore aveva mantenuto la sua parola.

Rose lo amava, lo amava così tanto, e lui lo sapeva, eccome se lo sapeva. Forse stava solo aspettando il momento giusto per dirle tutta la verità, per dirle che anche lui l'amava, che non voleva nessun'altra, che avrebbe sempre scelto lei. Il Dottore era così, ormai aveva imparato a conoscerlo. Era imprevedibile, dannatamente imprevedibile. Non esisteva programma a cui potesse davvero attenersi, quasi fosse perseguitato dalla necessità di essere circondato dal caos. Ma ora che se n'era andato, ora che aveva sacrificato l'Universo intero pur di garantirle un futuro, obbligandola a vivere una vita che non era vita, senza di lui, in un mondo parallelo, irraggiungibile, lontana da lui, niente aveva più importanza. Perfino l'anello, quello che aveva visto nella tasca del suo giubbotto, quello che forse avrebbe voluto regalarle,ora rimaneva solamente un pezzo di metallo freddo perso in un giaccone quasi come il suo proprietario era perso nel tempo e nello spazio.

Ogni giorno, quando ancora era buio e le stelle brillavano, si alzava per vedere il cielo tingersi di tutti quei colori vivaci, carichi di speranze e il sorgere del sole, simbolo eterno della loro eterna lontananza, dell'impossibilità del loro amore: un sole era bruciato per celebrare il loro primo incontro, un secondo aveva subito lo stesso destino per il loro addio.

Era già passato un anno, e lei ancora si sentiva vuota, incapace di essere davvero felice. Tutto ciò che la circondava non era altro che rumore, e lei non chiedeva altro che silenzio, silenzio per poter gridare, per poter urlare in faccia al mondo che no, non andava tutto bene, che la giustizia era solo un'illusione, solo una dolorosa illusione.

Per quanto si sforzasse, non riusciva a smettere di pensare a lui, a quel "noi" che erano diventati e al loro imprevisto consumarsi. Avrebbe dovuto immaginarselo, non era altro che una sciocca ragazzina innamorata, che avrebbe lasciato tutto per seguire un perfetto sconosciuto. Ma poi lui le aveva fatto quella promessa, quella dannata promessa che l'aveva incatenata a lui per sempre,a dispetto del tempo, dello spazio, della storia. "Per sempre", le aveva detto, stringendole forte la mano.

Non era trascorso giorno senza che sperasse di vederselo comparire davanti, di vedere arrivare il suo Dottore. Ma il tempo, come tutte le sue speranze, stava, ormai vuoto, svanendo. C'erano leggi a cui perfino l'ultimo Signore del Tempo era obbligato a sottostare.

Talvolta le pareva che il Dottore fosse accanto a lei, che le asciugasse delicatamente le lacrime mentre le sussurrava silenziose parole all'orecchio.

Era tutto frutto della sua immaginazione, ormai lo aveva capito: aveva provato più volte ad avvicinarsi a lui, a stringerlo a sé, a baciare le sue labbra morbide, e ogni volta il suo cuore si era crepato un poco di più, rendendosi conto che era in concreto, immateriale, che casa era lontana, che non l'avrebbe mai più raggiunta, che non sarebbe mai più stata felice.

Anche quel giorno, nonostante fosse trascorso un intero anno, mentre guardava l'alba stretta nel suo giubbotto invernale per cercare di sfuggire il gelo pungente, le sembrava di percepirlo, di sentirlo, di vederlo. Non riuscì a trattenere le lacrime, Rose, alla vista di quel fantasma del passato, che tuttavia sembrava stranamente così reale, così vero. Il suo Dottore le si avvicinò lentamente, con quel suo sorriso dolce. Sembrava invecchiato, anche se questo sembrava a dir poco impossibile, eppure... O forse quella che vedeva riflessa sul suo viso era solo una secolare stanchezza, la stanchezza di un viaggiatore che invano aveva rincorso una speranza, per così tanto tempo da dimenticarsi addirittura che cosa fosse, la vita.

Le si avvicinò pericolosamente e la strinse forte a sé, permettendole, per la prima volta dopo tanto tempo, di risentire il calore del suo corpo, il profumo dei suoi capelli.

Era tornato. Non sapeva come avesse fatto, non era nemmeno sicura che quanto stesse accadendo fosse reale, ma lei era lì, tra le sue braccia, poteva toccarlo, sentire i battiti dei suoi cuori, e piangeva come una bambina, e lui le baciava gli occhi, e le ripeteva che l'amava e che semplicemente non poteva accettare di averla persa per sempre, di vivere una vita senza averla accanto.

< Sono venuto a riprenderti, Rose Tyler, e te lo prometto,  non importa quanti soli dovrò bruciare per tenerti con me, ma non ti permetterò mai più di scivolarmi via come sabbia fra le dita>.





- BUONGIORNISSIMO! E' PER ME UN PIACERE ESSERE RIUSCITA A SCRIVERE QUALCOSA PER VOI. FATEMI SAPERE COSA NE PENSATE, SAPETE CHE PER ME LA VOSTRA OPINIONE E' DAVVERO MOLTO IMPORTANTE! BUONANOTTE MIEI PICCOLI RAGGI DI SOLE (giusto per stare in tema)!!!!!

HELIOPHILIADove le storie prendono vita. Scoprilo ora