<<Prima che tu provi ad uccidermi, ti consiglio di pensare a quello che hai fatto…pensaci, e cerca in te un po’ di rimorso, Riddle…>>.
<<Che cosa?>>
Di tutte le cose che Harry aveva detto, più di ogni rivelazione o insulto, niente sorprese Voldemort come questa. Harry vide le sue pupille ridursi a fessure sottili, la pelle attorno agli occhi sbiancare. La rabbia era impressa sul suo volto, e quando la Bacchetta di Sambuco che stringeva in mano cominciò a vibrare, tutti i presenti nella sala capirono che non sarebbe passato molto prima che tutta la sua furia esplodesse come una bomba. Ma se avessero osservato con più attenzione, avrebbero notato che in realtà l’Oscuro Signore non era arrabbiato con loro, ma con se stesso. Di rado le persone si soffermano ad osservare, preferiscono andare dritte per la loro strada… ed è un vero peccato, perché ci sarebbe così tanto da vedere.
Voldemort rivide se stesso da bambino, in quel ridicolo orfanotrofio babbano. Era sdraiato sul suo letto, e si premeva le mani contro le orecchie per cercare di non udire i lamenti dei neonati abbandonati dai loro genitori. Genitori come suo padre, che sapeva essere vivo ma di cui non importava nulla. Rivide il giorno in cui aveva portato quei bambini con se nella grotta dove poi avrebbe nascosto una parte della sua anima. Rivide persino la mattina in cui Albus Silente andò a trovarlo, rivelandogli che non era l’unico bambino a cui accadevano cose strane, e che a questi bambini era concesso di frequentare una scuola di magia e stregoneria. Da quel giorno cambiò ogni cosa: Hogwarts era per lui, come lo è anche per Harry, l’unico posto in cui si sia mai potuto sentire veramente a casa. Ma questo non bastava, Tom Riddle ebbe la presunzione di cercare un modo per rendersi invulnerabile, e lo trovò. Davanti ai suoi occhi passarono il suo diario segreto, il medaglione di Serpeverde, l'anello di famiglia, la coppa di Tassorosso, il diadema di Corvonero e il suo serpente. Aver diviso la sua anima in tutte quelle parti, pensò, lo aveva allontanato così tanto dai mortali da trasformarlo in un mostro. E poi, come se tutte le persone che avesse ucciso o provocato la morte stessero provando ad infilzargli delle lame affilate ed ardenti nello stomaco, Voldemort si inginocchiò a terra ansimando. Professori, alunni, mangiamorte, creature magiche e fantasmi trattenerono il fiato come un'unica persona. E dopo aver rivisto tutti gli Horcrux che aveva creato inconsapevolmente, gli passarono davanti tutte le anime delle persone che aveva ucciso: da suo padre ai genitori del prescelto. Il suo corpo cominciò a surriscaldarsi, la testa a girare e le vene del suo corpo a pulsare. Di fronte a tale orrore, Voldemort fece la cosa che sapeva fare meglio quando perdeva il controllo della situazione o quando le cose non andavano secondo i piani: fuggì.
Il suo corpo si alzò da terra circondandosi da una familiare nube nera, e volò attraverso le finestre rotte della Sala Grande. Harry fu il primo a correre al di fuori del castello, seguito da tutti gli altri. La scia di fumo nero emanata da Voldemort era ancora ben visibile, e si dirigeva verso il parco. Fiotti di luce saettarono ovunque, lanciati dai difensori di Hogwarts, ma nessuno di loro riuscì a fermare il nemico. Persino i mangiamorte non cercavano di difendere il loro padrone, ma si limitavano a correre come tutti gli altri verso il punto in cui la scia di fumo nero sarebbe atterrata. E poi, con un tonfo che fece sobbalzare tutti, Voldemort si fermò nel punto in cui sarebbe dovuto cominciare il ponte di legno. Dava le spalle ai presenti, e di lui si poteva vedere soltanto il lungo mantello nero ondeggiare nel vento. Quando lo raggiunsero, decisero di non avvicinarsi troppo e di provare a capire le sue intenzioni. Harry guardò dietro di se, e vide l’espressione sconcertata ma allo stesso tempo incuriosita di Hermione Granger, che sussurrava qualcosa all’orecchio di Ron… forse aveva già capito quello che sarebbe accaduto. Poi, con sorpresa generale, il professor Lumacorno fece qualche passo avanti. Indossava ancora la sua vestaglia da notte di colore verde smeraldo, anche se ora aveva qualche bruciatura.
<<T.. Tom?>> sussurrò l’uomo, ma Voldemort non si voltò, ne diede segno di averlo sentito.
<<Torni indietro, professore.>> disse Harry. Quindi Voldemort spalancò le braccia, ancora dando loro le spalle, e si gettò nel vuoto.
Tutti i presenti urlarono per la sconvolgente sorpresa, e corsero verso l’orlo del baratro superando Harry e il professor Lumacorno. Anche sporgendosi, il suo corpo non era visibile. Harry scorse la professoressa Mc.Granitt e il professor Vitius agitare furiosamente le rispettive bacchette verso l’abisso, pronunciando antichi incantesimi che avrebbero permesso loro di rilevare la presenza di esseri viventi. Stavano iniziando a pensare che fosse morto davvero, quando le nuvole in cielo si spostarono permettendo ai raggi del sole di illuminare il punto in cui prima c’era il ponte. Una luce accecante proveniente dal fondo del baratro li fece indietreggiare tutti, fin quando quella stessa luce volò così in alto da fare invidia al sole stesso. Coprendosi un po’ gli occhi con la mano, Harry vide che al centro della luce stava una persona. Inizialmente la luce si limitò a volare ed ad irradiare ogni cosa, ma poi scese nel parco del castello, e appena toccò l’erba insanguinata da tutte le persone che avevano perso la vita nel tentativo di proteggere la scuola, essa si spense. La luce nascondeva il corpo di un uomo con gli stessi abiti di Voldemort. Sdraiato a terra, il suo grande mantello nero gli copriva gran parte del viso e gli dava una certa aria inspiegabilmente spettrale. Quando l’uomo si alzò, ormai circondato da tutti, mostrò il viso pieno di rughe di un vecchio. Era così debole che si reggeva appena in piedi, ma si ostinava a tenere gli occhi chiusi. Harry gli puntò la bacchetta contro, e automaticamente lo fecero anche Hermione, Ron, Neville, Ginny, Luna e tutto l’esercito di Silente. Ma quando l’uomo aprì gli occhi, Harry e i professori più anziani barcollarono. Chiunque avesse visto Tom Riddle in giovane età, prima che si trasformasse in quell’orribile mostro, non avrebbe mai potuto dimenticare i suoi bellissimi occhi azzurri, e quella sensazione di calma e sicurezza che solo loro riuscivano a trasmettere. Voldemort era andato via per sempre, al suo posto era tornata quella persona intelligente che nessuno avrebbe mai potuto pensare fosse capace di fare così tanto male. E nemmeno quando Kinsgley Shacklebot avanzò verso di lui e gli lanciò un sortilegio intrappolante, provò ad opporre resistenza. Tom Riddle sarebbe stato trascinato dal futuro Ministro della Magia fino ad Azkaban, assieme a tutti gli altri mangiamorte fatta eccezione per la famiglia Malfoy. E la cosa, strano a dirsi, gli stava più che bene. Harry Potter guardò il corpo del vecchio sorretto da Kinsgley allontanarsi dal cortile della scuola assieme ad una schiera di membri dell’Ordine della Fenice che catturavano e trascinavano con se i mangiamorte in fuga. Ron gli mise una mano sulla spalla, anche lui era allibito. Ma i ragazzi avevano capito che anche nell’anima più disperata e oscura poteva esserci un po’ di rimorso. E che era proprio grazie a quella piccolissima parte di illuminante rimorso che nessuno poteva avere il diritto di vivere in eterno.
<<Non rimpiangerò mai più…>> si disse Harry, mentre i suoi amici lo abbracciavano o stringevano la mano, <<…il fatto che nessun incantesimo possa riportare i morti in vita>>. E insieme a loro si incamminò verso i resti della scuola, per rendere onore a tutte le persone che erano morte per lui, il bambino che è sopravvissuto, il prescelto.
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Harry Potter e i doni della morte: finale alternativo
FantasiE se le cose non fossero andate come credete?