23-24 marzo 2017

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Rafflesia Tyler entrò allo S.H.I.E.L.D., camminando in fretta, per quanto possibile, sui tacchi. Certo non indossava il vestito più adatto per una riunione di lavoro, ma in fondo il Vicedirettore dell'F.B.I. l'aveva chiamata a mezzanotte.

Un uomo, in giacca e cravatta, minuto, capelli ed occhi castani, le fece un cenno.

'Sono l'agente Coulson' si presentò, cortese.

'Piacere, Rafflesia Tyler' contraccambiò.

Quello l'aveva riconosciuta subito. Quando aveva chiesto rinforzi dai Servizi per la missione, gli avevano fatto il suo nome e gli avevano anche detto il suo soprannome. Miss F.B.I.. Era follemente bella, pensò Coulson. Lo colpirono gli occhi violetti, i capelli corvini, un corpo statuario ed un volto splendido, espressivo. Mai si sarebbe immaginato, però, che venisse vestita in maniera tanto elegante.

Il profilo del seno, del ventre e delle natiche della donna erano, chiaramente, visibili sotto la sottile stoffa del bell'abito che indossava, sexy da morire. L'aveva distratto dai pensieri di lavoro e non gli capitava con facilità. Probabilmente era impegnata in qualche attività sociale, quando era stata contattata. Non tutti vivevano di pane e S.H.I.E.L.D., come lui, per fortuna.

'Prego, Tyler, mi segua'.

Lei si accodò, tranquilla.

Dopo aver preso un ascensore ed attraversato un lungo corridoio, le aprì la porta di una sala riunioni.

Entrò nella stanza, da sola. Era una piccola sala da proiezione, con un grande schermo, una postazione per parlare al pubblico in cui vide il Direttore dello S.H.I.E.L.D., Nick Fury - un nero dall'aria truce con una benda di pelle sull'occhio destro -
e delle poltrone imbottite con la ribalta, una attaccata all'altra, dove gli astanti sedevano, in chiara attesa delle parole del Direttore ed anche che lei arrivasse.

'Benvenuta, agente Tyler. Si accomodi, alla svelta!' il Capo la incitò.

Cercò la poltrona libera più vicina e vi si diresse. Era un posto vuoto, fra due già occupati. Camminando, si sentiva addosso gli occhi di tutti, cavolo. Con quell'abbigliamento, era facile immaginare che non sarebbe certo passata inosservata.

Maledisse di aver accettato, quella sera, di rivedere Kelly, il suo noioso e sempre perfetto ex fidanzato che premeva per rimettersi insieme e che l'aveva coinvolta in una cena in un locale alla moda. E pure sé stessa, per aver indossato un abito di seta tanto leggero; era blu, corto, al ginocchio, la gonna arricciata sulla vita, completamente scollato dietro, senza reggiseno.

Dei sandali scuri dal tacco molto alto erano la ciliegina sulla torta, visto che la temperatura esterna segnava sottozero, nonostante l'inizio della primavera. Aveva solo una pashmina grande, in seta blu anch'essa, a coprire le spalle, con cui si stava tentando di ripararsi in ogni modo.

Si fece strada verso la seduta libera e dovette far alzare l'uomo che era al posto limitrofo, per accomodarsi.

Era molto alto, muscoloso, coi capelli lunghi castani, gli occhi chiari d'un azzurro poco definibile, tendente al ghiaccio, la barba di qualche giorno.

Mentre la faceva passare, la squadrò in maniera lussuriosa e plateale.

Lei sedette e in quel momento vide che la sua mano sinistra era di metallo. Si era messa alla sua destra e gli sfiorava il braccio destro.

Al lato opposto, invece, un altro ragazzo, che, immediatamente, riconobbe: il Capitano Steven Rogers, contraddistinto da un ciuffo biondo, occhi azzurri, un bel sorriso aperto, solare ed un fisico scultoreo.

Steve la salutò, presentandosi, molto educato, poi disse: 'Lui è Bucky' indicando il tipo accanto con la mano bionica.

'Bucky? Che razza di nome è?' gli fece, ridendo. Non aveva resistito.

La ragazzina del Sergente Barnes#Bucky BarnesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora