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Non sapeva il suo nome.

Ma gli piaceva il nome Heather, così decise che l'avrebbe chiamata in questo modo, o almeno finché non avrebbe scoperto il suo vero appellativo.

Anche se sapeva che non avrebbe mai avuto il coraggio di parlarle. Le chiese solo una volta scusa per averla accidentalmente urtata con il proprio zaino, mentre cercava di scendere dal pullman affollato, e lei rispose con un sorriso. Un bellissimo sorriso. Probabilmente sarebbe stata l'ultima e unica volta in cui avrebbero comunicato.

Oltre al bellissimo sorriso, Heather aveva anche dei bellissimi capelli bruni e corti fino alle spalle, con una frangetta a coprirle la fronte che quando si riallungava andava a finirle sempre negli occhi, castani e dolci, un nasino all'insù, labbra carnose. Aveva sempre una enorme giacca di denim addosso che la rendeva ancora più minuta di quanto già fosse, e profumava sempre di vaniglia.
Era di una bellezza un po' particolare, e a Ryan piaceva.

Per questo l'aveva scelta.

Una mattina riuscì persino a sentire il ritmo inconfondibile di una canzone dei Beatles provenire dalle sue cuffiette, un motivo in più per cui avrebbero potuto stare benissimo insieme.
Si era già immaginato in almeno una ottantina di situazioni con la ragazza: appuntamenti sul prato di un parco, a fumare erba mentre le avrebbe insegnato a suonare la chitarra, o in un allevamento di cuccioli di cane, le sembrava il tipo. I mille modi in cui si sarebbero potuti conoscere, come avrebbero potuto baciarsi la prima volta, come avrebbero potuto vedersi dopo scuola, il loro anniversario, i loro litigi, come si sarebbero presentati ai rispettivi amici..

-Cazzo!- buttò l'album da disegno sul pavimento della sua camera assieme alla matita, usando tutta la forza delle braccia e provocando così un po' di rumore alla caduta. Fortunatamente era a casa da solo. Si rannicchiò su sé stesso, portando le ginocchia al petto e una mano tra i capelli, tirandoseli dalla frustrazione.

Perché non poteva finire tutto ciò?

Si sdraiò prendendo il cuscino per poterlo stringere a sé e iniziò a fissare il vuoto. Tre secondi dopo, le lacrime iniziarono a scendere lungo il suo volto, dopo altri due ancora scoppiò a piangere.

Aveva provato a scrivere una canzone su di lei, ma effettivamente non poteva esserci molto da dire oltre al quanto fosse carina e quanto se la sarebbe chiavata volentieri.
Aveva girato la pagina, e Heather era lì, matita su carta, con lo sguardo verso di lui come se lo stesse fissando. Come se avesse voluto dire che c'era qualcosa che non andava, ma si stesse trattenendo. Il suo naso era venuto perfetto. Gli occhi erano un po' da migliorare, ma comunque riconoscibili.

Le sue labbra, però, erano troppo grandi.

seven days-- RydenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora