Cammini per il centro della tua città.
C'è gente che corre, gente che si saluta, gente che si conosce, ma non si guarda in faccia.
E ci sei tu.
Cammini per il centro della tua città con uno zaino più pesante di te sulle spalle, e una macchina fotografica appesa al collo.
C'è gente che corre, gente tutta uguale, ma tutta diversa.
C'è gente con le scarpe uguali, quelle scarpe che ti sei sempre rifiutata di comprare per rimanere fedele alle vans.
E scatti una foto.
Continui a camminare senza guardare dove vai perché prima o poi sbucherai in una piazza che conosci.
Cammini agitando la polaroid aspettando che compaia l'immagine, intanto senti una voce.
C'è un barbone con delle buste della spesa.
Urla di complotti, di alieni, di russi, di americani.
E scatti una foto.
Vai ancora avanti e vedi il negozio di dischi "Indie". Entri a chiacchierare un po' con in proprietario che ormai ti chiama per nome.
Compri una puntina per il tuo giradischi visto che quella che hai è più vecchia di te.
Poi esci e ti giri verso la vetrina.
E scatti una foto.
Poi passi davanti al Duomo.
Sulle scale c'è un gruppo di ragazzini che mangia un gelato.
C'è un bambino a cavallo del leone mentre la madre gioca col telefono.
C'è un ragazzo che porta fuori il cane.
C'è una coppietta che si bacia.
E scatti una foto.
Attraversi la piazza, ti prendi un kebab "co picante e co scipola" e ti dirigi verso il tuo posto preferito.
Passi la biblioteca, passi Porta SS Quaranta e sali sulle mura.
Lanci lo zaino sul muro e sali anche tu.
Il fiume scorre limpido muovendo le alghe.
E finisci il tuo pranzo.
E scatti una foto.
E guardi l'ora.
E torni a scuola.