Prima sveglia come una martellata alla 6.45 e la seconda alle 7.
In piedi, vestiti, denti, colazione... no colazione no, non c'è tempo, meglio dormire quei 10 minuti in più.
Zaino e autobus.
5h cercando di non dormire. Il quarto anno del liceo economico sociale raggiunto con fatica e avviato ancora peggio.
E poi?
E poi devi passare i pomeriggi a studiare per prendere buoni voti.
E poi?
E poi devi iscriverti all'uni e laurearti in scienze politiche.
E poi?
E poi devi trovarti un buon lavoro.
E poi?
E poi scazzi. I licenziamenti, i colloqui, la pensione, devi trovarti un uomo, devi fare dei figli, devi tirarli su meglio di come i tuoi abbiano tirato su te.
Alienata da te stessa in un loop infinito di cose da fare che non vuoi fare, ma che devi fare.
Tanto poi si laureano tutti.
Tanto poi si sposano tutti.
Tanto poi, bene o male, un lavoro lo trovano tutti
Ma adesso?
A nessuno forte un cazzo di quello che vuoi fare adesso.
Vuoi uscire con quei pochi amici che hai? Non puoi perché devi studiare se no non fai niente poi.
Vuoi andare al mare d'inverno perché ti piace così?
Non puoi perché devi cercarti un lavoretto per avere i soldi da metterti via poi.
Ma non te ne frega un cazzo, hai altre cose a cui pensare. Vuoi uscire, fare festa, gli amici, le birrette, la ganja, i gin tonic con troppo gin o mai abbastanza, le serate chiuse alle 4 di notte e i treni per Venezia alle 8 del mattino, la faccia sfatta di chi non beve caffè, le cicche che ancora stai imparando a girare, i biglietti del treno conservati perché non hai neanche i soldi per i filtri di carta, il tempo passato più al centro sociale che a casa, i collassi sul divano del backstage alle 2 due del pomeriggio, svegliarsi tre ore dopo e andare a prendere un kebab, le uscite con la tipa a cui non capisci se interessi o no.
E pare tutto perfetto così.
Sei felice.
Non te ne frega un cazzo del poi.