Capitolo unico

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Era una sera di febbraio come tante altre. Una sera tranquilla, serena, relativamente fredda. Le strade erano deserte, silenziose, solo un flebile vento a far muovere le tende.

Fabrizio se ne stava seduto nel piccolo studio che, dopo l'ennesimo trasloco, aveva provvisoriamente sistemato nella stanza per gli ospiti. I suoi bambini erano da Giada e lui ne aveva approfittato per scrivere un po'.

Se ne stava lì, concentrato, una matita tra le labbra e una mano a grattarsi la nuca, come se la sua testa fosse una sorta di lampada di Aladino, che bastava strofinare per realizzare un desiderio. Desideri non ne aveva, voleva solamente concludere quella maledetta canzone.

Era innervosito. Non lo convinceva per niente. Troppo banale, troppo scontata. Ma se c'era una cosa che aveva capito in anni di cantautorato, era che le idee vanno colte sul nascere. Non ci si può costringere a scrivere qualcosa, in un momento di scarsa ispirazione.

Svogliato, aveva quindi preso il cellulare, girando un po' tra i vari social. Un post in particolare aveva colpito la sua attenzione: un video fanmade per celebrare un anno dalla vittoria di Sanremo.

Un anno dalla vittoria di Sanremo.

Merda! Che giorno era?

Scattata da poco la mezzanotte, il calendario segnava il 10. 10 febbraio. Era davvero passato un anno!

Archiviata ormai la canzone, si mise a guardare quel video.

Quanta strada che avevano fatto, lui ed Ermal. Avevano superato accuse, vinto premi, unito anime. Eppure, gli sembrava passato così poco!

Il video continuava ad andare. L'abbraccio della vittoria, le urla, le foto di rito. Il sorriso di Ermal. Dio quanto era fiero di lui. E poi c'era stata Lisbona, la sua sfida più ambiziosa. Quanto avevano riso in quei giorni. E quanto si erano sentiti bene insieme. Era stato lì che Fabrizio aveva capito di essere innamorato di Ermal. Ed era sempre lì che si era consumata la loro prima notte insieme, tra lenzuola che profumavano di bucato e un'alba timida che sbucava all'orizzonte.

E in tutti questi ricordi, una sola cosa era rimasta invariata: il loro amore. Chi l'avrebbe mai detto! Due uomini così diversi, eppure così simili. Avevano tanto in comune, e tanto altro li divideva. Così come li dividevano i chilometri.

Chissà cosa stava facendo il riccio in quel momento. Magari dormiva, con la faccia schiacciata sui cuscini, cosa che faceva tanto ridere Fabrizio. O magari era sveglio, leggendo un libro su chissà quale nuova diavoleria.

E, tra un video e l'altro, tra un ricordo ed un altro, si era reso conto di quanto gli mancasse. Avrebbe voluto passare con lui quel giorno così importante, ma gli impegni di entrambi non l'avrebbero permesso.

Che fare quindi? No, non avrebbe voluto chiamarlo. Nemmeno mandargli un messaggio: troppo statico, troppo impersonale. Un video? Beh, perché no! Sempre se avesse capito come diavolo fermarlo a registrazione conclusa.

Si sedette sul letto, con il dispositivo fermo in mano e un sorriso che gli si allargava sul viso. Sembrava una ragazzina in preda alla prima cotta. Un po', forse, lo era davvero.

Emise un respiro profondo e iniziò a parlare.

"Ciao Ermal. O forse dovrei dire, ciao amore mio. So già che starai ridendo per le condizioni dei miei capelli, più arruffati del solito, o della maglia scolorita che indosso, ma devo parlarti di una cosa molto importante.

Lo sai che non mi ricordo mai le date importanti, con i compleanni sono un disastro", si fermò un secondo per una risata che più che altro assomigliava ad uno sbuffo, "ma la data di oggi non potrei dimenticarla nemmeno tra cent'anni.

Sembrava ieri quando su quel palco dell'Ariston ci siamo stretti come se non dovessimo lasciarci più, come se tutto il resto fosse sparito e fossimo rimasti solo noi, abbracciati, con le lacrime agli occhi. E anche oggi se ripenso a quei momenti mi si stringe lo stomaco. Riesco a sentire tutte le sensazioni che ho provato allora: gioia, soddisfazione, amore.

Ne sono successe tante di cose, poi. E io sono così immensamente fiero di te.

Sai amore, ti devo ringraziare. Sei arrivato in un momento in cui davanti a me vedevo solo nebbia. Una nebbia fredda, desolata, che altro non faceva che ridurmi in ombra. Ma tu hai portato la luce in tutta questa foschia e hai aperto un varco. Sono un uomo nuovo, ora. Grazie a te.

Prima ho visto dei video, sai? Eravamo felici, risplendevamo quasi. Tutti gli abbracci, le prese in giro, le risate. E Dio se mi manchi. Vorrei che fossi qui, mi manca tutto di te.

Buona fortuna con il tuo tour, sono sicuro che spaccherai, come d'altronde hai sempre fatto. Io sarò con te, al tuo fianco. Se chiudi gli occhi puoi vedermi anche ora.

Buonanotte amore mio"

Fabrizio interruppe il video, con non poca difficoltà, e lo inoltrò al compagno. Avrebbe pagato oro per vedere la sua faccia quando l'avrebbe ricevuto. Avrebbe sorriso, uno di quei suoi sorrisi sghembi che riservava sempre e solo alla sua presenza, e avrebbe arricciato il naso.

Il moro si era poi spostato in camera da letto, pronto a concedersi un paio di ore di sonno prima di ritornare a lavorare sulla canzone lasciata a metà qualche ora prima. Stava per addormentarsi quando una chiamata fece illuminare lo schermo del suo cellulare, abbandonato tra i cuscini.

Se lo portò pigramente all'orecchio, senza controllare il mittente.

"Bizio"

Come una molla Fabrizio si portò a sedere, stringendo il cellulare come se fosse davvero Ermal in persona.

"Ricciolì"

"Ho visto il tuo video"

Fabrizio si grattò la nuca imbarazzato. "Sì, mi mancavi e volevo esserti vicino"

"Allora apri la porta"

"Cosa?". Aveva capito perfettamente, ma aveva comunque paura di esserselo immaginato. Che fosse solo la proiezione di un desiderio, non la realtà.

"Ho detto, apri la porta"

Ed Ermal era lì davvero. Con il sorriso più bello che potesse sfoggiare e un fiore giallo in mano.

"Ma tu sei pazzo! Cosa ci fai qua?"

"Mi mancavi anche tu"

E l'abbraccio che ne seguì riuscì a cancellare tutti quei mesi di distanza, tutti i ti amo sussurrati ad uno schermo, piuttosto che ad un orecchio, e le telefonate notturne.

Erano lì, insieme, ancora una volta. Ancora una volta il dieci febbraio. Sarebbe sempre stato il dieci febbraio.



L'abbraccio condanna la menzogna ad un disperato esilio fuori dal
sentiero dell'amore: è un corpo che non accetta un'anima diversa
dalla sua.
Ecco, nell'istante in cui stringi forte una persona - per un breve
attimo - entri a far parte di quello stesso corpo percependone
calore e forza. Paura, desiderio, intenzione.
Per un breve attimo, ne sfiori l'esistenza.

Il resto poi... non conta più nulla.
Il resto è solo silenzio

[Andrew Faber]

Dieci febbraio [MetaMoro]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora