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Scrivo qui quello che ho da dire perché credo che alla fine del capitolo disturbi un po' l'atmosfera che si è creata.
Non c'è molto da spiegare, a dir la verità, se non che spero che questa storia piaccia a voi così come è piaciuto a me scriverla.
È composta da due capitoli + l'epilogo (che pubblicherò in questi giorni), e le conversazioni scritte in corsivo sono in italiano, quelle normali in inglese.
Le situazioni simili iniziali a serie esistenti non sono casuali, buona lettura. ♡



21 Novembre 2018, Londra.

«Louis devi tornare immediatamente a casa, e con immediatamente intendo che se esistesse il teletrasporto ti converebbe usare quello. Non mi interessa se sei a lavorare, a bere qualcosa o a scoparti qualcuno nel bagno di un locale.
A casa! Adesso!»

A Louis piaceva fare le cose con calma e prendersi tutto il tempo di cui aveva bisogno, ma Niall in quella telefonata non gli diede nemmeno il tempo di replicare che riattaccò, lasciandolo in preda alla confusione più totale.

L'amico, inoltre, era sembrato tutto tranne che tranquillo, facendo trapelare dalla voce anche un pizzico di nervosismo che in Niall difficilmente si poteva trovare.

Niall, l'irlandese biondo tinto che rideva sempre e non si agitava mai, era nervoso.

Louis era più sicuro che la fine del mondo fosse vicina.

A confermare poi ulteriormente la sua tesi fu Liam, l'altro suo amico, che diversamente dal solito sembrava invece molto tranquillo.

Sì, perché normalmente a quel punto avrebbe iniziato a sbraitare sul non sapere ancora cosa fosse successo e a farsi centinaia di paranoie diverse, molte volte senza nessuna logica.

E Louis quindi ci provò ad arrivare presto a casa, perché a quel punto morire per mano del suo amico o a causa dell'apocalisse non avrebbe fatto differenza, ma essendo a Londra all'ora di punta arrivò solamente mezz'ora più tardi, venendo travolto dall'amico non appena la porta di casa venne aperta.

E Liam poverino, poiché giunse all'appartamento nello stesso momento del presunto protagonista, fu quasi sbattuto contro la parete del corridoio da Niall, che lo spintonò nell'impeto di raggiungere Louis per mettergli una mano sulla spalla e parlare con estrema nonchalance, come se non avesse appena provato ad ucciderlo.

«Questa volta l'hai fatta grossa, papà.»

«Come scusa?» domandò Louis estremamente confuso, credendo di non aver sentito bene.

«Hai sentito bene. Vai di là amico, è arrivata la cicogna.»

Louis sbiancò, udendo dei lamenti infantili provenire dal salotto e guardò l'amico come se fosse in un film horror, deglutendo a vuoto.

Perciò quasi meccanicamente si diresse nell'altra stanza, pregando di star immaginando tutto e che quello fosse solamente un sogno, eppure una volta oltrepassata la soglia, sul tavolino c'era davvero un seggiolino da auto grigio con sdraiato all'interno un neonato sul punto di piangere.

«Ora mi spieghi Niall. Mi spieghi tutto per bene senza saltare neanche un passaggio, prima che mi venga un infarto.»

«Bene, allora, partiamo dal principio: stavo tranquillamente guardando dei video di truppe militari che cantano e ballano "Barbie Girl" quando hanno suonato al campanello -che poi non so come mi sia trovato a guardare certi video, all'inizio stavo semplicemente ascoltando della musica. Tra l'altro erano italiani...»

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