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Jimin.
Te ne sei andato da ormai due anni, e il tuo ricordo è ancora vivido nella mia mente.
Ti sei insinuato nella mia testa e non sei più uscito.

Non sono riuscito a proteggerti.
E mi sento male ogni giorno: la pancia si chiude, la testa scoppia, le voci che gridano sia colpa mia, gli sguardi disprezzanti della gente.

Ed ecco che ricordo.

Il tempo non era dalla tua parte quel giorno, pioveva.
Odiavi la pioggia, ti metteva tristezza. Esattamente come i lampi, ne avevi paura.
Jimin, ora li odio anche io.
Ora ne ho paura anche io.

Stavi semplicemente scappando da una nostra delle tante litigate ed è successo tutto.

La strada bagnata. Un'auto, nell'altra corsia, sbanda e si precipita sul fianco del tuo mezzo.
Vieni spinto fuori strada e poi giù, fino a fermarsi nel burrone. Gli airbag si attivano, ma ormai non possono fare granché.
Una grande ferita nella testa, sangue che sgorga e non finisce più.
L'ambulanza che non arriva.
Con la gamba incastrata e rotta, è difficile uscire.
Le lacrime che escono come qualche tue sussurro che supplica aiuto.
Cerchi qualcuno fino a che i tuoi occhi non si chiudono e poi il buio.

Park Jimin, non hai mai più visto il tuo amato sole. Niente più fragole e capelli colorati. Non più baci e amore da me.

E non sono neanche riuscito a dirti che ti amo. Non sono riuscito a chiederti scusa per quella nostra litigata. Sei morto con il pensiero che io ti odi.

Mi manchi così tanto, ho cercato di andare avanti, lo giuro. Ma non poterti vedere, annusare, assaporare, sentire e toccare mi uccide lentamente.
Come una lama nel petto che pian piano va sempre più in profondità.

Five Senses -YoonminDove le storie prendono vita. Scoprilo ora