Un misterioso individuo

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Siamo esseri imperfetti. Fatti di debolezze e fragilità.
Abbiamo paure timori fobie, ma anche sogni speranze e desideri.
Altruismo e bontà sono di questo mondo, ma anche cattiveria e egoismo.
Influenziamo, segniamo o scivoliamo sulle vite di chi ci circonda e spesso, troppo spesso, tradiamo il nostro cuore per inseguire pure chimere.
Non esiste un unico modo per definirci, non c'è modo di capirci. Noi siamo quello che siamo; con capacità di amare, odiare e sperare in modo diverso.
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Nash, da subito capii che era diverso; c'era qualcosa di speciale in Lui, ma non sapevo ancora quanto amarlo avrebbe sconvolto la mia quotidianità. La prima volta che percepii l'intensità del suo sguardo era notte. Piena estate. Porta del balcone spalancata per far entrare un filo di aria anche se rovente e opprimente, lenzuola fastidiosamente calde scansate con un calcio; sdraiata su un lato, occhi chiusi nel tentativo inutile di prendere sonno ero immersa nel più assoluto e assordante silenzio quando sentii due occhi fissarmi.
Non ho mai avuto paura del buio. Con le sue ombre e scricchiolii lo immagino da sempre come un piccolo sfuggevole folletto che mi scivola in camera per giocare e tenermi compagnia.
La notte è la sua navetta spaziale, le luci in cielo timide emozionate fatine innamorate, la Luna la madre amorevole che veglia sul suo cammino.
Una bambina molto fantasiosa, sussurrò mia madre mettendomi a letto poco prima di baciarmi la fronte quando le svelai il segreto. Crescendo non sono cambiata, ovviamente non credo più ai folletti ma il mistero è rimasto e se guardo il cielo ancora mi incanto. E qualche volta, senza accorgermene mi scopro a parlare alla Luna e alle stelle. Ma questo non lo dico. Lo scrivo solo qui, nel mio diario. Che presto farà un lungo viaggio per raggiungere e abbracciare mia madre.
Madre. Scrivo la parola, gli occhi si inumidiscono.
Mi manca. Mi manca il suo sguardo imprevedibile, il sorriso buffo da ragazzina, l'abbraccio caldo sicuro avvolgente delle sue braccia. E la forza. Quella forza che ha saputo tirar fuori nel crescermi e nel ridarmi la vita.
Una goccia di tristezza cade, creando una sbavatura. Che Lei accarezzerà quando leggerà.
Sto bene. Ti voglio bene.
Scrivo sotto. E poi, riprendo a raccontare.
Tornando a quella notte, mi ero da poco messa a letto. Faceva caldo. Faticavo a dormire. Mi ero girata e rigirata un paio di volte, avevo appena trovato la posizione quando lo sentii. Uno sguardo. Penetrante. Intenso. Bruciante.
Mi sollevai di scatto. Un'ombra strisciò veloce nel corridoio.
Avevo i sensi intorpiditi da quel senso di sfiancamento dovuto al caldo, gli occhi non si erano ancora del tutto abituati alla penombra pensai di averla immaginata. Riappoggiai la testa sul cuscino. Cercai di prendere sonno, ma la sensazione di essere stata in qualche modo spiata non accennava a svanire.
Continuavo a pensarci e più ci pensavo più mi sentivo pervadere da un non so ché di indefinito.
-Qualcosa sta per accadere. Qualcosa di grosso, importante- Con quel pensiero mi addormentai.

"Skyler, svegliati". La voce squillante di mia madre mi costrinse a sollevare le palpebre. " Ma come fai? . Coprirti con questo caldo è da pazzi". Mi derubò delle coperte. Pensai a quella presenza.
-Qualcuno la notte scorsa è entrato nella mia camera. Mi ha osservata e coperta- Guardai il volto di mia madre con l'intenzione negli occhi di raccontare ma la bocca si aprì e chiuse.
-Non posso. Per qualche inspiegabile ragione non posso. E poi, per dire cosa? Ho visto nel buio un'ombra scappare? Non mi crederebbe. E se insistessi, Solo i bambini vedono ombre nel buio, e tu non sei più una bambina. E scoppiando a ridere aggiungerebbe che è la mia brillante fantasia a farmi immaginare certe cose. E forse non ha tutti i torti- Mi alzai e con la pigrizia dominante del mattino entrai in bagno, dopo una buona mezz'ora ero pronta per una nuova giornata di scuola.
Tra lezioni ascoltate e non, pranzai con Alyssa , Casey e Evangelina (Eva per noi tutte) . La loro presenza mi metteva allegria, con loro solitamente le ansie i brutti pensieri svanivano ma quel giorno non mi riuscì proprio di non pensare a quell'ombra.- E se non fosse immaginazione? Chi è? Cosa vuole?. Di certo non aveva cattive intenzioni altrimenti....- Rabbrividii al solo pensiero.
"Skyler, ti senti bene?". Incrociai lo sguardo di Casey con ancora l'alone dei pensieri negli occhi; dalla sua faccia dovevo proprio avere un'espressione preoccupante.
Di scatto cambiai la forma alle labbra, spinsi gli angoli in su e con il sorriso più grande che fossi in grado di mostrare le rubai da sotto gli occhi una patatina. "Ehi!". Leccando il sale dalle dita, la fissai con una smorfia da, te l'ho fatta.
Scoppiò a ridere. L' incertezza sul mio viso fu dimenticata. Tornando a casa però, dopo una doccia e una cena troppo lunga, data la presenza del nuovo fidanzato di mia madre, il ricordo della misteriosa visita tornò a occuparmi la mente.
-Non so se tornerai, ma se verrai ho tutte le intenzioni di coglierti in flagrante – Mormorai fra me e me spazzolando i capelli; inossato il pigiama mi infilai nel letto con nessuna intenzione di dormire. Restai vigile per ore in trepidante attesa con la musica ad alto volume che sparava nelle orecchie. Ma non ero una da ore piccole e la spossatezza iniziò ad appesantirmi le palpebre dopo poco la mezzanotte.
Provai a scacciarla canticchiando, mi sforzai di rimanere sveglia di tenere gli occhi aperti, mi fu impossibile resistere. Sentii la mia stessa voce rallentare, la vista cedere e senza quasi rendermene conto i pensieri si dispersero nel sonno. Al risveglio avevo la coperta e il mio i-pod era sul comodino.
Fissai il piccolo prezioso scrigno pieno di musica per diversi minuti sbattendo più volte le palpebre, poi risoluta non sconfitta sollevai le spalle, "Mi sei scappato. Ma cadrai nella rete del mio sguardo e scoprirò chi sei".
Pronta per una nuova giornata infilai nella tasca posteriore dei jeans l' i-pod come fosse una reliquia e, con un sorriso di sfida pensai sicura a quando quella stessa sera sarebbe tornato . E infatti, tornò. Quella notte e le successive. Ma nonostante i litri di caffè e le camminate avanti e indietro non mi riuscì di beccarlo. Rassegnata. Affranta. Gettai la spugna. –E va bene, mi arrendo -
Non so se fu una coincidenza o perché doveva succedere, ma quella sera non diversa dalle altre, qualcosa nel mio rituale cambiò. Andai a letto a mezzanotte con indosso lo stesso pigiama, mi lavai i denti, ma diversamente dalle altre notti mi accertai di mettere sotto chiave le coperte. Avevo appena chiuso gli occhi, o almeno così credevo ma guardando l'orologio poi, le lancette segnavano le tre e trenta. Non so spiegare bene cosa accadde, o perché mi svegliai, ma in quello che non sapevo ancora essere un incubo, percepii qualcosa o meglio qualcuno che cercava di entrarmi nella testa. Aprii gli occhi spaventata, mi sollevai con la schiena di scatto, non vidi o notai nulla di strano eccetto la porta finestra che dava sul balcone. Era chiusa e non spalancata come l'avevo lasciata.
-Il mio misterioso e instancabile ammiratore è tornato a quanto pare-
Mi passai le mani fra i capelli, sospirai e tornando con la testa sul cuscino non mi fu più possibile dormire.

Misteriosamente,tuDove le storie prendono vita. Scoprilo ora