Capitolo 3

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Per un paio di giorni Clara e Zoe furono davvero inseparabili. Poi iniziarono le lezioni e furono costrette ad abbandonarsi per qualche ora, incontrandosi solo nelle pause comuni. Verso la fine della settimana, Zoe uscì dalla classe di storia della comunicazione internazionale e raggiunse Clara al bar dell'università. 

Dietro di lei Jenny, che condivideva la stessa lezione. La ragazza dai capelli rossi le lanciò uno sguardo infuocato, poi si diresse in fondo alla stanza, sedendosi ad un tavolo molto distante ma continuando a fissarla. Zoe raggiunse il tavolino dove sedeva Clara, centrale ed ordinò un frappè.

"La conosci?" le chiese Clara, lanciando uno sguardo meravigliato a Jenny e subito dopo un altro sguardo a Zoe. Zoe si girò a guardare la direzione del suo sguardo, sebbene avesse capito di chi si stava parlando.

"Lei è Jenny" risposi timidamente.

"Si, lo so il suo nome. Vi siete mai parlate prima d'ora?" diventava insistente, ma Zoe sopportò con estrema pazienza.

"Siamo amiche, credo" ribattei. In realtà avevano litigato, od almeno c'erano state incomprensioni, perchè Jenny non le aveva più rivolto la parola da quando aveva iniziato a frequentare Clara. Zoe se ne dispiaceva, ma sperava che non fosse un guaio irrimediabile. Sapeva come fare pace, lei.

"È una persona non raccomandabile, Zoe" insistette Clara.

"Cosa intendi, Clara?" le chiese.

"Vedi, è una drogata. Ti ha già invitata a stare nel suo gruppo? Guardali bene: i loro occhi rossi da fattoni e la puzza sodi erba li riconoscono a distanza" storse il naso, ma Zoe non la imitò.

"Jenny è un caso perso, tesoro. Mi dispiace che tu non l'abbia capito subito. Evidentemente l'hai presa in uno dei suoi giorni di pausa, in cui la sua disintossicazione sembra quasi credibile. Ci prova almeno una volta al mese, senza successi naturalmente"

"In genere, tendo a non giudicare le persone da quello che sono e nemmeno da quello che fanno" rispose Zoe, ricambiando il sorriso che le porgeva,

"Naturalmente. Tu non giudichi proprio, è così?" chiese. Zoe non riuscì a trovare ironia, sebbene fosse sicura che ce ne fosse. Molte delle sue amiche la giudicavano perchè non riusciva mai a trovare una parola cattiva per nessuno. Secondo loro, arrivava un punto in cui bisognava schierarsi nella vita. Eppure, Zoe sapeva già da che parte si sarebbe schierata.

"Ci tengo a dirti, allora, che non volevo affatto giudicare Jenny. Eravamo amiche, io e lei, nonostante la droga. Ero nel giro, se si può dire così. Non mi drogavo e per lo più tentavo di aiutarli e loro mi consideravano parte del gruppo. Jenny è una persona sincera, senza scrupoli a dire ciò che pensa. Poi, mi sono accorta che ogni volta che volevo andare a prendere qualcosa da mangiare o da bere, il gruppo spuntava sempre e Jenny mi parlava in modo spropositato. Mi insospettii e rimasi in guardia. Scoprii che ogni volta che pranzavamo insieme od uscivamo a prendere qualcosa, loro mischiavano alle mie bevande della droga. Per me fu uno shock, Zoe! Fino a quel momento, avevo sempre creduto che in tutti ci fosse una luce speciale, unica. Per la prima volta scoprii il buio dentro la natura umana e ne rimasi sopraffatta, delusa. Non volevo crederci, perciò provai a parlare con Jenny. La sua reazione fu bruttissima: credette che volessi accusarla e si chiuse in sè stessa, cacciandomi via. Da allora, le sto lontana. Ho imparato che non tutti sono dotati di una luce splendente e che ci sono persone che dentro di sè mantengono il buio. Sabi li chiama portatrice di morte" Zoe voleva sapere chi fosse Sabi, ma al momento era più importante pensare a Jenny.

"Davvero ti ha drogata?" chiese.

"Si, ma su di me queste cose non hanno grande effetto. Per fortuna, aggiungerei! Chissà cosa avrebbe potuto accadermi altrimenti" Zoe riflettè su quello che diceva la sua amica. Conosceva casi, nella sua scuola, di ragazzi che si erano ridotti al coma dopo aver esagerato alle feste. Aveva ragione: Jenny l'aveva messa in grossi guai. Sospirò.

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