C'erano una volt- nah, troppo banale. Ricominciamo.
In una terra da tempo dai più dimenticata, i nostri eroi, Johan, il guerriero dall'armatura cremisi, Olavi, il nordico guerriero, con la sua magica ascia, capace di spezzare qualsiasi cosa, e lo Stregone dell'Oblio, del quale nessuno conosce il nome, stavano correndo a cavallo, verso la leggendaria collina di Algalot. Da lì, per accedere alla città nanica di Lorkar, città nascosta e ai più sconosciuta, dovettero squarciarsi il palmo di una mano e lasciar colare il sangue in una pozza, vicino a dove dovrebbe essere stata l'entrata. Fatto ciò, il terreno sotto di loro tremò, e apparve loro davanti una scalinata di bianco marmo, con delle scritte incise su ogni gradino. Purtroppo però nessuno dei tre poteva decifrarle, essendo la lingua nanica un segreto conosciuto e gelosamente custodito dai nani stessi. Scendendo per la scalinata si fece sempre più buio, e, dopo una ventina di scalini, sentirono la terra tremare, più forte di prima, e l'uscita si chiuse. Loro, noncuranti, continuarono a scendere la scalinata. Dopo un po' cominciarono a sentire musica, composta da cetre, zampogne, liuti... Continuarono la discesa finché non raggiunsero un enorme portone di Oricalco, pieno di bassorilievi, che mostravano imprese di antichi nani, i quali sconfiggevano orchi, draghi, e persino Divinità Guerriere. Il più forte dei tre, Olavi, spinse il portone, che, sorprendentemente, si aprì senza opporre la minima resistenza. I tre, stupiti, entrarono nel salone, dove rimasero ancora più stupiti dalla sua grandezza. Doveva essere alto almeno 40 metri, faticavano a vedere il soffitto, sebbene fosse illuminato a giorno da enormi lampade di uno strano minerale che non furono in grado di riconoscere. Le pareti del salone erano completamente in marmo, piene di imponenti statue ed enormi colonne, con giganteschi capitelli in uno stile che non avevano mai visto prima, con nani scolpiti messi in modo sembrasse che stessero sorreggendo le colonne, facendo moltissima fatica. Il salone era ottagonale, e mastodontico. Ogni lato doveva misurare cinquanta metri almeno. Il primo nano che videro fu il re, che in realtà non era per nulla nano, anzi, era alto quasi quanto Olavi, il più alto dei tre. Questo nano, con un'irsuta barba che gli scendeva fino alla cintola, un elmo dorato a mo' di corona e le muscolose braccia grosse quanto il torso di un vitello, li invitò a sedersi accanto a lui, a tavola, per il banchetto che stava per iniziare. Andarono quindi con quello che si rivelò essere il re, che disse di chiamarsi Akron il Bastione. Al tavolo c'erano centinaia, anzi, qualche migliaio d posti a sedere. C'erano sontuosi piatti di carne di qualsiasi tipo e qualche verdura. Riguardo alle bibite, c'era moltissimo vino e botti di birra. Il re spiegò loro che il vino era fatto con uva cresciuta sotto terra, grazie all'Astralio, che si scoprì essere il materiale di cui erano fatte le lampade sul soffitto, e, a dire il vero, era il migliore che avessero mai saggiato. Ad un certo punto, Johan chiese al re:
"Scusi, sua maestà, se posso permettermi, perché la chiamano Il Bastione?"
"Oh, suvvia, non servono tali formalità, del resto sono solo un nano. Comunque, dicevamo, mi chiamano così perché, anni fa, moltissimi, ormai, combattei contro più di 200 nemici da solo, armato solo di martello da guerra e coraggio, purtroppo però rimasi ferito a una gamba da una freccia, che mi lasciò un'orrenda cicatrice. Oltre questo, be', avrete notato che sono molto più grosso degli altri nani."
Quindi il Re riprese a mangiare e, dopo aver finito, disse loro:
"Ora vorrei raccontarvi la storia della nascita di questa città, se siete d'accordo." Senza aspettare risposta, egli riprese: "Fu mio nonno, 400 anni fa, a posare la prima pietra, e oggi è il quarto centenario di quel giorno."
"Lo sappiamo, siamo qui per questo." Lo interruppe lo Stregone dell'Oblio.
Il Re scoppiò a ridere evidentemente infastidito da questa interruzione, e poi riprese a parlare:
"Certo che lo sapete, ma non sapete altro. Be', in poche parole, ci hanno messo più di 200 anni a ultimare le costruzioni, e questo salone è solo l'entrata, il resto è molto più grande. Certo, questo sarà anche il singolo ambiente più grande, ma è lo stesso solo una piccola parte della città."
I tre, piuttosto stupiti, guardarono il Re, i suoi occhi pieni di orgoglio.
"Purtroppo per voi però l'antica legge vieta severamente l'ingresso a non-nani. Sono estremamente dispiaciuto, ma nemmeno io, il Re, posso infrangere l'antica legge senza dover scontare la pena di morte, senza tener conto del fatto che sia una questione d'onore."
Dopo questo i tre furono fatti sistemare per la notte. A mezzanotte circa però lo Stregone dell'Oblio svegliò gli altri due e li fece preparare alla svelta, dicendo loro che li attendeva una grande battaglia, e farfugliando qualcosa su un potente artefatto magico finito nelle mani sbagliate. Una volta svegli, i tre indossarono le armature, raccolsero provviste dagli avanzi del banchetto, uscirono dalla città, sellarono i cavalli e ci salirono, per poi partire al galoppo nella notte.
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Imagination's Borders
FantasyQuesta storia è ciò che riesco ad immaginarmi scrivendo, senza mettermi freni, senza pianificare in anticipo, e senza star troppo a pensare. La copertina è la sala comune di Serpeverde, lo so, sh. Se fa schifo ditemelo