Parte 3 - La Grande Battaglia

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Giunti lì, i due si prepararono a combattere, prima di entrare, e Olavi non sapeva cosa aspettarsi dagli eserciti di Nazghar. Quindi, dopo dei minuti di trepidazione, Olavi spinse il portone, ma questa volta gli ci volle molta più potenza e forza di quanta ce ne volle per il portone di Oricalco. Olavi spinse con tutta la forza che aveva, e finalmente il portone si mosse. Quando finalmente fu aperto abbastanza per passarci Olavi si allontanò e fece passare lo Stregone. Una volta dentro, incrociarono una manciata di guerrieri, che sconfissero senza molti problemi. In seguito alla battaglia lo Stregone fece strada e Olavi lo seguì. Arrivarono così in un grande salone, dalle pareti di nero basalto colava incandescente ferro. Lungo le pareti salivano delle scalinate, e lungo queste ultime c'erano incisioni di ogni tipo, che però solo lo Stregone sapeva decifrare. Erano simboli alchemici e scritte nel linguaggio dei Draemora, che in pochi conoscevano. Quindi, lo Stregone urlò:

"Vieni qui, Nazghar, se ne hai coraggio!"

Sentendolo, Nazghar comparve sul terrazzo, assieme ad una piccola guarnigione di guerrieri Draemora. Quindi Nazghar ordinò loro:

"Andate, ed uccideteli entrambi."

I guerrieri, obbedendo, andarono quindi ad attaccare i due. Una volta scese le scale i guerrieri combatterono fino alla morte, che sopraggiunse subito, data loro dalla potente ascia e dalla terrificante magia dell'Oblio. A questo punto Nazghar tornò ad affacciarsi dalla balconata e vide i due, in piedi e senza il minimo graffio. Disse allora:

"Siete forti, vedo... be', sarà un piacere torurarvi fino alla morte."

Lo Stregone quindi lo guardò, si tolse il cappuccio e urlò:

"Ne sei ancora così certo?!"

"TU! Maledetto, me lo sarei dovuto aspettare... be', vuol dire che ti ucciderò direttamente!" replicò Nazghar.

Quindi egli saltò giù dalla balconata e allontanò Olavi, che cadde a terra, e lì rimase.

"Tu, Vankar, Stregone dell'Oblio... Tu morirai per mano mia, bastardo!" lo minacciò Nazghar, e subito dopo provò a colpirlo con una spaventosa fiammata, che però riuscì soltanto a bruciacchiare il pavimento.

"Mi sottovaluti, non sono uno stregone da quattro soldi come te!" lo schernì Vankar, che provò a colpirlo con un grosso proiettile dell'Oblio, che però l'altro fermò erigendo di fronte a sè un muro di pietra. Una volta posatosi il polverone, Vankar fece esplodere il muro, tranciando di netto le gambe a Nazghar, che era stupidamente rimasto fermo. Questo, con le sue ultime forze lanciò una potente magia che Vankar bloccò con uno scudo di luce. Egli fece rialzare Olavi e gli disse:

"Vieni, recuperiamo ciò ch'è nostro!"

Allora Olavi lo seguì su per le scale e poi dentro la stanza di Nazghar, che aveva un'ampia visione sul versante opposto del monte e su un'enorme distesa di nera terra e immense armate di Draemora e altri Guerrieri. In seguito alla loro entrata la porta si chiuse di scatto e alle spalle di Olavi apparvero due Guerrieri dell'Oblio, armati di lance, che lo immobilizzarono. Ora Vankar si girò, un ghigno in volto.

"Oh, Olavi" disse, sedendosi per guardarlo "Sei proprio stupido come sembri. Ora, se non vuoi unirti a me, perirai. Hai poco tempo per decidere. Se decidi di unirti a me, sarai generale delle mie truppe, anche se le condurresti in modo barbarico, cosa che i nemici non si aspettano.

Olavi lo guardò e urlò:

"Traditore! Non mi unirò mai a te!"

Olavi quindi colpì i guerrieri, mandandoli a terra, e assalì Vankar, che però subito lo immobilizzò al muro, dicendogli, la voce storpiata dalla rabbia:

"Unisciti a me, è la tua ultima possibilità."

Ora, con un urlo, Olavi prese la sua Ascia e la scagliò verso lo stregone, che la fermò e disse:

"Che pensi di fare, idiota?"

"Uccidimi, se hai il coraggio!" urlò Olavi in risposta.

"Tu sei un bravo combattente, mi saresti utile, ti tratterei bene, non ti mancherebbe nulla."

Olavi quindi se ne stette zitto e, dopo più di un'ora, lo stregone abbaiò:

"Hai deciso, ammasso di muscoli e feci?!"

Olavi lo guardò e gli sputò in addosso. Lo stregone, quindi, in uno scatto d'ira, raccolse l'ascia di Olavi e lo colpì ripetutamente.

Questo fu l'inizio del regno di terrore di Vankar, che governò su tutte le terre di Aven Amon per molto tempo.



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