Che poi, quel quadro appeso alla parete con la nostra foto infondo non mi è mai piaciuto. Lei dice che è bello solo perché ci siamo ‘noi’, e tutte le volte che lo ripete mi viene un po’ da ridere. Forse sarà la cornice che non mi convince, o forse sono proprio io che non mi piaccio nella foto. Ma su di lei, ovviamente, non c’è da dire niente. Ha un sorriso che ti fa venir voglia di vivere, e quando le chiedo “Sorridi per me” lei rimane stupita e, al tempo stesso, si infuria con me. Dice che le metto soggezione, quando la guardo. Ed io rispondo sempre “Io?” puntandomi il dito contro, fingendomi sorpreso. Tutte le volte che rispondo così, lei ride. E ride ancora, ancora. E Dio, caro amico mio, io ho il cuore che mi arriva nello stomaco e mi torna in gola. Ci torna dopo un po’, al lato sinistro del mio petto.
Che poi, a dirla tutta, odio anche la sua gatta nera. Mi scruta attenta con quegli occhi verdi, girando per tutta casa lanciandomi strane occhiatine. Wendy dice che è normale , e che secondo lei le piaccio. Sono rari i momenti in cui quella palla di pelo si avvinghia a me facendo strani versi che Wendy, solitamente, chiama fusa.
Le ripeto sempre per quale motivo l’ha dovuta salvare dalla strada. Se fossi stato in lei, a dirla tutta, l’avrei lasciata lì. Però quando le dico così, mi incenerisce con lo sguardo e capisco che è meglio che non dico più niente.
Sento improvvisamente qualcosa cascare dal tavolo. Ed eccola lì, quell’ammasso di peli mentre guarda la scatola del latte rovesciarsi a terra. Ci cammina sopra, ma non appena sente i passi della padrona, scappa via di fretta e furia. Wendy si strofina gli occhi ancora colmi di trucco, guarda il pavimento e poi guarda me. “Oh no, non pensare che sia colpa mia!” Mi dico nella mente.
Che poi, ora che ci penso, quello era il mio latte! La mia colazione!
Lei ride piano, mentre cerca una soluzione per pulire.
Appoggio il braccio sul tavolo, posando il viso sulla mano. Sbuffo sonoramente, solo per scaricare il nervoso e la noia che stavo provando. Poi, quando lei mi prende il volto e mi stampa un bacio sulle labbra, io non so nemmeno perché ero arrabbiato, come mi chiamo e dove mi trovo. So solo che mi piace da impazzire sapere che adesso sa un po’ di me, e io so un po’ di lei.
Ha la strana mania, dopo ogni bacio, di stringermi forte senza dire niente. E so per certo che in quel momento ha una tempesta di parole nella mente che vorrebbe dirmi. Ma non lo fa.
Allora io la stringo forte, come quando i bambini ritrovano il loro giocattolo che credevano perduto, la stringo talmente forte che lei si abbandona completamente fra le mie braccia, come se fossero la loro casa. E in realtà lo sono davvero.
Che poi, quando mi lascia tutti quei piccoli baci sulla guancia, io perdo il controllo senza rendermene conto. Perdo talmente il controllo che, al diavolo il latte caduto sul pavimento, al diavolo quella gatta, e al diavolo qualunque cosa. Perché, sinceramente, quando la sollevo e tira un piccolo grido, aggrappandosi al mio corpo, so che non esiste altro di meglio, se non lei.
E, amore mio, quando mi gridi con gli occhi che mi ami, mi fai venir voglia di amarti ancora e ancora di più di quello che faccio ogni giorno.
Apro la porta della camera con un calcio, con te in braccio che ridi di cuore, e con il mio respiro che si spezza troppe volte nel sentirti. Faccio una faccia contrariata, quando vedo il letto tutto fatto. Perché, diamine, che senso ha sistemare il letto se poi finiamo sempre a farci l’amore?
E tu finisci per sollevare le spalle, ed io finisco per guardarti negli occhi. Finiamo tra le lenzuola, ti dico che ti odio e tu mi dici che mi vuoi, ti dico che voglio consumarti le labbra, e tu mi domandi “ma tu mi ami?”, e io ti rispondo “E tu?”. Allora ti imbronci, e io ti bacio. Tu mi scansi, e io ti ribacio.
Ti blocco i polsi per fermarti, per farti capire “da qui non scappi” . Mi dici che devo lasciarti andare, mi preghi con quegli occhi dolci e sai che quando lo fai, io poi cedo. Ma ti bacio, anzi, ti riempio di baci. Così tanti che ti fanno girare la testa, dopo un po’. La tua gatta miagola, ci guarda e rimane ferma vicino lo stipite della porta. Scoppiamo a ridere entrambi, e ti porto sotto le lenzuola, senza darti il tempo di pensarci su. Mi lasci addosso il tuo profumo, e ti sento sorridere sulle mie labbra appena ti chiedo “Saziami con i tuoi baci”, e sento anche che tutto il tuo corpo si irrigidisce, ma cerchi di non farlo notare. E io arrossisco come uno stupido al tuo respiro caldo, ai tuoi abbracci. E so che se mi vedresti alla luce rideresti di me.
Perché infondo, amore mio, alla domanda “Ma tu mi ami?”
La risposta tu la sai già.
_____________________________________
Avevo questo pezzo salvato da un po' nel pc, e ho pensato di pubblicarlo. E' un miscuglio di cose che ho dentro, e spero che in qualche modo vi sia piaciuta :)
STAI LEGGENDO
Saziami
Short StoryHa un sorriso che ti fa venir voglia di vivere, e quando le chiedo “Sorridi per me” lei rimane stupita e, al tempo stesso, si infuria con me. Dice che le metto soggezione, quando la guardo. Ed io rispondo sempre “Io?” puntandomi il dito contro, fing...