<< Ecco la tana dove starai per i prossimi tre mesi >> disse il ragazzo dai capelli viola, presentatosi a Jimin come Kim Namjoon, l'ideatore scenico.
Era passata una settimana. Le giornate si erano fatte improvvisamente più lunghe e afose e per Jimin, quello era il suo primo giorno di lavoro. Il viola l'aveva portato nella sua nuova " casa ", una roulotte grande e spaziosa dall'esterno ed esteticamente accogliente. Però a Jimin era stato detto che era già la dimora di altri due acrobati, nonché amici di Kai. Il rosa sperò che l'avrebbero ben accolto, sennò non sarebbe resistito nemmeno per due settimane.
<< Penso di averti mostrato tutto, ora ti lascio un po' da solo, ah...e benvenuto >> disse il ragazzo più alto, sorridendo e mostrando due piccole fossette ai due lati delle guance. Dopodiché lo lasciò solo, tra i suoi pensieri.
Allora salì le scale ed entrò nella roulotte, trovandola accogliente tra tutti gli ammassi di vestiti da scena, specchi, tappeti e poi tre lettini, divisi da pochi centimetri di distanza. Egli non seppe il perché, ma un sospiro nostalgico accompagnò il suo sorriso. Depositò la valigia sopra il letto che sembrava non appartenere a nessuno ed uscì fuori, all'aria aperta. Se non ricordava male, andando sempre avanti e seguendo le altre roulotte poste in fila indiana, sarebbe arrivato nella parte principale, dove tutti si riunivano per parlare e organizzarsi. Uno dei lati positivi di vivere come nomadi, era che l'area in cui stavano, era libera e solitaria; il silenzio parlava e l'aria era più pulita rispetto alla metropoli del paese natale di Jimin e della maggior parte dei componenti di quel circo. Arrivato a destinazione, il ragazzo si allarmò, vedendo quante persone c'erano.
C'era chi spiegava qualcosa, chi discuteva, rideva o socializzava.
<< Ehi! Sei Jimin, vero? >> chiese un ragazzo, basso quasi quanto a lui. Egli aveva i capelli blu notte ed uno sguardo magnetico; piccoli orecchini contornavano le sue orecchie ed un piercing faceva capolino dalle sue labbra.
<< Si, sono io. Tu sei? >>
<< Yoongi, ma sono conosciuto come Suga. Sono uno dei presentatori e faccio anche il prestigiatore >> si presentò, con voce piatta e melliflua.
<< Piacere Yoongi. Sai cosa dovrei fare adesso? Namjoon mi ha detto di andare qua, ma non lo vedo da nessuna parte >>
<< Sarà con Jin, il suo ragazzo >>
<< Davvero?! Possono stare insieme senza nascondere la loro relazione? >>
<< Certo, non siamo mica ai tempi di mio nonno >> disse l'altro, quasi indignato dalla domanda a lui posta.
<< Sai...non tutti sono d'accordo con quel che hai detto >> disse tristemente il ragazzo rosa, ricordando il motivo per cui era là.
La risposta del ragazzo dai capelli blu, non arrivò perché qualcuno li interruppe. Era il ragazzo argentato, la persona che segretamente in quei giorni, Jimin aveva bramato di incontrare almeno una volta. Dei pantaloni bianchi fasciavano le gambe del ragazzo ed una maglietta blu metteva in evidenza il suo volto troppo bello per essere vero.
Jimin ricevette un gran sorriso proprio da lui e lo mise in soggezione. Non tutti i giorni capitava di incontrare una persona del genere.
<< Ciao >> lo salutò l'argentato, con un sorriso quadrato. Il rosa, non riuscì a capirne il motivo, ma quel ragazzo non sembrava davvero felice. Quel sorriso sembrava più quello di una persona chiusa e sofferente.
<< Vuoi essere accompagnato agli allenamenti, vero? >> rispose quello al saluto.
<< Si, per favore >> rispose quest'ultimo, solo per poter stare un altro po' con lui. Jimin aveva paura che la sua infatuazione si vedesse; non era bravo nascondere i suoi sentimenti e quel ragazzo sembrava davvero astuto ed empatico da far paura il piccolo Jimin.
Così i due andarono verso il tendone e si lasciarono Yoongi alle spalle, già consapevole delle cose che sarebbero accadute presto.
Durante la corta camminata, Jimin pose una domanda al suo accompagnatore:
<< Ancora non so il tuo nome >> disse con la sua piccola voce, che tutti ritenevano dolce, come Jimin stesso.
Il destinatario lo scrutò bene, prima di rispondere. Lo guardò negli occhi, come se stesse cercando la risposta migliore.
<< Chiamami V. Solo V >>
<< Okay Solo V, piacere di conoscerti >> scherzò il rosa.
V lo guardò un'altra volta con quella strana occhiata che fece insospettire Jimin, ma che lui dedusse come un'occhiata normale, da rivolgere ad uno sconosciuto. Difatti loro erano sconosciuti.
<< Anche per me è un piacere. Spero di diventare un tuo amico, in futuro >> disse infine.
Erano arrivati nella meta. L'enorme tendone che si estendeva per una vasta area, era rosso a strisce dorate ; al suo interno gli artisti si allenavano e uomini si urlavano indicazioni su come sistemare un oggetto. Gli era tutto così familiare a Jimin, adorava sentire quell'odore di fatica e passione
<< Come puoi notare, questo è dove ci alleniamo e ci esibiamo. Tu dovresti lavorare con altri due ragazzi, però non so dove si siano cacciati >> spiegò V, guardandosi attorno. Quel posto era così spazioso, magari erano da qualche parte in aria a fare acrobazie.
<< Tranquillo, nel frattempo posso anche riscaldarmi da solo >>
<< No, neanche per sogno. Dovresti fare amicizia con i tuoi colleghi >> insistette questo, con voce ferma. Odiava le cose fatte male.
<< Se lo dici tu >> non seppe cosa dire Jimin, mettendosi una mano dietro la testa e iniziando a toccarsi i capelli, a disagio.
<< Comunque io sono il domatore di tigri >> disse l'argentato.
Il ragazzo dai capelli rosa non dimenticò mai come gli occhi di V luccicarono quando disse quella frase. Il suo era uno sguardo felino, come se lavorando per anni con quegli animali, avesse anch' egli assunto qualche caratteristica da tigre. In quello sguardo, Jimin aveva visto l'oscurità selvaggia, forte e dominatrice. Si ritrovò a deglutire, un po' intimorito.
<< Wow...è una cosa difficile. Non ce la farei mai >> disse il ragazzo per continuare il discorso. Stava iniziando a diventare difficile portare avanti il discorso, con il comportamento dell'argentato apparentemente tenebroso.
<< Jimin... >> ad un tratto V abbassò il volume della voce, come a non volersi far sentire dagli altri.
<< Cosa? >> chiese il sottoscritto, preoccupandosi parecchio. Aveva fatto qualcosa che non andava?
<< Ho saputo da Hoseok il motivo per cui sei stato licenziato >> disse V, guardandolo di sottecchi, come a decifrare l'espressione di Jimin.
Lui, d'altro canto, si era paralizzato sul posto. Non voleva che qualcuno sbandierasse ovunque il motivo del suo licenziamento.<< Ah, quindi Hoesok ti ha detto che ci siamo baciati e che il nostro capo omofobo ci ha scovati e ci ha buttati fuori >> disse con un sorriso amaro.
<< Sì. Posso assicurati che qua non è così...qua puoi provare qualsiasi sentimento per qualunque persona e non sarai giudicato. Puoi abbandonarti alla pa- >> si bloccò l'argentato.
<< Cos'hai detto? >> chiese seriamente l'altro, non capendo l'ultima parola.
<< Niente...ora devo proprio andare, mi staranno aspettando >> se ne andò V, lasciando Jimin perplesso.
Era possibile che gli avesse detto qualcosa di offensivo inconsapevolmente? Quel ragazzo pareva così misterioso, tanto da far incuriosire Jimin; avrebbe studiato la sua mente.
Con quella nuova promessa, il rosa si mise al lavoro, la mente in pace, nella sala c'era solo lui e nessun altro, se non la sua passione.SPAZIO AUTRICE
Ciaooo
Sono le due di mattina e mi sono appena ritirata dal "ballo di Natale" organizzato dalla mia scuola. È stato noioso...:-\
Comunque mi dispiace per gli errori, sono stanca.
Spero che questo capitolo vi piaccia.
E nel prossimo le cose diventeranno più intriganti 😏Ora vi saluto...notte🌙
STAI LEGGENDO
τнє τιgєя ταмєя~ ᴠᵐⁱⁿ
Fanficsᴏʟᴏ ʟᴀ ʟᴜɴᴀ sᴀᴘᴇᴠᴀ ɪ sᴜᴏɪ ᴅᴜʙʙɪ, ɪ sᴜᴏɪ ᴘᴇɴsɪᴇʀɪ ᴇ ᴀ ᴋɪᴍ ᴛᴀᴇʜʏᴜɴɢ ᴀɴᴅᴀᴠᴀ ʙᴇɴᴇ ᴄᴏsì, ғɪɴ ϙᴜᴀɴᴅᴏ ᴘᴀʀᴋ ᴊɪᴍɪɴ ɴᴏɴ ᴅɪᴠᴇɴᴛò ᴘᴀʀᴛᴇ ᴅᴇɪ sᴜᴏɪ ᴘᴇɴsɪᴇʀɪ. ᴀʟʟᴏʀᴀ ʟᴇ ᴄᴏsᴇ ɪɴɪᴢɪᴀʀᴏɴᴏ ᴀ ᴄᴀᴍʙɪᴀʀᴇ ᴅᴏʟᴏʀᴏsᴀᴍᴇɴᴛᴇ... ❝ Non mi reputo una brava persona e io per te...