Prologo

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Le mani sanno parlare. Sono arte. Rudolf Bonvie, con la serie di tredici fotografie ci porta al centro di una conversazione, dal titolo "Dialog". Un letto vuoto, la femminilità in una solitudine cosmica mentre cerca sentimento. Una conversazione silenziosa, pungente. Esse ci permettono di percepire il calore, come allo stesso modo il gelo. Le portiamo al viso con l'obiettivo di asciugare le lacrime impazienti e ribelli, nel tempo in cui inconsuetamente l'euforia ne rivede i suoi lati, avvicinandole per lo stupore immenso quando qualcosa ci sorprende particolarmente. Le mani sono in grado di unirsi con amore, nel buio dipinto di solitudine che ci sussurra paure cercando la metà che ci tranquillizzi. Si uniscono con l'odio sboccato, triste a tratti, pieno di amarezza nella sua stessa pronuncia: rannicchiandosi su sé stesse, dotate, fornite di rabbia polare costruendo l'arma contro il proprio avversario.

Ci regalano delle sensazioni indescrivibili, in alcuni casi immaginarie, create dalle nostre menti oppresse, tutto semplicemente sfiorando ogni tipo di superficie a noi desiderata. Il positivo e il negativo entrano in gioco formati dalla stessa materia sostanzialmente da una sola fonte. Dei capelli al mattino, illuminati dalla misera luce dei primi raggi dell'alba che penetrano dalla finestra accanto, mentre un corpo nudo scivola fuori dalle lenzuola fresche, sporche d'amore-passione della nottata. Il battito cardiaco che divide in due il petto, ascoltato dal tatto che persiste in segno di protesta. La delicatezza, l'eleganza e il garbo sfiorando l'altra persona riusciamo a creare un abbraccio, unendo le mani. L'essenza della vita, mani contro mani. I tuoi ricordi sono incisi, impressi nelle tue mani. Tutte le funzioni primitive che inconsciamente realizziamo nelle nostre giornate, esse sono il frutto dell'arte per chi la vive attraverso le cose, prendere, lasciar cadere. Le mani, le porti al viso quando piangi o ridi, due opposti ma con qualcosa in comune. Un silenzio pieno di parole, quasi assordante per le urla che circolavano attorno. L'avessi capito prima il senso della vita, ma non è mai tardi, oppure si? Sappiamo tutti, quanto la vita possa cambiarci come il vento, la pioggia, insomma gli agenti atmosferici sono in grado di disegnare sulle montagne, più tempo passa più si sgretolano piccoli frammenti fino a cambiare totalmente forma. La nostra erosione mette un punto nei cicli dei periodi che viviamo, iniziamo sempre dopo esser cambiati, dopo aver attraversato la tempesta scriviamo nuovi capitoli con saggezza. Dovremmo tutti ricordarci che le montagne più alte, sono in realtà quelle più giovani.


Respirare, respirami la pelle nudaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora