JUST SMILE.

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JUST SMILE.

Capitolo 1

La luce proveniente dalle altre case era fioca, smorzata dalla nebbia che era scesa e che ora, lentamente, sembrava diradarsi. Il focolare mandava bagliori e creava inquietanti ombre al bordo della stanza. In salotto ero sola. Io, Camille Mayer, (niente a che fare con l’autrice) immersa nella lettura del suo libro preferito, “Il dandy della reggenza”, illuminata e riscaldata solo dalle fiamme crepitanti. Quello era il mio luogo preferito, mi sentivo al sicuro circondata solo da distese di foreste e piccoli casolari dove i montanari potessero fermarsi a riposare ed a consumare un pasto caldo. Tutto intono a me era silenzioso, statico. I soli rumori provenivano dal camino situato nell’angolo sud-est della stanza e dal frusciare delle fronde degli alberi veniva trasportato dal vento e si infiltrava in casa. Quella calma però non mi appartenevano e quel bellissimo distacco dalla realtà non poteva durare per sempre e il ritorno alla vita di tutti i giorni le pareva un tremendo incubo. Il ritorno a scuola e l’inizio delle attività mi rendeva irascibile. Tutti i genitori che correvano a destra e a manca per preparare e cercare di catapultare i figli nel mondo dello studio e qui poveri bambini che li seguivano con malavoglia. Per mia fortuna, questo non era un problema che mi riguardava, i miei genitori a stento avevano deciso di smettere di litigare per cinque minuti e decidere che college avrei dovuto frequentare, ma anche in quel caso la discussione si trasformò in un dibattito acceso e a quel punto alzai i tacchi e me ne andai dalla cucina. Raggiunsi camera mia e feci i bagagli con il minimo indispensabile per sopravvivere una settimana in una casa dispersa nelle montagne, dove avrei potuto concentrarmi sulla scelta della carriera scolastica in santa pace. Questo mi riconduce in queste desolate montagne e il mio monologo da qui riprenderà. Si, sono una ragazza che ama la solitudine e i libri sdolcinati ambientati in età vittoriana a Londra, la mia città, e che sgattaiola via di casa appena le discussioni fra i genitori iniziano a dare sui nervi. A volte credo addirittura che aprano le ante dell’armadio in cucina e inizino a lanciarsi qualsiasi cosa passi loro sotto mano. *I got a pocket, got a pocket full of sunshine I got a love that knows that it's all mine oh.oh,oh * La suoneria riempie quello spazio silenzioso e sul display compare la scritta “Alice <3” dovrei risponderle ma non è il momento giusto. Parte la segreteria e la sua voce irrompe dall’altoparlante del telefono e già mi aspetto una sfuriata per la sparizione improvvisa e bla-bla-bla come al solito, ma la sua voce mi appare distante. Sento un singhiozzo e drizzo la schiena, i muscoli mi si irrigidisco e decido di prendere in mano il telefono e di risponderle.

“Alice tutto bene?” la mia voce pare tranquillizzarla quel poco che le permette di mettere in fila due parole.

Cam, è successo un casino con Peter e adesso non risponde più alle mie telefonate. Che cazzo ha in testa tuo fratello?”

Okay okay okay. Facciamo un passetto indietro e vediamo di rimettere in piedi la situazione cercando di capirci qualcosa:

-Sono Camille, studentessa in attesa del college

-Alice, migliore amica paranoica

-Peter, fratello scemo, insolente e irresponsabile

-James, di lui saprete più avanti, per ora, procediamo con ordine.

“Sai che mio fratello è solo un bambinetto irresponsabile, ti chiamerà domani o dopo, magari sta preparando un esame, io sono in montagna da sola e, se mi raggiungi appena puoi potremmo parlare e sistemare la faccenda.”

lo faresti davvero? Posso seriamente venire da te a quest’ora, nelle lande desolate dello Yorkshire per stare con te passando una settimana tra donne?”

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