Il lupo perde il vizio ma non il pelo

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"Un concetto sta per come si guarda la terra dalla luna senza mai arrivarci."
- Allen Ginsberg, morte e fama

Guardo il buio e non mi sembra poi così nero e spaventoso, sfioro le coperte con le dita e le trovo un po' troppo ruvide, respiro lentamente e nonostante questo sto correndo una maratona

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Guardo il buio e non mi sembra poi così nero e spaventoso, sfioro le coperte con le dita e le trovo un po' troppo ruvide, respiro lentamente e nonostante questo sto correndo una maratona.
Ti ho chiamato in questi anni, ti ho pensato e sognato, ho toccato il mio viso immaginando di accarezzare la tua morbida pelle caramellata, ho parlato al vuoto sperando che, prima o poi, l'avresti riempito tu con la tua voce.
Lo sai, il cielo ti assomiglia parecchio; così profondo, piatto da qua giù, ricoperto di piccoli soli nascosti dalle nubi. Cosa vuoi proteggere? Le nubi o le stelle? Ho letto la lettera che mi dedicasti dopo che ti avevo tenuto compagnia in ospedale, mentre stringevi la mano di tua madre al petto e scusa se l'ho letta solo ora, ma è difficile riappropriarmi delle tue dolci parole. Quando potrò udire nuovamente sillabe simili?
Ho ancora tutto con me, Tae. È tutto sparso, mischiato, cucito ad ogni parete e pavimento della mia abitazione. Non sai cosa hai fatto, hyung. Non sai in che guai mi hai messo. L'unico modo che ho di addormentarmi è parlarti, parlarti dei miei desideri, inventare una possibile risposta e sorridere a ciò che non dirai mai.
Ho perso la speranza; non tornerai, non dopo quello che ho fatto, non dopo aver conosciuto qualcuno migliore di me. Il fatto è che ormai non si tratta più di chi è meglio o peggio, non esiste niente del genere. Lo sai anche tu, no?
Sono accecato dalla voglia di poterti stringere tra le mie braccia, coccolarti sotto le coperte e disegnare il mio amore sul tuo viso pacifico. Ascolto in continuazione le tue playlist, chiudo gli occhi e tu, non proprio tu, ti materializzi davanti a me e mi guardi e muori. Amo i tuoi occhi, te lo dicevo spesso, non è vero? Due specchi lucidi; gli specchietti della tua macchina opaca e grigia, sempre pulita e profumata. Ci siamo distesi decine e decine di volte nei sedili posteriori, uno il carburante dell'altro.
Lo sai, sento di aver bisogno di un dottore, di medici, di dimenticarti. Posso farlo? O mi odierai ulteriormente? Non mi dai scelta, amore. Non ho scelta.
La lampada sopra la mia scrivania mi ricorda che ho dovuto cambiarla per colpa della nostra foga impossibile da placare. Cadde a terra, si ruppe in due, la guardammo e ridemmo chiudendo quel episodio con un bacio; l'ultimo. I vetri della lampadina, qualche giorno dopo, mi tagliarono i piedi in molteplici punti, ma il peggio era già passato.
Lo sai, le lenzuola dell'ultima sera non sono ancora state lavate. Non ne sono davvero capace. Credo che si possa percepire ancora il tuo profumo, anzi, chi voglio prendere in giro? Si sente eccome il tuo profumo, fresco come i primi giorni di primavera e pungente come gocce di limone sulle ferite che avevi spesso sulla tua bocca screpolata. Prometto che quando sarà sparito le laverò una volta per tutte, ma ora non pretendere troppo da un debole come me. Come dissi tu nella lettera: "tu non potrai fare a meno di me e io di te" anche se, a quanto pare, non è andata proprio così.
A proposito della lettera; ti ho già detto che è bellissima? Sapevi che mi sarei commosso leggendola, sai quanto sono sensibile e piagnucolone. Mi conosci troppo bene e chissà se ti ricordi ancora qualcosa di me, chissà se mi pensi ogni tanto. Mi immaginerò la tua risposta e sorriderò.

Il ciclope morente - kth + jjkDove le storie prendono vita. Scoprilo ora