Prologo Hardin

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NON
sento l'asfalto gelato sotto le ginocchia, non sento la neve che mi cade addosso.Sento solo lo squarcio che ho nel petto. Resto lì imbambolato a guardare Zed che escedal parcheggio, con Tessa sul sedile del passeggero.Non avrei mai immaginato... nemmeno nei miei incubi peggiori avrei creduto di potersoffrire in questo modo. Non avevo mai avuto niente e nessuno di prezioso, non avevomai sentito l'esigenza di possedere completamente una persona. Il panico... Il fottutoterrore di perderla... quello non me l'aspettavo. Non mi aspettavo niente di ciò che èsuccesso. Doveva filare tutto liscio: andare a letto con lei, vincere contro Zed e intascare isoldi. Facilissimo. Invece no. Invece quella ragazza bionda con la gonna lunga e le listeossessive di cose da fare si è insinuata pian piano dentro di me, fino a farmi innamorare.E non ho capito quanto la amavo finché mi sono ritrovato a vomitare in un lavandino,dopo aver mostrato a quegli stronzi dei miei amici la prova della verginità che le avevorubato.È stato orribile... ma l'ho fatto lo stesso.Ho vinto la scommessa, ma ho perso l'unica cosa che mi avesse mai reso felice. Einsieme a quella ho perso ogni grammo di bontà che lei mi aveva fatto scoprire in mestesso. E ora, mentre la neve mi infradicia i vestiti, vorrei scaricare la colpa su mio padre,per avermi trasmesso la sua dipendenza; su mia madre, per essere rimasta troppo alungo con lui e aver contribuito a tirare su un figlio così incasinato; su Tessa, per avermirivolto la parola quel primo giorno. Diavolo, voglio scaricare la colpa su qualcuno.Ma non posso. La colpa è mia. Io ho rovinato Tessa e quello che c'era tra noi.Farò tutto il necessario per rimediare ai miei errori.
Dove sta andando? La ritroverò?

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