2 Tessa

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CI sono rimasta finché ho potuto, lasciando che l'acqua scorresse su di me. Volevo che miripulisse, mi confortasse in qualche modo. Ma nemmeno una lunga doccia calda è riuscitaa rilassarmi. Non mi viene in mente nulla che possa placare il dolore che sento. Misembra infinito, destinato a durare per sempre. Come un organismo che vive dentro dime, ma anche come un baratro che si allarga sempre più.«Mi dispiace tanto per la parete. Mi sono offerta di pagare la riparazione, ma Ken nonvuole saperne», dico a Landon mentre mi spazzolo i capelli bagnati.«Non preoccuparti, hai già abbastanza pensieri», ribatte posandomi una mano sullaschiena.«Non capisco come ho fatto ad arrivare a questo punto.» Guardo fisso davanti a meper non incrociare gli occhi del mio migliore amico. «Tre mesi fa ogni cosa aveva unsenso. Avevo Noah, che non mi avrebbe mai fatto una cosa del genere. Ero legata a miamadre e sapevo cosa volevo dalla vita. Adesso non ho più niente. Zero. Non so neppurese devo continuare lo stage, perché di sicuro Hardin verrà e convincerà Christian Vance alicenziarmi.» Prendo un cuscino dal letto e lo stringo al petto. «Non aveva niente daperdere, lui, ma io sì. Gli ho permesso di portarmi via tutto. La mia vita prima di lui eracosì semplice e chiara. Ora... dopo di lui... è solo... dopo.»Landon mi guarda sbalordito. «Tessa, non puoi rinunciare allo stage; lui ti ha già toltoabbastanza, non farti togliere anche quello, per favore.» Mi sta praticamente supplicando.«Il lato positivo di questa nuova vita senza di lui è che puoi fare quello che vuoi, puoiricominciare da capo.»So che ha ragione, ma non è così facile. Ormai tutta la mia vita è legata a Hardin,persino la vernice della mia dannata macchina. In qualche modo era diventato il filo cheteneva insieme la mia vita, e ora che non c'è più mi restano solo i cocci.Landon accenna un sorriso: «Ti lascio riposare un po'». Mi abbraccia e fa perandarsene.«Pensi che finirà mai?» gli chiedo.«Cosa?»«Il dolore.»«Non lo so... ma voglio pensare di sì. Il tempo guarisce... quasi tutte le ferite.» Cerca diconfortarmi con un mezzo sorriso.Non so se il tempo mi farà stare meglio. Ma se così non fosse, non sopravvivrò.

La mattina seguente, con decisione ma con la consueta cortesia, Landon mi costringead alzarmi per assicurarsi che mi presenti allo stage. Lascio un biglietto a Ken e Karen,per ringraziarli e per scusarmi ancora del buco che Hardin ha fatto nel muro. Landon ètaciturno e mentre guida continua a guardarmi rivolgendomi sorrisi e parole diincoraggiamento. Ma io sto ancora malissimo.Mentre entriamo nel parcheggio i ricordi iniziano a insinuarsi nella mia mente. Hardinin ginocchio sulla neve. Zed che mi racconta della scommessa. Salgo subito nella miamacchina per ripararmi dal freddo; rabbrividisco alla mia immagine riflessa nellospecchietto. Ho ancora gli occhi iniettati di sangue e le occhiaie. E le borse completano illook da film dell'orrore. Ho decisamente bisogno di più trucco del previsto.Raggiungo l'unico grande magazzino aperto e compro tutto il necessario permascherare i miei sentimenti. Ma non ho le energie per concentrarmi sul mio aspetto,quindi non sono sicura di aver migliorato le cose.Infatti, arrivo alla Vance e Kimberly impallidisce. Cerco di sorriderle, ma lei scatta inpiedi dietro la scrivania.«Tessa, cara, tutto a posto?» chiede preoccupata.«Sono così inguardabile?»«No, certo che no», mente. «Sembri solo...»«Esausta. Perché lo sono. Gli esami di fine semestre mi hanno sfiancata.» Annuisce e mi sorride, ma mentre attraverso il corridoio per raggiungere il mio ufficiosento il suo sguardo addosso. Le ore si trascinano interminabili finché, in tarda mattinata,Mr Vance bussa alla mia porta.«Buongiorno, Tessa», sorride.«Buongiorno», riesco a rispondergli.«Volevo solo farti sapere che sono molto soddisfatto del tuo lavoro fino a oggi. Tiimpegni, e lo fai molto meglio di tanti dipendenti... veri.»«Grazie, mi fa molto piacere», dico, e una vocina nella testa mi ricorda che ho ottenutolo stage solo grazie a Hardin.«Stando così le cose, vorrei invitarti al congresso di Seattle questo fine settimana. Iconvegni in genere tendono a essere noiosi, ma stavolta si parla di editoria digitale, 'ilnuovo che avanza' e roba del genere. Conoscerai molta gente, imparerai qualcosa. Traqualche mese aprirò una nuova sede a Seattle, e devo incontrare alcune persone. Allora,che ne dici? Hai tutte le spese pagate, partiamo giovedì; Hardin è il benvenuto, se vuoleaggregarsi. Non al convegno, ma a Seattle», precisa con un sorriso complice.Se solo sapesse come stanno le cose...«Accetto molto volentieri, grazie mille!» esclamo, incapace di trattenere l'entusiasmo eil sollievo al pensiero che finalmente mi stia capitando qualcosa di bello.«Ottimo! Kimberly ti spiegherà tutti i dettagli, e come compilare le note spese...»Continua a parlare, ma io mi sono già distratta.L'idea di andare al convegno allevia un po' il dolore. Sarò più lontana da Hardin, mad'altro canto ora Seattle mi fa pensare a lui, a quando ha detto di volermici portare. Harovinato ogni aspetto della mia vita, compreso l'intero Stato di Washington. Mi sembrache l'ufficio si stia rimpicciolendo, mi manca l'aria.

«Ti senti bene?» mi chiede Mr Vance, con aria preoccupata.«Oh... sì, è solo che... oggi non ho mangiato niente, e stanotte ho dormito male.»«Va' a casa, allora, puoi finire di lavorare lì.»«Non ce n'è bisogno...»«Sì invece, vai, non ci sono ambulanze nell'editoria. Ce la caveremo comunque», mirassicura, e poi se ne va.Prendo le mie cose, vado in bagno a guardarmi allo specchio – sì, sono ancora orribile – e sto per entrare in ascensore quando mi sento chiamare da Kimberly.«Vai a casa?» mi chiede, e io rispondo di sì. «Be', Hardin è di malumore, perciò sta' attenta.»«Eh? Come fai a saperlo?»«Mi ha appena insultata perché non te l'ho passato al telefono.» Sorride. «Neppure ladecima volta che ha chiamato. Mi sono detta che se volevi parlare con lui gli avrestirisposto al cellulare.»La ringrazio, felice che abbia tanto spirito d'osservazione. Sentire la sua voce altelefono mi avrebbe fatto più male.Riesco a raggiungere la macchina prima di scoppiare a piangere di nuovo. Il dolore nonfa che aumentare quando non ho distrazioni, quando resto sola con i pensieri e i ricordi.E, naturalmente, quando vedo le quindici chiamate senza risposta e i dieci messaggi diHardin, che non leggerò.Mi calmo quel che basta per riuscire a guidare, poi faccio la cosa che temo di più:chiamo mia madre. Risponde al primo squillo.«Mamma», singhiozzo. La parola mi suona strana in bocca, ma in questo momento hobisogno del suo conforto.«Cosa ti ha fatto?»Che tutti esordiscano con la stessa domanda mi dimostra quanto fosse chiaro achiunque che Hardin era pericoloso e quanto sono stata cieca.«Io... Lui...» Non riesco a formulare una frase di senso compiuto. «Posso tornare acasa, solo per oggi?» le chiedo.«Ma certo, Tessa. Ci vediamo tra due ore», risponde. E riattacca.Meglio di quanto pensassi, ma non la reazione calorosa che speravo. Vorrei che miamadre fosse come Karen, premurosa e tollerante. Affettuosa.Entro in autostrada e spengo il telefono per non cedere alla tentazione di fare qualchestupidaggine, per esempio leggere i messaggi di Hardin.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jan 03, 2019 ⏰

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