♰ II - ᴛʜᴇ ᴊᴏʟʟʏ ᴀɴᴅ ᴛʜᴇ ᴀᴄᴇ ᴏғ sᴘᴀᴅᴇs

271 27 212
                                    

[Canzone del capitolo: All the good girls go to hell - Billie Eilish.]

━━━ • ✙ • ━━━

Una partita appena conclusa di scala quaranta era stata abbandonata sul tavolino circolare in legno, quasi il vincitore volesse sfoggiare il proprio trionfo.
E infatti eccolo lì, il vincitore: Nikolaj Shutka si trovava seduto comodamente e in modo alquanto scomposto sulla poltrona tra il tavolo e la parete bordeaux.

Si poteva intuire facilmente in che modo egli avesse battuto l'altro, pur essendo in palese svantaggio visti i numerosi tris e l'unica carta rimasta all'avversario, il quale ormai non si trovava più in quel luogo.
D'altronde, una sola carta - l'unica capace di farlo - aveva capovolto l'esito della partita. L'unica carta che poteva essere ogni cosa.
Accanto a un terzetto di Assi, infatti, era posta gloriosa tale carta, che rappresentava, sullo sfondo sporco di sangue, un giullare con un sorriso da malfattore dipinto sul volto.

Una ciocca dei ricci capelli castani, ribelli, indomabili ricadeva sulla larga fronte, andandosi a posizionare dinanzi a uno degli occhi dorati che scintillavano come oro lucente nel bel mezzo della notte.

Le gambe chilometriche, le quali suggerivano l'elevata statura del giovane - egli misurava infatti ben un metro e novantaquattro - erano avvolte dalla stoffa del pantalone nero e distese in modo da mostrare tutta la loro lunghezza. Niko, intanto, ora giocherellava distrattamente con un coltellino dalla lama tagliente quando la sua lingua, ora con le numerose carte rimaste nel mazzo, ora con un fucile da caccia, puntandolo contro la testa di chiunque gli capitasse a tiro; il solito sorriso malandrino stampato sulle labbra e un luccichio di follia nelle iridi gialle quanto il gilet che egli indossava al di sopra della camicia immacolatamente bianca.

Niko era piuttosto affascinato dalla facilità con cui la gente poteva perdere la vita. Forse aveva intrapreso la strada del militare proprio per questa ambigua attrazione verso tali decessi tanto banali, elementari: bastava pensare alla faccia dei soldati - che essi fossero nemici o alleati - quando questi venivano fucilati sui fronti: stolti, non avevano la più pallida idea di dove fosse arrivata la pallottola, eppure si ritrovavano stesi in una pozza di liquido cremisi a passare a vita migliore. Comico, sicuramente.

Dunque si divertiva a puntare il proprio e amato fucile da guerra contro chiunque passasse avanti: sarebbe bastata una leggera pressione sul grilletto e, qualunque persona si fosse sfortunatamente ritrovata nella tacca di mira, avrebbe perso la partita, perso l'esistenza, e sarebbe caduta in una pozza di sangue, tramortita nel bel mezzo di una sala di uno dei più grandi casinò del mondo.

A passi cadenzati, Elizabeth Maleun si imbatté totalmente per caso nel luogo dove il giovane russo si dilettava a giocare con l'arma e, come una preda nel mirino del cacciatore, ella si ritrovò con la canna del fucile puntata contro. Sebbene fosse a distanza di tre o quattro metri e malgrado la vista del ventitreenne non fosse delle migliori, egli aveva sviluppato con gli anni - passati nell'esercito sovietico - un'ottima mira che funzionava a prescindere, la quale era anche accompagnata da una buona dose di fortuna.

Lo sguardo della scozzese, nero come la pece e vispo come quello di una persona che sta sull'attenti, vagava con circospezione nel luogo, soffermandosi come di consueto su ogni centimetro esso incontrasse. Non ci volle troppo affinché notasse dunque la canna di un fucile puntata contro la propria persona.

La diciassettenne inarcò un sopracciglio corvino e si avvicinò al tavolino attraverso larghe falcate, delineate dal suono dei tacchi neri battenti sul pavimento.

«Spero vivamente per te stessi puntando a qualcuno che non sia io.»

Aggrottando appena la fronte lattea, Niko depose l'arma, facendo sì che essa si tenesse in verticale nell'angolo che si veniva a creare tra la poltrona su cui era seduto e la parete. Dopodiché rivolse piena attenzione alla giovane che gli era innanzi, curioso di ascoltare ciò che ella, come una bambina viziata che si crede il capo del mondo, aveva da rimproverargli.

PactumDove le storie prendono vita. Scoprilo ora