Mi sveglio sentendo della musica provenire dal salotto.
Guardo l'ora sull'orologio e vedo che sono ancora le 8:30 di mattina.
E scuola inizia alle 11:00 oggi.
Mi sfrego gli occhi e scendo dal letto.
"I don't fuck with you
You little stupid ass bitch, I ain't fuckin' with you
You little, you little dumb ass bitch, I ain't fuckin' with you
I got a million trillion things I'd rather fuckin' do
Than to be fuckin' with you!"Joy sta muovendo il sedere a ritmo della musica, credo stia cercando di twercare ma al momento mi sembra un cane che scuote la coda.
Scoppio a ridere.
Lei si gira verso di me mentre sbatte le uova dentro una ciotola di medie dimensioni.
"Buon giorno!" Esclama sorridendo.
Prendo il telecomando dal divano e abbasso leggermente il volume.
"I don't I don't I don't give a fuck
Bitch, I don't give a fuck about you or anything that you do
Don't give a fuck about you or anything that you do!" Continuiamo insieme.Rido, siamo tutte e due abbastanza stonate. Poveri i nostri vicini.
"Come mai sei così felice?" Domando addentando un biscotto.
"Hey tu! Lascia i biscotti, voglio prepararti delle uova strapazzate."
Alzo le mani in segno di resa e allontano i biscotti. "Basta che non siano bruciate come i toast di ieri." mormoro guadagnandomi uno scappellotto da parte sua.
"Ahi!" Mi lamento toccandomi la testa.
"Comunque ho ricevuto dei buoni sconto per andare in una gelateria qui vicino. Ti va di passarci?"
"Si certo!" Sorrido mentre lei appoggia di fronte a me il piatto.
Inizio a mangiare le uova strapazzate.
"Manca un po' di sale."
"Troppo sale fa male alla salute!" Dice lei prendendo la saliera e mettendo metà del contenuto nel suo piatto.
Questa ragazza è così vivace! Sprizza energia da tutti i pori, la sua allegria è contagiosa.
Mi piacerebbe svegliarmi così ogni mattina.
Magari non alle 8:30, ma più tardi.
"A che ora hai lezione?" Domanda.
"Alle 11:00, tu?"
"Anche. Sono già le 9:15, vado a farmi una doccia." Dice alzandosi.
"Va bene, io pulisco la cucina."
Pulire è un modo di dire insomma.
Carico tutti i piatti nella lavastoviglie e mi butto sul divano. Non mi è mai piaciuto lavare i piatti, mi fa ribrezzo, e non ho nemmeno una gran passione per la cucina, come mio padre.
Mi ricordo i giorni in cui mi preparava i cupcake, si metteva sempre il grembiule che gli avevo regalato a Natale, dove c'era scritto in verde 'Peggior papà cuoco.'Spengo la musica e guardo una puntata veloce di "Black Mirror" e poi vado a lavarmi.
Esco dalla doccia e mi vesto, mi metto dei jeans neri con strappo al ginocchio, e un body nero con su scritto in bianco : "Psycho."
Mi infilo velocemente le mie vans bianche.
Lascio che i miei capelli cadano morbidi sulle spalle, mi metto un po' di mascara e disegno un rigo di eyeliner.
"Skye! Sono le 10:25! Usciamo?"
"Arrivo!" Afferro lo zaino e le chiavi e mi dirigo in salotto, dove Joy mi sta aspettando.
Ha una salopette in jeans, e sotto la maglia bianca della Levi's. Ai piedi porta delle All Star bianche, e si è fatta uno chignon disordinato.
Usciamo di casa insieme e ci fermiamo nel parcheggio.
"Hai la macchina?" Chiedo tirando fuori le chiavi.
"No." Dice lei mordendosi il labbro inferiore.
"Ti do un passaggio allora." Le sorrido, al che lei ricambia abbracciandomi.
***
Entro in classe correndo, forse non mi sarei dovuta fermare in gelateria con Joy.
Ma almeno ne è valsa la pena, quei gelati erano da orgasmo. Dovrò passarci un'altra volta.
Anche il figlio del proprietario del negozio era carino e dolce... secondo me Joy ha fatto colpo, dato che si è fermata lì a parlare per almeno venti minuti."Buon giorno ragazzi!" Esclama la professoressa di matematica entrando in classe.
Indossa una gonna blu che le arriva fino al ginocchio, e sopra un maglione bianco.
"Allora ragazzi, inizieremo a fare lezione tra una settimana, non vorrei essere troppo pesante. Che ne dite di fare un breve giro di presentazioni?"
Nella classe si diffonde un mormorio, certo che questa professoressa è davvero brava!
"Allora iniziamo da-" la sua voce viene interrotta dal rumore della porta, che aprendosi in modo violento, va a sbattere contro il muro.
Un ragazzo entra in classe tranquillamente. Non un ragazzo qualunque, ma lui. Il moro che ho incontrato ieri.
Indossa una maglia bianca con lo scollo a 'V' e dei pantaloni di tuta. Ha le mani in tasca, e tiene la testa alzata con un sorriso strafottente stampato in faccia.
La professoressa sospira e si gira verso di lui.
"Cameron. Vedo che sei di nuovo nella mia classe."
"Sa com'è prof, le sue spiegazioni erano talmente belle che ho deciso di rifare l'anno con lei." Dice facendole l'occhiolino.
"Vatti a sedere."
Il ragazzo, Cameron, si guarda intorno cercando un posto libero. Il suo sguardo corre per tutta la classe, finché posa gli occhi su di me.
Lo vedo ammiccare un sorriso.
Questo non promette niente di buono.
Cammina lentamente verso di me, e si siede.
Appoggia il gomito sul banco, per poi appoggiare il mento sul palmo della sua mano iniziando a fissarmi.
"Perché ti sei seduto vicino a me? C'è un posto libero anche lì infondo." Dico indicando il bancoche sta nella fila dietro.
"È un luogo pubblico questo. Posso sedermi dove voglio."
Gli lancio un occhiataccia.
"Tocca a te Cameron."
La professoressa si appoggia alla cattedra, e inizia a guardarlo storto.
"A fare cosa?" Chiede corrugando la fronte.
"Devi presentarti." Sussurro.
Non so nemmeno perché lo sto aiutando. Dio certe volte sono troppo buona.
"Eh..." Cameron si drizza sulla sedia, e si sposta un ciuffo di capelli dagli occhi. Non si degna nemmeno di alzarsi, come hanno fatto gli altri alunni fino ad ora. "Mi chiamo Cameron Dallas, ho 19 anni e vengo dal Bronx."
"È del Bronx?" Sento sussurrare da una ragazza dietro di me.
Appoggio le mani sul banco e mi alzo. "Piacere, mi chiamo Skye Miller, ho 18 anni e vengo da Manhattan."
Sento Cameron ridacchiare.
Cazzo si ride? Lo ignoro e tiro fuori il libro di matematica.
Quest'ora era iniziata così bene! E ora ho voglia di dare fuoco a metà classe. Compreso il mio carissimo vicino di banco.
Sospiro tirando fuori l'astuccio e prendendo una penna in mano.
Inizio a scarabocchiare sul quaderno, mentre la nostra professoressa scrive il suo cognome sulla lavagna.
'Mrs Grace.'