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𝒘𝒊𝒅𝒆 𝒂𝒘𝒂𝒌𝒆, 𝒘𝒊𝒅𝒆 𝒂𝒘𝒂𝒌𝒆

𝒊𝒕 𝒂𝒍𝒍 𝒈𝒆𝒕𝒔 𝒔𝒐 𝒉𝒂𝒓𝒅

𝒘𝒊𝒅𝒆 𝒂𝒘𝒂𝒌𝒆, 𝒘𝒊𝒅𝒆 𝒂𝒘𝒂𝒌𝒆

𝒊𝒕 𝒂𝒍𝒍 𝒈𝒆𝒕𝒔 𝒔𝒐 𝒉𝒂𝒓𝒅 [...]

𝒎𝒚 𝒉𝒆𝒂𝒓𝒕 𝒊𝒔 𝒇𝒊𝒓𝒆, 𝒎𝒚 𝒉𝒆𝒂𝒓𝒕 𝒊𝒔 𝒚𝒐𝒖𝒏𝒈





Il tuono di quelle parole aspre mi colpì ancora, diretto, impetuoso, come il mare colpiva gli scogli, per niente stanco di riprovarci ancora una singola volta. Anche se l'avesse ripetuto per la millesima volta, l'effetto sarebbe stato sempre lo stesso. Inconfondibile. Il senso di colpa che piano piano sarebbe emerso, con l'intento di spazzare via ogni cosa rimasta saldamente a galla. La sua responsabilità che gravava sulle mie spalle, una spada di Damocle con una precisa traiettoria. Quel macigno che ora mi stava opprimendo, aveva finalmente trovato la sua valvola di sfogo.

Il petto non riusciva a sopportare tale sciagura, ma ormai il passato non poteva essere cancellato. Potevamo solo andare avanti, strascicandoci tra le ombre, e sperare di non continuare a soffrire come due idioti i quali eravamo. Pochi mesi erano trascorsi, da quella sera, quando il cielo non contava nemmeno una stella, perché c'eri tu, che valevi più di tutte loro messe insieme.

Ricordavo bene il nostro primo incontro, lo sai? Eri seduto su una di quelle poltrone sudice, in quel posto altrettanto sudicio, con persone le quali, forse, non si erano nemmeno accorte della tua presenza. Io invece l'avevo fatto fin dal principio, anche quand'eri uno dei tanti. Ballasti come un matto, probabilmente per non pensare alla merda che ti circondava, oppure – semplicemente – perché volevi dimenticare chi fossi. Almeno per una notte.

"Non durerete", questo ci dicevano gli estranei, dubitanti di tutti i sorrisi che mi regalavi senza sosta. Di tutti quei baci che sentivo di non meritare, ma che accettavo. Consapevole. Farti soffrire, era l'ultimo dei miei piani. Devi credermi, amore mio. Un tempo però, ero stato così egoista da tenerti sotto la mia custodia, solo per accertarmi che non volassi via. Il pensiero di saperti lontano mi faceva soffocare; ora, arrivati al bivio, avrei accettato qualsiasi cosa.

Distanti eravamo, come lo erano Marte e Venere. Vetri rotti ovunque, piatti con crepe all'interno, in quella cucina che era stata testimone di molti abbracci e rassicurazioni. Tutto pareva perduto. Ormai le carte che componevano il nostro castello erano cadute miseramente.

«Cos'abbiamo sbagliato?»domandasti tu, sempre coraggioso, pronto all'evenienza.

«Tu, niente.»

«Sii chiaro, per una volta nella tua vita.»

Fu duro, questa volta. La voce si abbassò notevolmente, anche se ormai il danno era stato fatto. Non potevamo rimediare.

Al massimo della frustrazione, calciai la sedia poco distante, liberando la rabbia che mi stava logorando l'anima.

«È che non basto nemmeno a me stesso. Vorrei prendermi cura di te, come davvero meriti.»questo ti dissi, senza doppi fini, senza nessuna giustificazione.

«L'hai sempre fatto.»fu quasi un urlo, il tuo, e potei quasi sentire il vibrare della gola, tanto era il furore con cui sputasti quelle parole.

«Ti sbagli.»

Non volevo sapere altro. Continuavo a credere nella mia stessa convinzione, cioè che dovessimo dare una svolta definitiva a quello che ci stava accadendo.  Un altro silenzio seguì, e dopodiché, un tempo, colui che rappresentava la stella del mattino, tornò ad attaccarmi.

«Voglio aggiustare le cose.»replicò Hoseok, sussultando sul posto.

«Hai detto questo anche l'ultima volta.»

«Stavolta andrà meglio.»

«Non possiamo farci più niente.»

«Cosa vuoi dire con questo?»

«Dobbiamo finirla qui»pronunciai, secco, sentendo qualcosa spaccarsi all'altezza del petto.«riesci a capirlo?»

«Un vigliacco, ecco cosa sei.»

Cercò di riportarmi indietro, lanciandomi dietro molti altri insulti che non riuscii a capire. Era tardi, ormai. Così, in un gelido e nero ottobre, chiusi definitamente quella porta alle mie spalle, allontanandomi dall'unica fonte di calore che mai più avrebbe osato riscaldarmi. Finalmente, dopo tanto egoismo, scelsi di fare la cosa giusta. Non troverò pentimento, perchè se avevo trovato la forza di farlo, un motivo c'era stato. Sarai sempre parte di me, Hoseok, comporrai la mia parte mancante.

La parte che io stesso non ho mai accettato veramente. Ero troppo macchiato dai peccati, e non potevo permettere che anche tu cadessi insieme a me. Perdonami. Non temere, però, non sbaglierò più. Te lo prometto. E quando il tuo ricordo tornerà a darmi conforto, solo allora capirò che a quel tempo, avrò fatto di tutto pur di salvarti.

DISTRUTTI ― yoonseok (os)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora