Capitolo 3

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Sentendo quelle urla giovanili mi alzai subito e mi affacciai alla finestra per capire meglio cosa stessero dicendo. Erano un bel gruppo di circa una ventina di ragazzi, maschi e femmine, più o meno della mia stessa età, forse qualche anno di più. Si vedeva che erano ragazzi di strada, soprattutto dal modo di vestire e di parlare. Erano decisamente volgari, ma mi piaceva il loro stile. Quasi tutte le ragazze indossavano maglie che lasciavano scoperto l'ombellico, felpe o gilet, pantaloni in tuta o minigonne e scarpe da ginnastica. E poi, erano piene di accessori, indossavano i più svariati tipi di brcciali e collane ed erano eccessivamente truccate. I ragazzi, invece, avevano tutti jeans attillati, scarpe da ginnastica, camicie coloratissime sbottonate e, punto forte, cappelli fighissimi, con visiere e non,a tinta unita o con fantasie particolari. Fantastici!

Una delle ragazze, probabilmente la più bella, bionda ed incredibilmente alta, catturando l'attenzione di tutta la banda gridò: "Ragà! Non è male però sto posto. possiamo fermarci qui!" Il gruppo confermò. Appoggiarono uno sterio sul muretto che separa la strada dal cortiletto del nostro condominio e d'un tratto una musica hip hop trasformò l'aria del quartiere. Tutti i ragazzi iniziarono a ballare seguendo coreografie straordinarie con  mosse che facevano sembrare i loro corpi gelatina e salti e capriole. Volteggivano in aria come piume. Erano fantastici.

In quel momento in me naque un'improvvisa voglia di danzare. Wow! Io odiavo ballare! Uscii sul balconcino al quale si accedeva dal salotto. I miei erano già a letto quindi non potevano vedermi. Mi sfilai le scarpe e la felpa rimanendo col reggiseno, imitando il loro stile. Iniziai a copiarli, mi sentivo una scimmia che cerca di ballare. Non potevo imparare così, era troppo complicato. Sbuffai. Loro sembravano divertirsi così tanto. A un certo punto, sempre la stessa ragazza che aveva fatto fermare il gruppo disse: "Ok. Ora andiamo avanti con la coreografia. Seguitemi. Uno due tre quattro cinque sei sette otto, uno ..."

Perfetto!!! Avrei potuto imparare anche io!

Iniziai a seguire i  movimenti. No, non era affatto semplice, ma pensavo di sapermi muovere abbastanza bene. Ci misi poco ad imparare. Dopo un'oretta il gruppo se ne andò. Ero esausta e inzuppata di sudore. Corsi a fare una doccia e andai a letto. Crollai immediatamente nel sonno profondo, ma quella fu la prima volta che andai a dormire con un pensiero felice. E fu così per tutta la settimana, fin quando una sera, fui sgamata. Stavo ripetendo la coreografia sul balconcino ed un ragazzo alzò gli occhi e mi vide. Io non me ne accorsi e cotinuai a ballare fin quando non sentii un "wow" collettivo del gruppo. Abbassai lo sguardo: oddio volevo essere invisibile!

Il ragazzo che mi aveva scoperto disse:"Ehi tu!" "Dici a me?" risposi impacciata. Lo guarai fisso e lui fece una smorfia come a dire "Vedi qualc'un altro?". Ero così imbarazzata. Lui gridò:

"Puoi scendere?"

"In realtà no"

"Come no?"

"Sono in punizione. Non posso uscire di casa"

Scoppiò una risata generale.

"Poverina! È in punizione la bambina!" Disse divertita la capogruppo. Oddio che nervi!

Mi lanciarono un corda e pian piano scesi. Mi dettero l'opportunità di ballare con loro, ciò significava che ero una brava ballerina!

Tutte le sere scendevo e ballavamo. Era fighissimo. I ragazzi non furono molto gentili con me i primi giorni ma poi facemmo amicizia. Cambiai completamente look. Tagliai tutte le canotte fin sopra l'ombellico, mi feci un pearcing all'ombellico e mi feci tatuare la parola "moon" sul braccio. Wow! Ero diventata una street dancer!

I ragazzi mi dicevano che ballavo benissimo ma io pensavo mi prendessero in giro, quindi decisi di non rivelare niente a Julio e Sophie, perché avrebbero potuto prendermi in giro e non volevo perdere altri amici com'era successo con Vale.

Quello rimase il mio segreto, anzi il segreto mio e della luna. Si, la luna sapeva proprio tutto di lei e ciò mi piaceva perché mi sentivo libera. Almeno con lei non dovevo nascondermi.

Si, direi che il fatto di diventare ballerina fu jna grande scossa per la mia vita ma avevo ancora intenzione di scappare. Dopo circa due settimane di punizione, chiamai Julio. Gli spiegai che avevo intenxione di scappare, ma lui reagì, direi, decisamente male. Mi  chiuse il telefono in faccia senza dire una parola. Ero così arrabbiata.

Due giorni dopo quell'avvanimento, Julio si presentò sotto casa. Io ero stesa sul letto a studiare geografia. "Natalie!Natalie!" Riconobbi subito la sua voce mi precipitai alla finestra.

"Scusa per l'altro giorno ma non sapevo se stessi parlando sul serio, pensavo mj stessi prendendo in giro ed ero nervoso per ciò"

"Non preoccuparti"

"Ok. Ma, dicevi sul serio? Vuoi scappare veramente!"

"Shhh. Nin gridare! Comu que si" sussurrai. Julio aveva sul viso un'espressione preoccupata.

"Non preoccuparti ho progammato gia tutto" ed era vero: sarei andata in Honolulu, che era sempre stato il mio posto ideale. Avevo già preparato le valigie con tutte tutte le mie cose e rubato ben 10 000$ dalla cassaforte dopo aver scoperto la combinazione. L'unica cosa che avevo bisogno da Julio era che mi procurasse il biglietto per l'aereo ed una falsa carta d'identità che si sarebbe fatta fare da suo cugino, esperto di computer.

Julio accettò di aiutarmi.

Gli volevo un mondo di bene ed, evidentemente, ricambiava.

Talking to the moon ...Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora