Capitolo 1.

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<<Mh, quindi che te ne pare?>> mi chiese papà mentre io continuai a guardarmi attorno in silenzio.

L'appartamento era abbastanza grande e accogliente: una volta che si entrava spuntava un ampio salone con due divani color crema di fronte ai quali vi era un piccolo tavolino di vetro con un vaso poggiato al di sopra, vidi anche una televisione sopra il mobile davanti al tavolino.

Il salone era collegato alla cucina, essa non era tanto grande e aveva un ripiano dove poter fare colazione di un color beige.
Proseguii verso il corridoio e notai che c'erano diverse stanze tra cui un bagno e una stanza sulla sinistra, probabilmente doveva essere una camera per gli ospiti perché vidi semplicemente un letto e una finestra sopra di esso; sulla destra vi era un'altra stanza e a vederla pensai subito che quella sarebbe diventata lo studio di papà: era più grande delle altre e aveva una scrivania al centro con una sedia di quelle rotanti verde, poi le pareti erano di un bianco panna, ed infine vi era una porta-finestra che dava poi sul balconcino dell'appartamento.

Uscii da quella stanza e ne vidi accanto un'altra, probabilmente sarebbe dovuto essere il ripostiglio perché era molto piccolo e stretto.

Guardai alla fine del corridoio, vi erano due stanze, una con un letto matrimoniale e le pareti azzurrine, poi entrai nell'ultima accanto e vidi le pareti rosa cipria, un grande armadio marroncino e un letto a baldacchino. Perfetta, quella sarebbe stata di sicuro la mia stanza, inoltre nelle pareti c'era abbastanza spazio per poter appendere delle foto. Quelle foto del cielo e dei tramonti che tanto amavo scattare quando mi trovavo in giro da sola.

Ritornai all'ingresso e mi rivolsi verso mio padre <<Carina.>> dissi soltanto.
Lui mi guardò con attenzione per poi cominciare a parlare <<Ray ascolta io... >> lo interruppi  <<Ne parliamo domani okay? Sono stanca e voglio andare a dormire.>> lui non disse più nulla, io mi diressi verso la ''mia'' camera portando con me la valigia e la mia scatola con dentro alcune cose strettamente personali.

Mi sedetti sul letto e cominciai a tirare fuori dalla scatola delle vecchie foto, ma non le guardai neanche, non mi andava, e cominciai a riporre tutto sulla scrivania a lato. Mi buttai nel letto con il cellulare e notai alcuni messaggi:

Abby - Mi mancherai tantissimo, abbi cura di te.
Natalie - Ti verremo a trovare presto. Promesso.

Ciò che mi mancherà di più dell'Australia sarebbero state sicuramente loro. Erano le uniche persone a conoscermi tanto quanto mio padre, le uniche amiche, quelle con cui ho condiviso quasi tutto della mia vita. Quando dissi loro che sarei dovuta andare via non dissero nulla, mi abbracciarono silenziosamente. Sapevano bene quanto io detestassi le lacrime e cose del genere, per questo fui sollevata quando vidi la reazione che ebbero.

Non risposi, spensi il cellulare e dopodiché caddi in un sonno profondo.

Alcuni raggi del sole filtrarono dalla finestra e aprì gli occhi piano. Mi alzai e vidi che erano le 10 del mattino. Mi guardai un po' attorno e poi decisi di andare a fare colazione, ovviamente fuori perché essendo arrivati ieri non avevamo avuto il tempo di comprare qualcosa.

Entrai in bagno, mi spogliai e mi feci una lunga doccia per far scivolare via almeno una minima parte di stress che avevo addosso; avvolsi il mio corpo con l'accappatoio e osservai la mia figura allo specchio: sciolsi i miei capelli castani per poi farli ricadere morbidi su di me, le punte erano ormai verdi in alcuni punti e quasi inesistenti in altri, segno di una tinta blu risalente a ormai più di due mesi fa, osservai il mio viso stanco pieno di piccole macchie lungo le guance, le mie lentiggini non mi dispiacevano affatto, mi appartenevano in un certo senso. Mi ritrovai a fissare i miei occhi. Marroni. Semplicemente marroni. Niente a che vedere con il verde intenso di mio padre. Io avevo i suoi occhi. Avevo gli occhi di mia madre, e non solo quelli. Io le assomigliavo molto, soprattutto nel carattere, e odiavo da morire questa cosa. Volevo solo evitare di pensarci ma, ogni volta che mi guardavo la rivedevo, rivedevo lei.
Scossi la testa e uscii da lì.

Trovai papà seduto su una sedia e poggiato sul ripiano della cucina. <<Buongiorno.>> mi salutò <<Giorno.>> risposi <<Dove vai?>> mi chiese appena vide che ero intenta ad uscire di casa <<Vado a fare colazione, vuoi qualcosa? >> gli chiesi controvoglia <<No, grazie. Sicura di voler andare in giro da sola? Siamo appena arrivati e non vorrei ti perdessi.>> lo guardai annoiata <<So cavarmela, lo sai bene, a dopo>> e uscii dalla porta anche se prima di chiudere sentii la sua risposta pronunciata molto piano <<A dopo.>>.

Okay, ammetto di avere un pessimo senso dell'orientamento e di essermi persa almeno 20 volte ma alla fine sono riuscita a trovare un bar a qualche kilometro di distanza. Mi sedetti e ordinai.

Dopo aver fatto un'abbondante colazione mi alzai, andai a pagare e ringraziai.
Misi un'altra mezz'ora a ritrovare la via di casa e mentre camminavo andai a sbattere contro qualcuno facendo cadere qualcosa.
<<Oddio, mi devi scusare... >> era una ragazza dai capelli di media lunghezza e mossi, gli occhi nocciola e poteva avere più o meno la mia età. <<Tranquilla, è tutto okay, scusami tu.>> le risposi e la aiutai a raccogliere i libri caduti durante lo scontro. <<No no, è stata colpa mia, ora devo proprio andare.>> mi disse <<Ciao.>> risposi stranita.

Ritornai a casa e papà non c'era. Fortunatamente avevo portato con me un mazzo di chiavi di cui aveva fatto già la copia.
Mi arrivò un messaggio proprio in quel momento:
''Sono uscito a sbrigare una commissione, torno tra poco.''
Decisi allora di cominciare a disfare la valigia e sistemare la camera.

Dopo un'ora riuscii a sistemare tutto decentemente e sentii la porta di casa aprirsi.
<<Ray?>>
Mi diressi in cucina e vidi papà. <<Sono qui.>>
<<So che siamo arrivati solo ieri ma devo chiederti un favore: stasera, un mio caro amico ci ha invitato a cena, non ci vediamo da tanto tempo e mi farebbe piacere rincontrarlo.>>
<<Non puoi andarci da solo?>> risposi
<<Sei mia figlia, ci terrei che tu venissi con me.>>
Mi guardò serio ed io sbuffai <<Va bene.>>
Scorsi un piccolo sorriso sul suo volto <<Grazie.>>
Tornai in camera maledicendomi per essermi fatta convincere di nuovo.





Spazio Autrice.

Ehi!
Ecco il primo capitolo. Vi presento Ray, la protagonista di questa storia. È una ragazza abbastanza semplice e imparerete a conoscerla più avanti. Spero vi piaccia! Fatemelo sapere nei commenti, cercherò di pubblicare il secondo capitolo il prima possibile.
A presto.

Silence. - Questione di sguardi. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora